FIRENZE – Maggio musicale, a rischio gli stipendi di luglio

FIRENZE – Prosegue la polemica sulle sorti, tutt’altro che floride, del Maggio musicale fiorentino. A far tremare oggi sono le dichiarazioni del commissario della Fondazione, Francesco Bianchi, intervenuto al Consiglio Provinciale di Firenze dove ha fatto presente che «senza anticipo del Fus», non sarebbe stato possibile pagare gli stipendi di giugno. A rischio, come se non bastasse, ci sono anche gli stipendi di luglio. Il problema, infatti, ha dichiarato Bianchi, «si ripresenterà a luglio in tutta la sua drammaticità».

LE REAZIONI DELLA POLITICA – Poco basta per far rispondere il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, che al commissario chiede di presentare un piano. “Il ministro Bray – afferma – ha chiesto che venga presentato un piano industriale. Oltre a fare dichiarazioni è giusto che il commissario lo presenti ai soci e fondatori. Noi – prosegue – aspettiamo che sia presentato questo piano. C’è un commissario che ha dei compiti previsti, e c’è una direttiva precisa del ministro in cui si chiede: la presentazione del piano, un sacrificio a lavoratori e maestranze perché si riduca il costo del lavoro, e si chiede alle banche di venire incontro alla situazione debitoria del Maggio». Il ministro, ha detto ancora Rossi, «ha preso impegno per un’anticipazione del fondo Fus e forse si aspettano altri provvedimenti nei prossimi giorni».
A tutto questo si aggiunge il dispiacere di Carla Fracci, assessore alla cultura della Provincia di Firenze, che nel proprio intervento ha confessato di «provare dolore, dispiacere per tutto quello che succede. Purtroppo non ho poteri. È un dolore per me non sostenere e non avere la forza di risolvere questo problema, ma non sono ascoltata. È come un discorso tabù». Nella vicenda Maggio bisognerebbe individuare «un punto di risoluzione e non trascinare la situazione. La signora Colombo ha proprio chiuso le porte», ma in generale troppo nel tempo «ci si è attaccati alle virgole».

Firenze
Panorama di Firenze

LE REAZIONI DEI LAVORATORI – Al dolore comprensibile della Fracci bisogna aggiungere quello dei dipendenti che più di chiunque altro stanno vivendo la drammaticità del momento, tanto che affidano ai propri profili Facebook la rabbia nei confronti del primo cittadino di Firenze, Matteo Renzi che vorrebbe la liquidazione del Maggio. «Quest’uomo – scrive N., una dipendente del Maggio – non riesce a gestire un’istituzione gloriosa come il Maggio, tanto che per lui l’unica soluzione è la liquidazione, e gli vogliamo consegnare il Governo di una nazione?». Parole amare che vanno di pari passo con quelle di chi tristemente ammette che «anche un bambino vede chiaramente che per ora gli unici ad aver fatto sacrifici per migliorare la situazione sono stati i lavoratori». C’è anche chi sarebbe pronto a postare su Facebook la propria busta paga che, confessa, «non arriva a nemmeno 200 euro».

RENZI VS. MAGGIO – Il rottamatore, però, tira dritto per la propria strada e in un’intervista al quotidiano locale Corriere Fiorentino difende la scelta dell’ex sovrintendente Francesca Colombo. «L’ingegner Colombo – si legge nell’articolo – non aveva inserito una voce molto pesante. Non poteva sapere che, nel frattempo, il giudice avrebbe iniziato a dare ragione ad un bel po’ di dipendenti: la voce “cause di lavoro”, tutte derivanti dalle precedenti gestioni, è di ben 8 milioni. Tanti, troppi. La differenza tra il bilancio di Colombo rispetto a quello di Bianchi era di un milione, poi è arrivato appunto il giudice».
Ai postumi l’ardua sentenza, ma, come dicono i dipendenti, “anch’io sono il Maggio“.

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