Da Los Angeles a Firenze, Local Natives al Viper Theatre
Da Los Angeles una delle band più particolari della nuova scena a stelle e strisce. Prodotto da Aaron Dessner l’ultimo “Hummingbird”
Martedì 12 novembre dalle ore 21 al Viper Theatre di via Pistoiese
Hanno diviso il palco con Arcade Fire e The National, hanno suonato all’ultimo Coachella Festival e girato i palchi di mezzo globo. Dopo il sold-out milanese dello scorso febbraio, per i Local Natives è tempo di tornare al pubblico italiano. Martedì 12 novembre la psych folk band di Los Angeles sarà al Viper Theatre di Firenze per presentare il nuovo, spettacolare, album, “Hummingbird”, co-prodotto da Aaron Dessner dei The National.
Sono successe molte cose nel tempo trascorso dall’uscita del sorprendente “Gorilla Manor”, acclamato dalla critica e considerato Best New Music Debut Album e “Hummingbird”. Tra recensioni entusiastiche e spettacoli televisivi, “Gorilla Manor” ha lanciato la band sulla scena mondiale, li ha visti headliner in tutta l’America e in Europa, ospiti dei maggiori festival di tutto il mondo, con oltre 100.000 copie vendute solo negli Stati Uniti e milioni di click su youtube (un vero caso la loro versione di “Cecilia”…).
Al termine di questa esperienza on the road, la band si è rifugiata in uno studio allestito in un bungalow a Silverlake, dando loro la massima libertà nel provare e sperimentare. Quest’esperienza li ha condotti verso nuove sperimentazioni, sia strumentali che sonore, presentando una tavolozza musicale più ampia, e sfidandoli a crescere.
“Hummingbird” è nato in un contesto emotivo intrappolato tra due poli opposti. Nei due anni seguenti l’uscita di “Gorilla Manor”, la band ha visto un susseguirsi di alti e bassi mai vissuto prima; mentre i loro sogni musicali si realizzavano, i rapporto personali vacillavano. Le canzoni di “Hummingbird” incarnano questa specie di dicotomia – sono fragili e potenti, ricchi e semplici, carichi di tensione e sicuri di sé.
Quando è arrivato il momento di incidere, i Local Natives, dopo aver iniziato la produzione a Montreal, si sono trasferiti a Brooklyn, arruolando come co-producer Aaron Dessner (The National), conosciuto durante il tour. Per la prima volta un disco ha preso forma fuori della loro California. E proprio questo trasferimento è la fisica manifestazione della loro voglia di lavorare oltre quello che sentono familiare.
Il brillante brano di apertura “You & I” è il biglietto da visita dell’album, batterie sintetiche, caldi organi e chitarre surfy, e la firma della band con altissime armonizzazioni. “Heavy Feet” si sposa bene con battiti di mani e pochi accordi con uno sferzante rullante, ed uno dei più notevoli ritornelli dell’album, mentre “Ceilings” suona come una canzone dei Fleetwood Mac con basso mixato. “Colombia”, che è stata scritta in onore della madre di un membro della band, scomparsa improvvisamente lo scorso anno, è la canzone strappalacrime dell’album, una lettera d’amore di un figlio ad un genitore che si sviluppa in una splendida complessità orchestrale attorno un semplice coro.
Ad aprire la serata un’altra band di cui parla molto e bene, gli australiani Cloud Control, anche loro con un nuovo album da farci ascoltare, “Dream Cave”: synth elettornici, indie-pop e melodia non sono mai andati così d’accordo.