Musica, oltre 30 concerti in programma e tanti big per Firenze Jazz festival 2023

Più di 100 artisti e artiste coinvolte tra cui Enrico Rava Fearless Five, Hedvig Mollestad, Nico Gori & Fabrizio Bosso, Jeff Ballard, Danilo Rea, Michel Godard, Dado Moroni, Max Ionata, Francesco Bearzatti, Giancarlo Schiaffini, Silvia Bolognesi, Area Open Project, Khalab e molti altri ancora

Il Firenze Jazz Festival per l’edizione 2023 rilancia e incrementa la sua durata, con due settimane di concerti, grandi jazz star e nuove proposte, in alcune tra le più belle location di Firenze.

Nasce infatti una nuova declinazione del Festival, volta a venire incontro a diversi tipi di pubblico: una parte più “collinare” dal 5 al 10 settembre ed una più collegata all’alveo fluviale dell’Arno dal 12 al 17 settembre. Dopo 6 anni di attività nel capoluogo toscano, il Firenze Jazz Festival implementa ancora di più le caratteristiche che l’hanno portato ad essere uno dei principali festival musicali d’Italia, con oltre 30 appuntamenti previsti a Firenze e nella Città Metropolitana.

Punti di forza del Festival – organizzata da Centro Spettacolo Network Soc. Coop. con la direzione artistica di Francesco Astore, con il coordinamento di Enrico Romero e in partenariato con Music Pool, Musicus Concentus e in collaborazione con Empoli Jazz e Toscana Produzione Musica – è la gratuità di diversi eventi, unitamente a sistemi di biglietteria ed abbonamento popolare in grado di portare il meglio del jazz italiano ed internazionale a Firenze grazie ad una grande rete di partner e sostenitori tra cui: Ministero della Cultura, Comune di Firenze ed Estate Fiorentina, Città Metropolitana Firenze, Fondazione CR Firenze, Azienda vitivinicola Ruffino, Peroni Nastro Azzurro, Prinz srl, Kinley, Vetz, Acqua San Benedetto, Circolo Renaioli Firenze, Ditta Eredi Nigro e Velmotor, oltre a diversi club e locali di Firenze, tra cui La Limonaia di Villa Strozzi, Santarosa Bistrot, Circolo Rondinella Del Torrino, Vip’s Bar, Società Canottieri Firenze.

Torna il main stage in Piazza del Carmine, sospeso a causa della pandemia che ha portato il Festival a concentrarsi più sul rafforzare la rete civica, di location e di realtà coinvolte.
Uno sforzo che permette oggi ancora di più al FJF di divenire sia evento di piazza che evento multipolare, volto a soddisfare le esigenze delle platee più esigenti mantenendo al contempo la sua spiccata predisposizione a coinvolgere anche un pubblico popolare.
Oltre al main stage, si riproporrà l’amatissima Zattera sull’Arno, uno dei cavalli di battaglia del Festival: una piattaforma galleggiante posta di fronte a Ponte Vecchio da cui si potranno ascoltare indimenticabili assoli dei principali artisti ospitati quest’anno. La Zattera è un’installazione artistica unica nel suo genere, format originale del Firenze Jazz Festival, che grazie ad un innovativo sistema di amplificazione ed un ponte radio consentirà alle jazz star del Festival di omaggiare, all’imbrunire, il Fiume e la Città. Madrina di questa edizione del Festival e conduttrice degli eventi in Piazza del Carmine sarà Linda Messerklinger, attrice, autrice, si muove fra cinema, musica, arte, tv.
Il disegno grafico del Festival quest’anno è affidato a Simona Cavatoni, artista che vive in Friuli Venezia Giulia, immersa nei vigneti, tra le Alpi e il mare. Dai suoi occhi si vedono gatti parlanti, balene volanti e i mostri nel bosco.

Il programma e “i big”

Nell’anteprima del Festival (5/09 Forte Belvedere ore 20) il concerto a cura di Empoli Jazz che vedrà protagonisti, in prima assoluta, il gran maestro della fisarmonica tricolore Gianni Coscia e il virtuoso dell’organetto Alessandro D’Alessandro. Un dialogo tra due strumenti “fratelli” e tra due dei massimi specialisti di “mantice a bottoni’. Gianni Coscia, 92 anni portati magnificamente, amico e compagno di scuola di Umberto Eco, è un’istituzione mondiale della fisarmonica. Le sue note hanno attraversato molti mondi musicali dal jazz alla contemporanea alla canzone d’autore, passando con disinvoltura da Milva a Luciano Berio, da Guccini e Celentano a Pina Bausch. Alessandro D’Alessandro è un considerato uno dei nuovi sperimentatori e innovatori dell’organetto europeo, strumento che porta da molti anni in svariati ambiti artistici.
Diversi i grandi nomi coinvolti che vedranno star indiscusse come Enrico Rava con i Fearless Five (6/09 Limonaia di Villa Strozzi, 21:30). Si tratta del più recente  progetto di Enrico Rava,  la formazione comprende giovani musicisti di talento: Matteo Paggi al trombone (ultima scoperta di Rava), Francesco Diodati alla chitarra (già membro del 4et di Rava), Francesco Ponticelli al contrabbasso ed Evita Polidoro alla batteria. Enrico Rava è sicuramente il jazzista italiano più conosciuto ed apprezzato a livello internazionale, anche grazie a decine di incisioni di dischi per alcune delle più prestigiose etichette discografiche mondiali. Da sempre impegnato nelle esperienze più diverse, creative e stimolanti, è apparso sulla scena a metà degli anni sessanta, imponendosi rapidamente come uno dei più convincenti solisti del jazz europeo grazie anche a decine di collaborazioni di grande prestigio con artisti del calibro di Gato Barbieri, Steve Lacy, Carla Bley, Cecil Taylor, Archie Shepp, Lee Konitz, Pat Metheny, John Scofield, Michel Petrucciani e moltissimi altri.
Nella stessa serata al Vip’s Bar di Piazzale Michelangelo (ore 19) il trio di Giovanni Benvenuti:  uno dei sassofonisti maggiormente in evidenza nell’ultima infornata di talenti espressi da Siena Jazz, presenterà con il suo gruppo il nuovo album  “An hour of existence”.

