Civati sconfessa Renzi grazie ai social network
L’editoriale del Direttore –
FIRENZE – “Chi di spada ferisce, di spada perisce” celebra un noto proverbio. La legge del contrappasso stavolta colpisce Matteo Renzi, colpito (e affondato) proprio nel suo campo di battaglia: i social network. Renzi è uno dei politici italiani più all’avanguardia dal punto di vista di applicazione della sua politica alla comunicazione e ai social network. D’altronde, come insegna la comunicazione statunitense, ha capito che le persone ormai non si incontrano più in piazza, bensì nella più comoda “piazza virtuale”. Così ha sfondato nel panorama politico toscano e nazionale grazie anche all’uso dei social network, lanciando le sue “rivoluzionarie” idee di rottamazione della casta soprattutto dal palco della Leopolda nel raduno “Prossima fermata: Italia”. E questo sempre con l’aiuto del mondo mediatico e dei social network. Ma, quando si scrive (e si dichiara) qualcosa, bisogna anche tenerlo a mente.
Se n’è ricordato bene il suo ex amico della Leopolda, Giuseppe “Pippo” Civati. Renzi, in questi giorni, continua a ripetere che «non mi sembra serio un nuovo indulto-amnistia dopo 7 anni». Ma 10 mesi fa, in un tweet del 18 dicembre 2012, il rottamatore Matteo dava la propria adesione alla battaglia del radicale Marco Pannella sulle carceri e l’amnistia attraverso l’hashtag #iostoconMarco (vedi foto). A differenza di quanto cantassero Silvana Fioresi e il Trio Lescano (e poi Rita Pavone), Pippo lo sa benissimo che per incrinare il consenso di Renzi non bisogna fargliene passare liscia nemmeno una sui temi importanti della politica nazionale. Civati, nel suo blog, riporta le parole di Matteo Renzi del 2005: «La richiesta di Marco Pannella di ricordare Giovanni Paolo II, non coi manifesti celebrativi ma con un gesto concreto, nobile e giusto, mi sembra doverosa e bella. Conosci le mie opinioni e sai che sono spesso distanti da alcune delle battaglie storiche che Marco Pannella ha condotto e conduce. Ma sono pronto, nel mio piccolo, a fare la mia parte perché la sete di giustizia che anima il leader radicale trovi una fonte soddisfacente. Aderisco, allora, alla battaglia di Pannella per l’amnistia, impegno morale, civile sociale della comunità italiana».
Ma Renzi non è nuovo in fatto di incoerenza. Prendete lo statuto del Pd. Non era Matteo Renzi quello che voleva cambiarlo perché lo statuto del Partito Democratico prevedeva che il segretario del partito dovesse essere anche il candidato Premier? All’epoca in quel ruolo c’era Bersani, ma ora che i numeri lo danno come cavallo favorito alla conquista della segreteria, Matteo vuole che il candidato a Premier sia il segretario del Pd.
Questi continui cambi di rotta fanno parte del personaggio e della politica di Renzi, che gioca sull’incoerenza per sparigliare il più possibile le carte in tavola. Un gioco che serve per non arrivare mai a fondo nei contenuti visto che Matteo ha qualche problemino nel rendere meno superficiale la propria battaglia e soprattutto nel concretizzarla. Per Renzi bisogna puntare a rimanere nel mare che c’è tra “il dire e il fare” perché raramente il sindaco di Firenze riesce ad arrivare al fare. Gioca continuamente sull’incoerenza anche per questo.
D’altronde, Matteo sa benissimo anche che ogni tanto è lecito cambiare idea e non rimanere ingessato su determinate posizioni. D’altronde, sono diversi gli scrittori che nei secoli hanno scritto che solo gli stupidi non cambiano mai opinione. E Matteo Renzi stupido non lo è. Per questo nuoterà ancora nel mare dell’incoerenza e cambierà spesso opinione. Forse a cominciare già da domenica. Per conquistare i voti degli elettori bianconeri, infatti, Renzi potrebbe arrivare addirittura a fare il tifo per la Juventus contro la Fiorentina.