Detenuti: passa legge su affettività e sessualità

Approvata a maggioranza. Contrari Lega, Forza Italia e Roberto Salvini (misto). Il testo è stato illustrato da Leonardo Marras (Pd)

L’obbiettivo è dare uno sbocco normativo al dibattito politico e legislativo sul tema del riconoscimento del diritto soggettivo all’affettività e alla sessualità delle persone detenute.

E’ questo il senso della proposta di legge al Parlamento approvata dal Consiglio regionale (contrari Lega, Forza Italia e Roberto Salvini del gruppo misto), che interviene sulle norme che disciplinano l’ordinamento penitenziario (legge 354/1975 e successive modificazioni). E’ stato il capogruppo Pd Leonardo Marras a illustrare il testo.

All’articolo 28, che regola i rapporti con la famiglia, si aggiunge il ‘diritto all’affettività’ e si aggiunge un comma che recita “Particolare cura è altresì dedicata a coltivare i rapporti affettivi. A tal fine i detenuti e gli internati hanno diritto ad una visita al mese della durata minima di sei ore e massima di ventiquattro ore con le persone autorizzate ai colloqui. Le visite si svolgono in unità abitative appositamente attrezzate all’interno degli istituti penitenziari senza controlli visivi e auditivi”. In questo modo si lascia spazio alla definizione della natura di quelli che possono essere i rapporti affettivi con un familiare, un convivente, una semplice amicizia.

All’articolo 30 sui permessi di necessità si sostituisce il secondo comma – ‘Analoghi permessi possono essere concessi eccezionalmente per eventi di particolare gravità’ – con il seguente: ‘Analoghi permessi possono essere concessi per eventi familiari di particolare rilevanza’, eliminando il presupposto della ‘eccezionalità’ e della ‘gravità’, da sempre interpretato come legato a lutti o malattie dei familiari.

Si interviene inoltre sull’articolo 39 del Regolamento (dpr n. 230 del 30 giugno 2000) sulla frequenza e durata dei colloqui telefonici, prevedendo che possano essere svolti quotidianamente da tutti i detenuti per una durata massima raddoppiata di venti minuti.

Con l’entrata in vigore della legge il diritto di visita dovrà essere garantito in almeno un istituto per Regione.

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