Il FJF porterà il pubblico in un viaggio musicale internazionale, dalla Scandinavia della chitarrista norvegese Hedvig Mollestad Thomassen con il suo nuovo progetto Weejuns, che approda al Firenze Jazz Festival in esclusiva ed anteprima assoluta nazionale (7/09 Limonaia di Villa Strozzi, 21:30). Considerata ormai uno dei più brillanti talenti chitarristici europei degli ultimi anni, la norvegese Hedvig Mollestad ha consolidato la sua reputazione in costante ascesa grazie ad una serie di progetti musicali e di incisioni discografiche di grande interesse, che l’hanno svelata anche in veste di validissima compositrice e band leader.  La rivista Downbeat l’ha inserita tra i “25 for the Future”, Jazzwize le ha dedicato una prima pagina nominandola “Nordic Guitar Goddes”.  Ha vinto inoltre il Grammy norvegese per due anni consecutivi per le sue pubblicazioni da solista, nel 2023 è l’artista residente al Molde International Jazz Festival.  Weejuns è il suo ultimo progetto: un gruppo scintillante composto da Ståle Storløkken (uno dei migliori tastieristi europei, già con Terje Rypdal, Supersilent, Elephant9) e Ole Mofjell, uno dei giovani batteristi più importanti sulla scena di improvvisazione musicale europea.
Al tramonto (ore 19) al Vip’s Bar Elisabetta Maulo e Roberto Luti, per un blues senza tempo e senza confini. La Maulo è una cantante dalla voce nella grande tradizione delle grandi regine del blues afroamericano. Al suo fianco uno dei migliori chitarristi blues a livello internazionale, membro anche del progetto “Playing for Change” .
Nella stessa serata, al Garden Stage della Limonaia di Villa Strozzi (ore 19.30),  Giancarlo Schiaffini & Sergio Armaroli Duo: “Deconstructing Monk in Africa”. Schiaffini, uno dei senatori del jazz italiano, ma con lunghi trascorsi anche nel campo della contemporanea (studi a Darmstadt, collaborazioni con John Cage, Karole Armitage, Luigi Nono e Giacinto Scelsi) alle prese, insieme al virtuoso di vibrafono Sergio Armaroli, con una originalissima rivisitazione delle musiche immortali di Thelonious Monk, trasportate idealmente in atmosfere che hanno il sapore dell’Africa e delle savane.

Non mancherà la consueta attenzione del Festival verso i progetti più sperimentali, tra cui la riformulazione, ad opera di Francesco Bearzatti, Mattia Barbieri e Stefano Risso, della splendida colonna sonora di Anatomia di Un Omicidio di Otto Preminger (1959) scritta da Duke Ellington (8 settembre  Villa Bardini, ore 19).
“Anatomy of a murder” è uno dei dischi più importanti della produzione musicale di Duke Ellington degli anni 50, colonna sonora dell’omonimo film di Otto Preminger. Una delle prime grandi partiture cinematografiche affidate a un musicista di jazz che non solo fu una rivelazione musicale, ma a 60 anni di distanza suona ancora fresca. Down Bit Duke offre una rilettura distopica della musica del film di Otto Preminger. ll trio, composto da Francesco Bearzatti al sax e clarinetto, Stefano Risso al contrabbasso e elettronica e Mattia Barbieri alla batteria, trasforma, smonta e ricompone la musica di Ellington in un’estetica attuale e contemporanea. Per il Firenze Jazz Festival si unisce al trio in una inedita versione di “Virgilio” il giornalista, musicista, autore e conduttore radiofonico Valerio Corzani per accompagnare il pubblico nella rilettura, tra il passato ed il contemporaneo, di questo caposaldo delle colonne sonore. A seguire (ore 21:30) Dado Moroni e Max Ionata. Dopo i grandi successi discografici “Two for Duke” e “Two for Stevie”, si esibiranno anche al Firenze Jazz Festival. Il duo è composto da due musicisti che nella vita sono principalmente grandi amici e tra le loro note si può respirare l’energia che scorre tra gli strumenti. “Two for You” è una sorta di “best of” dei due progetti, che  ci accompagna in una scaletta afffascinante per scoprire l’universo sonoro di Duke Ellington e di Stevie Wonder, anche se non mancheranno certo molte altre sorprese.
Tra i due concerti (ore 20) la presentazione del libro “Abbey Lincoln. Una voce ribelle tra jazz e lotta politica” di Luigi Onori – incontro con l’autore a cura di Alessandra Cafiero.  Abbey Lincon, cantante, attrice ed attivista nelle lotte per i diritti civili nell’America dei vitalissimi ma drammatici anni 60, è stata una delle voci più originali del canto jazz ed ha avuto una parabola artistica senza paragoni. Moglie di Max Roach, è stata anche tra i protagonisti di uno degli Lp più fondamentali di tutto il jazz moderno: il capolavoro “We Insist! Freedom Now Suite”, straordinario manifesto musicale e vero e proprio grido di rivolta e di dolore.

