SIENA – Marco Pierini (Siena si Muove): ‘Cultura: indietro tutta!’
In questi ultimi tempi numerosi esponenti del Partito Democratico sono intervenuti a più riprese genericamente sui temi della cultura e su argomenti, come quello del turismo, che solo una distorta concezione della cultura può far ritenere prossimi o addirittura collegati a quelli della tutela dei beni culturali, dei musei, del patrimonio materiale e immateriale della città.
Colpisce la sintonia fra le parole dell’ex sindaco Franco Ceccuzzi (“sostegno a commercio e turismo con una programmazione adeguata di eventi”) e quelle del candidato Bruno Valentini rivolte agli albergatori pochi giorni fa; preoccupa, nei due recenti contributi fotocopia di Carolina Persi e Rita Petti l’ostinata rivendicazione di un errore madornale: quel modello di gestione pubblico-privato per il Santa Maria della Scala goffamente tentato durante la precedente giunta Ceccuzzi, che riuscì a partorire l’idea – quasi un ossimoro – di una Fondazione di partecipazione con un solo socio e a produrre uno statuto secondo il quale il Santa Maria, privato di fatto di un direttore scientifico e affidato a un presidente di nomina politica, non avrebbe avuto le carte in regola per accreditarsi come museo non soltanto in Europa, ma neppure al cospetto dell’amministrazione regionale!
Stupisce, ancora, da parte di Rita Petti che pure è Responsabile Cultura dell’Unione comunale senese del PD, il ricorso all’idea – perniciosissima – di sfruttamento massiccio dei beni culturali inalberata durante gli anni Ottanta da alfieri come Bettino Craxi e Gianni De Michelis. Anche il lessico è il medesimo: “La cultura è il nostro petrolio. L’occasione della candidatura è quindi straordinaria per la nostra città: è un modo per attivare i nostri ‘giacimenti’ senza né svenderli né depauperarli…”.
Anche a non voler ricordare, per carità di patria, che uno dei più autorevoli avversari di queste posizioni è proprio Pier Luigi Sacco (si veda di recente il prezioso libriccino “Italia Reloaded” firmato con Christian Caliandro), direttore della candidatura di Siena a Capitale europea della cultura 2019, ci sembra estremamente utile affidarne il commento alle parole di Tomaso Montanari, vergate su “Il Fatto Quotidiano” giusto 48 ore prima di quelle di Rita Petti: “La retorica del patrimonio storico-artistico come petrolio d’Italia (una retorica nata, non a caso, nella stagione craxiana…) ha fatto infiniti danni: invece di sviluppare una vera e sana economia culturale ha condannato il patrimonio ad un assurda bipartizione tra ipersfruttamento commerciale di pochi monumenti-simbolo e degrado mortale di tutto il resto. E in più ha fatto dimenticare che il progetto della Costituzione sul patrimonio e sul paesaggio non è quello di renderli fonte di reddito e strumenti del dio mercato, ma invece leve per la costruzione dell’eguaglianza e della cittadinanza attraverso la conoscenza”.
Questo è anche il pensiero di “Siena si muove” e di Laura Vigni, come abbiamo ribadito questa sera (lunedì 6 maggio) a Palazzo Patrizi, con Franco Cambi, Pietro Clemente e molti altri candidati e sostenitori della nostra lista. Il patrimonio artistico soltanto una caratteristica ha in comune con il petrolio, quella di non essere una risorsa rinnovabile. Preservarlo, tutelarlo, studiarlo, farlo conoscere è compito di una comunità e dovere di chi la comunità governa. Perché la cultura della tutela, ha scritto proprio oggi Salvatore Settis su “Repubblica” può essere “fattore essenziale di aggregazione civile, di una consapevolezza del passato che è il rovescio e l’identico di ogni progetto per il futuro”.
fonte: Marco Pierini – Siena si muove