Lucca, Liberazione dal nazifascismo: il Comune intitola una strada a Leila Farnocchia
Martedì 5 settembre, in occasione dell’anniversario della Liberazione di Lucca dal nazifascismo, il Comune di Lucca ha inserito nel calendario delle celebrazioni l’intitolazione di una strada nella frazione di Nozzano a Leila Farnocchia (Camaiore 1913 – Nozzano di Lucca 1944) giovane donna vittima della barbarie nazifascista. La cerimonia, che porta a compimento un percorso di memoria sospeso dal 2022 grazie all’intervento della neo costituita Commissione Toponomastica del Comune di Lucca, si svolgerà martedì 5 settembre alle ore 11:30 nella strada oggetto dell’intitolazione nei pressi della Farmacia Comunale di Nozzano (nella planimetria allegata) alla presenza delle autorità civili, militari e della associazioni combattentistiche.
Leila Farnocchia nacque a Camaiore il 2 dicembre 1913 e fu trucidata dalla barbarie nazifascista nei pressi della famigerata prigione di Nozzano di Lucca, il 25 agosto 1944.
Una giovane donna sola – riporta il libro di Simonetta Simonetti “In quel tempo bastava molto meno – Leila Farnocchia: Camaiore-Nozzano agosto 1944” (TraLeRighe Libri, 2020) -, figlia unica di madre vedova di guerra, a poco più di trent’anni, il 22 agosto 1944, incontra la bestia totalitaria che stava maciullando i territori toscani vicini alla Linea Gotica.
Un militare tedesco la arresta, la conduce alla prigione di Nozzano, dove Leila viene barbaramente picchiata e torturata per tre giorni, fino a farle perdere la ragione, e infine fucilata. Sino a quel momento Leila aveva condotto una vita semplice e ritirata.
Avendo studiato più di altre ragazze della sua generazione e prodigandosi ad aiutare nei compiti a casa diversi ragazzi della sua comunità, era nota come la “maestrina”. Essendo rimasta accanto alla madre vedova di guerra, poi gravemente ferita in un bombardamento, era rimasta una ragazza solitaria.
La madre, negli atti del processo celebrato dopo la guerra, precisò che non si era esposta contro il fascismo o contro l’occupazione tedesca. Anzi, pare che si scambiasse lettere affettuose con un giovane militare tedesco. Il 22 agosto 1944, Leila Farnocchia era scesa a Camaiore per il rinnovo dei suoi documenti. Con la madre malata era sfollata in collina, ma spesso scendeva nella cittadina per fare un po’ di spesa e recuperare qualcosa dalla casa di famiglia che avevano lasciato.
Si fermò in Via di Mezzo a Camaiore, attratta dai manifesti del cinema. Era vestita con abiti comodi, una tenuta che oggi si direbbe sportiva, considerato il caldo e la tanta strada da fare a piedi.
Portava sulle spalle un tascapane con le cose necessarie di cui aveva bisogno la madre. A un tratto un militare nazista che passava in compagnia di una giovane prostituta collaborazionista del posto, le si avvicina e le si avventa contro con violenza.
La arresta, la conduce prima in un negozio di latteria requisito dai nazisti e usato come prigione temporanea. Infine la carica su un mezzo che la conduce a Nozzano di Lucca, presso la scuola elementare che le SS avevano trasformato in una prigione degli orrori.
Lì gli aguzzini nazisti la trasformano in un corpo morto, le fanno perdere la ragione e la coscienza e infine la fucilano il 25 agosto 1944.
Dalle testimonianze raccolte nei processi celebrati dopo la guerra, ci arrivano immagini nitide e terribili della crudeltà degli occupanti nazisti e dei collaborazionisti repubblichini, della complicità di alcune persone andate al servizio dell’occupante per disperazione e per fame, l’idea scivolosissima che “una buona e onesta donna” alla fine era stata “avventata” a fermarsi da sola davanti ai manifesti di un film.
Un pregiudizio, quest’ultimo, di cui le donne muoiono ancora, non solo allora, non solo in guerra.