CALCIO – Fiorentina, tra scippi e sfortuna

L’editoriale del direttore

FIRENZE – «Rigore è quando arbitro fischia» ripeteva fino alla nausea il maestro Vujadin Boskov. Alla fine, a conti fatti, ha ragione. Ma che ancora oggi ci sia una certa sudditanza a pro di uno e contro un altro è innegabile. Torino-Milan e Fiorentina-Cagliari ne sono un chiaro esempio. Nel primo caso, la partita si avvia al termine, il Toro fa di tutto per sostituire Larrondo steso a terra da alcuni minuti. La palla esce fuori, il cambio è pronto, ma l’arbitro Massa non concede l’ok alla sostituzione. Anche durante il gioco, invece di interromperlo e provvedere come da regolamento a far sostituire il giocatore (l’infortunio era serio, dato che si parla di frattura, e quindi il gioco andava fermato), permette al Milan di attaccare a testa bassa. E, come spesso capitato da due anni a questa parte, i rossoneri cercano (e trovano) il penalty nel recupero. A questo giro il rigore c’è, ma l’azione andava fermata prima.

Di contro, per le squadre non politicamente forti è decisamente difficile vedersi assegnare un rigore allo scadere. Ciò che è accaduto durante Fiorentina-Cagliari è eloquente, con l’arbitro De Marco che non solo non assegna un giusto rigore ai viola per fallo su Rossi, ma poi arriva a espellere Pizarro quando ci sono giocatori (Balotelli in primis) che possono permettersi di urlare di tutto nei confronti dei direttori di gara.

La sudditanza psicologica è innegabile, ma c’è anche un altro dato di fatto: l’attuale classe arbitrale italiana è da dilettanti allo sbaraglio. Non sono sufficienti un arbitro, i due assistenti di porta e i due guardalinee (oltre all’ex quarto uomo) per evitare errori grossolani. Fintanto che ci sarà una classe arbitrale da oratorio, i sogni di gloria per le squadre non politicamente forti saranno da riporre sempre in un cassetto. Se a ciò, per quanto concerne la Fiorentina, ci aggiungiamo anche la sfortuna per gli infortuni capitati a giocatori fondamentali come Cuadrado e Gómez, allora il quadro è proprio completo.

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