Prevenzione dell’ictus nei pazienti con Fibrillazione Atriale
Firenze, 25 giugno 2014 – La Fibrillazione Atriale è un’alterazione frequente del ritmo cardiaco che colpisce 1 milione di persone nel nostro Paese e si associa ad un rischio globale di incorrere in un ictus cerebrale 5 volte maggiore rispetto alla popolazione che non soffre di questa patologia. Rischio che aumenta in modo esponenziale con il progredire dell’età, con tutte le conseguenze che ne derivano in termini di mortalità, disabilità ed inevitabilmente costi per il Sistema Sanitario Nazionale. Dei 200 mila casi di ictus mediamente stimati ogni anno in Italia, 30-36 mila sarebbero imputabili alla Fibrillazione Atriale.
Per esercitare misure preventive adeguate, l’elemento cruciale diventa l’applicazione di un efficace regime terapeutico, attraverso una terapia anticoagulante. Tuttavia in Italia si registra un sottotrattamento dei pazienti affetti da Fibrillazione Atriale, dovuto principalmente ai limiti della profilassi farmacologica finora utilizzata (antagonisti della vitamina K),che presenta alcune difficoltà di gestione come la necessità di frequenti controlli ematologici per l’aggiustamento del dosaggio, data l’alta variabilità di risposta inter-individuale.
Un’alternativa efficace e sicura per la prevenzione dell’ictus arriva dai Nuovi Anticoagulanti Orali più maneggevoli e sicuri, in grado di venire incontro alle esigenze di medici e pazienti.
E al tema della prescrizione dei Nuovi Anticoagulanti Orali, è dedicato l’incontro dal titolo “Il ruolo del Medico di Famiglia nella prescrizione dei Nuovi Anticoagulanti Orali” in programma a Firenze, giovedì 26 giugno 2014, organizzato dal Dottor Giancarlo Landini, Direttore del Dipartimento di Medicina dell’Azienda Sanitaria di Firenze e dalDottor Alessio Nastruzzi, Referente dei Medici di Medicina Generale di Firenze, realizzato con il supporto incondizionato di Boehringer Ingelheim Italia, che riunisce oltre ai prescrittori di questa nuova classe farmacologica (cardiologi, internisti, neurologi e responsabili dei Centri di Terapia Anticoagulante Orale), i principali referenti dei Medici di Medicina Generale della Regione.
“I nuovi anticoagulanti non richiedono controlli ematici costanti presso i centri TAO, non hanno interazioni conalimenti e ridotte sono quelle con altri farmaci, sono somministrati a dosaggio fisso, facilitando l’aderenza alla terapia, e presentano un ridotto rischio di emorragie cerebrali rispetto alla terapia tradizionale – dichiara la Professoressa Rosanna Abbate, Ordinario di Medicina Interna presso l’Università di Firenze e Direttrice della SOD Malattie Aterotrombotiche dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze – ciononostante richiedono una valutazione iniziale molto accurata per verificare se ci sono situazioni di rischio e, soprattutto, necessitano di un controllo continuo e regolare dello stato di salute del paziente.”
“Lo scopo di questo incontro – continua il Dottor Giancarlo Landini, Direttore del Dipartimento di Medicina dell’Azienda Sanitaria di Firenze – è quello di creare una relazione e una sinergia tra i medici specialisti ospedalieri prescrittori dei Nuovi Anticoagulanti Orali con i Medici di Medicina Generale. Se questi nuovi farmaci hanno avuto il pregio di portare un grande cambiamento e una semplificazione nella prevenzione dell’ictus nei pazienti affetti da Fibrillazione Atriale non valvolare, è altrettanto importante identificare i pazienti idonei a ricevere questa terapia ed effettuare un controllo continuo degli stessi. E’, dunque, fondamentale che i medici di famiglia, una volta individuato il paziente che necessita di una profilassi anticoagulante, lo indirizzi al Centro Ospedaliero idoneo e, una volta iniziato il trattamento, lo tenga monitorato nel tempo. E’, infatti, opportuno sottolineare – aggiunge il Dottor Landini – che se i Nuovi Anticoagulanti Orali hanno pochi effetti collaterali importanti rispetto al trattamento precedente, sono sempre farmaci che necessitano di un controllo clinico.”
“Considerando, poi, che i pazienti che assumono questi farmaci hanno un’età avanzata – conclude la Professoressa Abbate – è importante prevedere controlli regolari, in particolare della funzionalità renale, così come dello stato generale di salute, oltre ad accertarsi che ci sia una buona aderenza alla terapia. In questo contesto, non dobbiamo dimenticare che il paziente deve essere consapevole della terapia che sta assumendo, attraverso il trasferimento di informazioni chiare, semplici ed esaurienti.”