Il viaggio di Ali Hassoun ha fatto tappa in Regione Toscana

L’artista: “Il mio lavoro è una sintesi di un viaggio interiore che cerco di comunicare attraverso l’arte”

Ali Hassoun
Ali Hassoun

FIRENZE – Si intitola “Forward” (in italiano “Avanti”) l’esposizione delle opere che dal 6 marzo fino ad oggi si è svolta presso il Consiglio Regionale della Toscana. L’autore è un artista di fama internazionale, l’italolibanese Ali Hassoun, che attraverso le sue opere racconta il suo viaggio interiore alla ricerca dell’identità. Il viaggio per Hassoun è uno “strumento per esplorare esperienze e visioni eterogenee”, come spiegato nella biografia sul suo sito ufficiale. Nelle sue opere è forte la coesione tra culture diverse, ma che alla fine sono confrontabili e si uniscono in un abbraccio di colori che cattura la mente e il cuore umano. Abbiamo incontrato Ali Hassoun proprio in occasione della chiusura della mostra e lo ringraziamo per averci concesso questa intervista.

Ali Hassoun, siamo giunti alla chiusura dell’esposizione delle Sue opere. Com’è andata?
«Abbastanza bene. Devo dire che sono soddisfatto. Questa è la continuazione della mostra di Pontedera, che è stata fatta al museo Piaggio, dove ho presentato una mostra antologica in cui c’erano circa 40 opere. Per questa occasione, abbiamo fatto una selezione di 15 opere tra quelle più significative e di grandi dimensioni. L’averla portata qua presso la sede del Consiglio Regionale sicuramente è una conferma e una ulteriore visibilità del mio lavoro. E l’averla portata in una città come Firenze, dove ho studiato, per me è molto importante».

“Forward” è un titolo importante. Come mai questa scelta?
«C’è la volontà di far capire e soprattutto di comunicare. Viviamo in un mondo della comunicazione, dove sicuramente c’è stato un passo avanti o c’è una speranza di un ulteriore passo avanti. Lo dico a livello personale e lo dico anche per quanto riguarda ciò che succede nel mondo di oggi. C’è una volontà non di cancellare il passato, ma una volontà di andare oltre le problematiche, le polemiche, tutto quello che è successo in precedenza purtroppo all’inizio del millennio, tra cui le cose gravi. C’è volontà di un ulteriore passo avanti, volontà di crescere, volontà di comunicare e soprattutto di convivere».

Nella pittura di Ali Hassoun il viaggio è un tema importante e ricorrente. Perché?
«Io sono un viaggiatore. La mia famiglia ed io abbiamo una vita fatta di spostamenti, fatta di vari trasferimenti da un posto a un altro. Il viaggio ce l’ho nel dna ed è quello che racconto. Un viaggio raccontato sia vissuto che anche e soprattutto mentale. Un viaggio specialmente alla ricerca dell’identità, della mia anima plurale. Alla fine io sono italiano, ma sono allo stesso momento libanese. Ho visitato vari posti. Il mio lavoro è una sintesi di un viaggio interiore che cerco di comunicare attraverso l’arte».

Ali Hassoun - Forward
Ali Hassoun – Forward

Tra i visitatori qualcuno si è soffermato sulla rappresentazione delle ex repubbliche sovietiche sotto la bandiera dell’Urss. Come mai questa scelta?
«Nel mio lavoro ci sono vari omaggi. Io ho lavorato molto sulla storia dell’arte europea e mondiale e uno di questi passaggi è quello degli anni di Alighiero Boetti che ha fatto un viaggio all’inverso andando in Afghanistan, facendo fare un lavoro di arazzi alle donne afghane. Io non ho fatto altro che fare il passo inverso, cioè sono venuto in Italia, ho guardato ai grandi cicli dell’arte contemporanea italiana. In pratica quello sfondo a cui fai riferimento è un arazzo di Alighiero Boetti degli anni ’70. Perciò i simboli a livello comunicativo sono rimasti quelli e io ho voluto fare questa cosa apposta per cercare di alleviare e ironizzare sulla situazione del mondo globale di oggi in cui tutto è cambiato, tutto è stravolto. Perciò, invece di rifare le bandiere rivisitandole attraverso ciò che è successo fino a oggi, ho dipinto delle figure contemporanee di queste donne africane che possono essere in qualsiasi parte del mondo davanti all’arazzo di Boetti».

Marco Gargini con Ali Hassoun e la copia del Drappellone del 2 luglio 2010
Marco Gargini con Ali Hassoun e la copia del Drappellone del 2 luglio 2010

Quattro anni fa un mio articolo sul Drappellone dipinto da Lei per il Palio di Siena del 2 luglio innescò molte polemiche…
«Devo dire che col sennò di poi è stata una bellissima esperienza e ci voleva un segnale. Naturalmente non sempre i segnali vengono colti nella maniera positiva al momento, però devo dire che per me come artista ha contribuito tantissimo, e anzi ti ringrazio che sei stato tu colui che ha lanciato la cosa. E devo dire che è stato sicuramente un trampolino di lancio anche verso una visibilità mondiale e non solo in Italia o in Libano. È stata un’esperienza comunque positiva».

Ma a ringraziare Ali Hassoun siamo soprattutto noi di ToscanaNews sia per le opere, sia per l’intervista, sia per la simpatia e la disponibilità.

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