COMMISSO/2, Ancora sostegno al patron viola

Lenzi: “A confronto con gli USA, noi siamo il Vecchio Mondo. Imprenditori spesso si scontrano con gli stessi veti che incontra lui”. Degl’Innocenti: “Contro Rocco tentativo di tutela degli interessi di una città”.

L’intervista di Rocco Commisso a La Nazione non smette di alimentare dibattito. A prendere la parola a ToscanaNews adesso sono tre donne, rispettivamente un’imprenditrice, una professionista e una giornalista.

Fiorella Lenzi

Tifosissima viola, presente al secondo Scudetto e persino allo storico 4-2, Fiorella Lenzi, imprenditrice nel settore del vino: “Il suo arrivo ha portato una ventata di aria nuova dopo 12 anni di gestione Della Valle con alti e bassi. C’era stanchezza nel tifo. La stessa stanchezza che ritrovo anche in questa fase. Per lavoro (la sua azienda agricola è Serriola Wine, ndr) mi trovo spesso a confrontarmi con gli Stati Uniti ed è vero che il nostro è il Vecchio Mondo. Il loro è il Nuovo Mondo. Purtroppo siamo un po’ arretrati da svariati punti di vista. In primis nell’efficienza. Commisso si scontra con una realtà con cui noi tutti abbiamo a che fare quotidianamente incontrando difficoltà analoghe alle sue. Gli Stati Uniti sono qualcosa di completamente diverso. Purtroppo lui dovrebbe adattarsi di più ad una situazione ben diversa. Lo stadio? Perché farlo per forza a Firenze? Sul Franchi la penso come lui”.

Debora Degl’Innocenti

Debora Degl’Innocenti, Advisor politico che ben conosce i meccanismi decisionali di Bruxelles, dichiara: “La parola d’ordine a Firenze è: guai a chi tocca lo stadio! Io non sono una tifosa viola, a stento so che in campo si gioca in 22 ma di Rocco non ho dubbi. Ce ne vorrebbero di più come lui! Se Attila fosse proprio chi lo ha appellato così? Disincentivare, ostacolare i pochi investitori disponibili a sfidare la rossa muraglia burocratica e le tribù di professionisti che attende un incarico per lo stadio come per i piani di edilizia popolare. Tutto questo nel tentativo di proteggere i miserabili interessi di una città morta, preferendo un autogol. Cosa accadrà? Poco importa se alla porta suona il marchigiano o l’americano, altro che Covid, a Firenze non ci porteranno più ne bacioni ne calcio(ni)!”

Laura Lodigiani

Laura Lodigiani, giornalista, aggiunge: “Ha fatto molto scalpore l’intervista, comparsa su La Nazione, a Rocco Commisso nuovo presidente della Fiorentina. Commisso ha messo il dito sulla piaga, come ben dice la saggezza popolare. Le piaghe a Firenze non sono poche e la vicenda stadio è una delle tante che si trascinano da decenni. Una città già compromessa dall’ amministrazione La Pira in quegli anni 50 quando si potevano realizzare grandi progetti e opere come hanno fatto un tutto il paese amministrazioni più avvedute. La mancanza di lungimiranza nella contemporaneità del Sindaco Santo hanno lasciato la città al palo ipotecando il futuro, con da una parte l’indecisione e dall’altra l’errore. La città costruita per un altro tempo è rimasta dove è, rimasta fino al solo attimo di coraggiosa ristrutturazione urbanistica di capitale d’Italia, ristrutturazione necessaria per far posto al Governo e soprattutto all’Esercito permettendole così di entrare nel XX sec con qualche chance. Ma nel secondo dopoguerra riemerge la Firenzina se pur con qualche notevole bagliore intuitivo…la Sala Bianca a Pitti…ma non riesce ad andare oltre, non riesce a strutturare. Nel tempo permangono irrisolti i problemi di mobilità fra fatali indecisioni : dalla mancata sotterranea al’ aeroporto e evitabili errori come la tranvia lenta, ingombrante, limitata nella rete cittadina, assente dal centro storico che rimane non servito . Firenze sopravvive a se stessa come parco museale, da sempre manca una vera visione organica che sappia complementare le sue periferie residenziali e manifatturiere al centro storico che alla fine è rimasto il motore principale della sua economia se non l ‘unico. In questi due ultimi decenni perde molti pezzi economici senza recupero e concentra tutto sul turismo a breve di scarsa qualità, trascurando il turismo più stanziale di studio. Questa mancanza di visione complessiva si accompagna a una perenne indecisione su tutto, che poi vede coinvolgere in scelte bizzarre grandi nomi dell’ architettura :l’uscita degli Uffizi con Isozaky; la stazione Foster ai Macelli mai realizzate o il nuovo teatro del Maggio un costoso insulto allo spettacolo. Commisso in poco meno di due anni ha capito la realtà fiorentina, oggi ancor più compromessa dall’ eccezionale sconvolgimento planetario a causa del virus Wuhan. E da uomo di mondo e di successo sa bene che niente sarà come prima a iniziare dallo sport in una città di soli 360mila abitanti. Abbandona con sano pragmatismo l’idea di un nuovo stadio preferendo investire nella rivalutazione di Campo di Marte con lcon l’ opportuno restauro e ammodernamento del celebre Stadio Nervi un opera che ha fatto scuola, senza attendere oltre. Le limitazioni imposte dal virus possono incredibilmente velocizzare lavori e burocrazie e dando così un anche un esempio di saggia oculatezza”.

COMMISSO – Intellettuali, imprenditori e tifosi sposano la sua causa

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