Cibo e legalità: 29 clan con le mani in pasta. Sequestri per 447 milioni di euro
Sequestrati beni alimentari per un valore di 447 milioni di euro. Legambiente incontra gli studenti dell’Itis di Arezzo
L’appello ai Deputati: “La Camera approvi subito e senza modifiche il Ddl sui reati ambientali senza cambiare #neancheunavirgola”
Mozzarelle blu, rosa e a pois, cozze, vongole alla diossina, vino adulterato, mozzarella dopata, pomodori e olio contraffatti. Le frodi alimentari si colorano di fantasia mettendo sempre più a repentaglio la sicurezza e la qualità del cibo italiano.
La ristorazione e il cibo sono i settori sempre più nel mirino della mafie. Secondo ultimo Rapporto Ecomafia di Legambiente complessivamente, il valore dei beni alimentari sequestrati dalle forze dell’ordine nel 2013 ammonta a più di 447 milioni di euro con ben 29 clan che fanno affari nel settore dell’Agromafie. Secondo ultimo Rapporto Ecomafia il settore dove nell’ultimo anno si è registrata una vera e propria impennata del numero di reati è quello agroalimentare, in cui si è raggiunto la cifra di ben 9.540, più del doppio rispetto all’anno prima, quando si erano fermati a quota 4.173.
Merito del boom dei reati scoperti dalle Forze dell’ordine, grazie all’ottimo lavoro svolto principalmente dal Corpo Forestale dello Stato, Capitanerie di Porto, dai Carabinieri per la Tutela della salute (Nas) e delle Politiche agricole e alimentari e Guardia di Finanza; reati accertati nella gran parte dei casi nei settori della ristorazione, ma anche delle carni e allevamento, delle farine, pane, paste e prodotti ittici.
Storie e numeri dell’agromafia che sono stati affrontati questa mattina con gli studenti dell’Itis di Arezzo nel corso dell’incontro “Cibo e legalità”, promosso in occasione della tappa del Treno Verde in sosta fino ad oggi al binario 1 della stazione di Arezzo. All’incontro hanno preso parte Rossella Muroni, direttrice nazionale Legambiente; Paola Ciampelli, commissario capo responsabile nucleo investigativo Corpo forestale dello Stato di Arezzo; Peppe Ruggiero, Legambiente, giornalista esperto ecomafie; Chiara Signorini, presidente Legambiente Arezzo.
“ Il cibo illegale, le frodi alimentari sono fenomeni criminali agevolati dai tortuosi percorsi del cibo lungo le filiere di distribuzione – spiega Peppe Ruggiero di Legambiente -. Dove non c’è rispetto del lavoro e della legalità, è assai difficile che ci sia rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini. Le agromafie sono una “mafia liquida”, capace di penetrare, di insinuarsi ovunque, cercando di assorbire, le attività oneste, rendendole meno competitive. In Italia, meglio che negli altri Paesi dell’Unione europea, il sistema dei controlli funziona e funziona bene grazie agli organi di controllo, alle forze dell’ordine. Il problema è che servirebbe una legislazione più stringente. Riteniamo che meritino priorità di sostegno tutte quelle iniziative rivolte a contrastare il lavoro nero, che in questi anni è degenerato spesso in forme di schiavismo, a valorizzare il lavoro nelle campagne e a ostacolare le possibilità di contraffazione e adulterazione delle materie prime nelle filiere di distribuzione”.
“Per combattere le ecomafie l’Italia oggi ha una grande opportunità che è rappresentata dall’approvazione rapida e definitiva del Ddl ecoreati, una riforma di civiltà che aspettiamo da vent’anni e che non può essere più rimandata, perché solo fermando gli ecocriminali si potrà tutelare in maniera concreta l’ambiente, la salute dei cittadini, l’economia sana del Paese e tutte quelle imprese oneste che subiscono concorrenza sleale – dichiara Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente -. Il Paese ha bisogno di un fondamentale strumento per contrastare la criminalità organizzata, per aiutare la magistratura e le forze di polizia nel loro lavoro, ed evitare che si ripetano altri disastri come quello della Terra dei Fuochi e casi di ingiustizia impunita. Per questo preferiamo che il Ddl sia approvato in modo definitivo in terza lettura alla Camera e chiediamo ai deputati di votarlo senza cambiare #neancheunavirgola rispetto a quello licenziato al Senato lo scorso marzo”.