Tavanti’s corner. Ennesimo pareggio in casa viola
Sono le 17.15 e me ne sto tranquillo a sorseggiare un the Earl Grey, come ho imparato dal mio guru Jean-Luc Picard, mentre fuori diluvia rendendo ancora più dolce il biscotto al burro che sbocconcello con pigri movimenti. Ad un tratto la mia dolce metà, con occhi amorevoli e caldi, mi chiede: “Tesoro, ma non vai allo stadio?”. Improvvisamente mi rendo conto che stanno per scendere in campo Fiorentina e Sampdoria e sono ancora in mutande e pantofole. Lancio la tazza contro il muro imprecando contro me stesso e la mia schifosa memoria. Tra una imprecazione e l’altra detto indicazioni alla giovine sconvolta su come trovare chiavi, portafogli, tesserino giornalisti e soprattutto l’ombrello delle grandi occasioni. In meno di 20 minuti sono alla mia postazione. Sudato. Bagnato. Con la maglia piena di briciole. I colleghi mi guardano male, ma solo il tempo di ritrovare un po’ di dignità ed eccomi a fare la cronaca dell’evento clou di questa domenica.
PRIMO TEMPO – Tre falli in tre minuti lascerebbero pensare ad una partita di rugby, quando Skriniar si esibisce in una rovesciata degna delle bustine Panini dei calciatori, che però termina fuori. I ritmi si alzano e il gioco si fa divertente, calano i falli e fioriscono i corner per i viola che però non portano a niente di concreto. Gonzalo Rodríguez da 25 metri fa sperare i tifosi gigliati e il Franchi applaude su tentativo di incursione di Kalinic su lancio di Ilicic. Puggioni, il numero uno della Samp, perde tempo. Nella Fiesole compare uno striscione a memoria dell’alluvione che colpì Firenze 50 anni prima e tutti i presenti ringraziano con applausi sinceri.
Due angoli di fila e i tifosi di casa incitano i propri beniamini. Un tacco di Kalinic, un lancio di Bernardeschi e il tiro deviato di Ilicic infiammano i cuori viola. Puggioni perde tempo. Borja Valero scaglia il pallone in profondità ma chiede a Kalinic uno scatto improbabile anche per Usain Bolt coi pattini a motore. Siamo sotto porta ed è sempre il numero 9 croato ad avere una buona occasione da gol, ma perde l’attimo e non colpisce la palla a causa probabilmente della Palacinke (crepes dolce farcita tipica della cucina di Zagabria) da mezzo chilo mangiata a pranzo. Puggioni perde tempo.
A questo punto l’obiettivo della Sampdoria appare chiaro: portare a casa un bello 0-0 e tutti a mangiare la bistecca, tanto paga la società. Neanche a farlo apposta Muriel effettua il primo tiro serio della sua squadra ma spedisce il pallone nella curva tra i propri tifosi, probabilmente per lasciare loro un ricordo di questa domenica. A metà della prima frazione, Ilicic – per gli amici intimi “Lurch” – lascia andare un tiro fiacco, ma Puggioni la blocca con presa sicura e perde tempo. Nello sforzo della parata, il portiere della squadra ospite rimane vittima di un crampo e chiede aiuto ad una massaggiatrice che prontamente entra in campo uscendo dal retro del cartellone pubblicitario della panna spray.
Ridendo e scherzando sono passati 30 minuti,come disse mio cugino al funerale di nonna e siamo sempre 0-0. I blucerchiati pregustano l’antipasto a base di crostini, mentre Ilicic si invola correndo per 40 metri con la stessa fretta di chi va verso il bagno dopo aver mangiato un chilo di cozze, arriva vicino all’area e passa a Kalinic che tira e prende sulla schiena il numero 22 della Samp. A questo punto la curva urla un “no” più forte di quello di Romina che si sveglia di notte sognando di essere di nuovo all’altare con Al Bano.
Al 37’la svolta: il gol della Fiorentina arriva da un tiro-cross di Bernardeschi che passa attraverso le gambe di quasi tutti i calciatori in campo e beffa Puggioni. Il gol però viene assegnato inizialmente ad Astori che secondo molti non l’ha neanche sfiorata, ma Rizzoli è di un’altra opinione, forse perché ha comprato il difensore viola al Fantacalcio e non vuol lasciarsi sfuggire questa ghiotta occasione. Dopo un minuto Kalinic segna in fuorigioco, ma questo esalta sempre più gli spettatori locali quasi come se fosse stato un raddoppio regolare. Le squadre vanno negli spogliatoi e stavolta la vittoria sembra cosa fatta, come disse Galliani nella finale di Champions 2004-2005 finita 3-0 per il Milan nel primo tempo e persa poi ai rigori contro il Liverpool. I genovesi, invece, entrano negli spogliatoi a capo chino con la consapevolezza che di questo passo la bistecca si trasformerà in panino al lampredotto e la tristezza maggiore deriva dal fatto che ognuno pagherà per sé.
SECONDO TEMPO – Si riparte con la Fiorentina che offende e al 2′ minuto, in effetti, Tello lascia partire un tiraccio così brutto da essere offensivo per chi sta guardando la partita. Quando meno te l’aspetti, Muriel al 12’ segna di testa su uno dei più classici cross effettuato da Regini, lasciando gli oltre 23.000 spettatori basiti e confermando di fatto la prenotazione al ristorante. La Fiorentina non ci sta e cerca ripetutamente il gol del vantaggio, come al 31′ quando serve un miracolo di Puggioni a togliere un gol fatto su un colpo di testa da mischia in area.
A due terzi della ripresa,viene fischiato l’ennesimo fuorigioco a Kalinic, stavolta oltre la linea dei difensori di solo otto metri ed inevitabilmente piovono offese dagli spalti. In realtà pochi sanno che Nikola è affetto da astigmatismo ed era pertanto convinto di essere 3 metri dietro. Il caldo si fa sentire, anche se ci sono 10 gradi, con uno svarione di Tatarusanu prima, che non è capace di trattenere una palla già ferma, e con Sánchez poi, colpevole di aver dribblato se stesso due volte. Per la curva Fiesole è troppo e fra tutti spicca un’anatema impronunciabile che puoi subire solo quando vai alla Posta e cerchi di passare avanti a un pensionato.
È brutto dirlo, ma il gioco dei padroni di casa fa così schifo che i tapini vengono ripresi anche dai tifosi avversari. 36′ minuto e ottantunesimo fuorigioco di Kalinic. A questo punto viene il sospetto che in effetti non conosca bene il regolamento. Un minuto dopo e Gonzalo sbaglia di testa a porta praticamente vuota, con un Puggioni assente perché in cerca del cameriere. Ci avviciniamo alle fasi finali del match e il risultato pare destinato a non cambiare, quando a due minuti dal termine del tempo regolamentare, Budumir si trova a tu per tu con Tatarusanu che riesce a convincere l’attaccante doriano connazionale di Kalinic a sbagliare da pochi metri, mostrando la foto della figlia piccola e pronunciando in lacrime “tengo famiglia”.
C’è tempo solo per un colpo di testa di Astori, sventato in angolo da un famelico Puggioni e per un fallo di frustrazione di “Lurch-icic” a tempo scaduto. Rizzoli sancisce la fine della contesa con il triplice fischio e dagli spalti volano fischi così acuti da richiamare anche i lupi di Monte Secchieta. Mentre lo stadio si svuota, in lontananza il numero 1 della Sampdoria definisce i dettagli: “Mi raccomando ben cotta”. Così anche il cameriere se ne va sdegnato.