AREZZO – Ematologia, esempio della flessibilità del San Donato in epoca Covid
Garantite tutte le risposte ai pazienti. La collaborazione delle Scotte per i pochi casi di lungodegenze. La centralità del day hospital al San Donato dove sono stati anche riattivati posti letto
Spazi ridotti, prestazioni egualmente garantite. L’ematologia del San Donato è un esempio della flessibilità con la quale un’intera Asl sta affrontando i problemi generati dal Covid.
“Siamo l’unità operativa che più di altre ha dovuto riorganizzarsi per consentire l’attivazione delle degenze Covid – ricorda il Direttore Ubaldo Occhini. Inizialmente per esigenze logistiche: il nostro reparto era limitrofo a Malattie infettive ed è stato quindi naturale utilizzare i nostri spazi nel momento di diffusione del contagio e dei picchi di ricoveri ospedalieri”.
La flessibilità della risposta del San Donato al Covid, ha poi costretto ematologia ad una serie di ulteriori spostamenti. “Invece delle sette camere di isolamento che avevamo in precedenza, adesso abbiamo solo 3 letti nel reparto polispecialistico oltre al day hospital al terzo piano della terza scala. Non è una situazione semplice ma un elemento è comunque indiscutibile: abbiamo garantito ai nostri pazienti tutte le prestazioni di cui avevano bisogno”.
Comprese quelle più complesse in collaborazione con Ematologia delle Scotte a Siena. “Penso in modo particolare alle leucemie acute in pazienti giovani – afferma Occhini. Lo scorso anno abbiamo avuto alcuni casi e li abbiamo ricoverati a Siena. E’ una patologia che, in questi casi, comporta circa 6 mesi quasi ininterrotti di degenza. Noi adesso possiamo ospitare i casi di leucemia acuta ma in pazienti non giovani o con comorbilità, che non possono affrontare la chemioterapia: oggi ne abbiamo 2 di 70 anni e 1 di 60. Le degenze sono molto più brevi trattando i pazienti con le nuove terapie biologiche invece della chemioterapia”.
Il “cuore” di ematologia è oggi il day hospital. “Le patologie più diffuse che curiamo sono soprattutto linfomi e mielomi. Facciamo 6.000 visite, 2.000 prime visite e 1.000 prelievi di midollo all’anno. Nel 2020, in un anno in gran parte interessato dal Covid, abbiamo avuto 220 pazienti in day hospital. Possiamo dire che nessuno è rimasto fuori dalla porta e tutti noi siamo orgogliosi di aver garantito questa risposta in tempi molti difficili. Vorrei ricordare che 2 medici e alcuni infermieri sono in “prestito” alla degenza Covid. Ammetto che lavoriamo in ambienti molto ristretti. Questo è un problema che noi possiamo superare ma vorremmo garantire ai nostri pazienti – che sono senza difese immunitarie – ambienti più ampi e confortevoli anche in day hospital. Penso, in particolare, alle sedute di chemio. Sono certo che appena si allenterà l’attuale fortissima pressione Covid sul San Donato – e ci auguriamo che avvenga in tempi rapidi – potremo rivedere l’organizzazione degli spazi: dalle sale di attesa e di DH, agli ambulatori fino agli studi dei medici”.