A proposito di accoppiate ben riuscite giusto menzionare l’inedito duo Dario Cecchini e Francesco Zampini (9 settembre Villa Bardini, ore 19): una nuova collaborazione tra due dei musicisti più apprezzati a livello nazionale, un progetto incentrato sul dialogo e sulle possibilità che questa formazione offre. Dario Cecchini e Francesco Zampini propongono un repertorio interamente originale, un insieme di sonorità che scaturiscono dall’incontro di due personalità afferenti a generazioni diverse. A seguire, dagli Stati Uniti Jeff Ballard (21:30). Tra i più rinomati batteristi a livello internazionale, si esibirà in un nuovo progetto formando un quartetto con musicisti toscani di assoluto valore, già conosciuti e apprezzati in tutta Italia ed Europa: Alessandro Lanzoni, Francesco Zampini e Michelangelo Scandroglio.

Jeff Ballard © Roberto Cifarelli
Jeff Ballard at bluenote © Roberto Cifarelli

Durante la sua carriera, Jeff Ballard ha suonato e registrato con alcune delle personalità più importanti del jazz e non solo: Ray Charles, Chick Corea, Pat Metheny, Gary Burton, Kurt Rosenwinkel, Mark Turner, Avishai Cohen e molti altri. Su tutte spicca la sua esperienza nel trio di Brad Mehldau assieme a Larry Granadier.
Se la gran parte dei concerti avverranno nel quartiere di Oltrarno, il Firenze Jazz Festival non rinuncia a fare importanti escursioni fuori dal capoluogo fiorentino, al fine di coinvolgere anche altri territori e far conoscere luoghi unici al proprio pubblico.
Il 10 settembre il Firenze Jazz Festival si sposta ad Empoli per  il concerto di Sismatik presso il Chiostro della Collegiata di S. Andrea (ore 21:15): una sperimentazione volta ad unire la recitazione dell’attore Roberto Magnani, che sarà impegnato nella lettura di “Autobahn” di Pier Vittorio Tondelli (tratto dal suo capolavoro “Altri libertini”), sonorizzato dall’ensemble capitanato dalla regina del jazz italiano contemporaneo Silvia Bolognesi, reduce dal tour mondiale che festeggiava i 50 anni dell’Art Ensemble of Chicago e da moltissime altre esperienze in USA e in tutta Europa. Al suo fianco i giovani, ma già rodatissimi Giuseppe Sardina alla batteria e Tobia Bondesan al sax. In apertura (ore 20) un altro dei migliori musicisti della nuova onda del jazz tricolore, il vibrafonista Pasquale Mirra, da anni uno dei musicisti più attivi ed in evidenza, grazie alle sue numerose collaborazioni internazionali (tra gli altri Hamid Drake, William Parker, Shabaka Hutchings, Rob Mazurek, Trilok Gurtu) nel suo intenso  e poetico recital “Moderatamente Solo”.

La seconda settimana del Festival

Nella seconda settimana di programmazione il FJF riparte dal  Santa Rosa Bistrot con il concerto del Matteo Addabbo Organ Trio (12 settembre, ore 19 e 20:30). Matteo è uno dei migliori specialisti dell’Organo Hammond a livello nazionale. Insieme al suo trio, e forte anche di una serie di nuove e dolorose esperienze personali affrontate in questi ultimi anni, presenterà il suo nuovo album, “L’asino che vola”. Perché non lasciandosi abbattere dalle disgrazie della vita, reagendo e cercando di realizzare i propri sogni forse tutto è possibile. Anche gli animali volanti.
Il giorno successivo (13/09 Limonaia di Villa Strozzi, 21:30) grande attesa per il concerto dei “Young Lions” di Nico Gori, con special guest la straordinaria tromba di Fabrizio Bosso. Sul palco, accompagnati da Sergio Aloisio Rizzo alle chitarre, Francesco Tino al basso e Simone Brilli alla batteria, ci saranno, spalla a spalla due dei più noti e stimati solisti del jazz italiano. E lo spettacolo è ancora una volta assicurato. L’ensemble esegue brani della tradizione jazzistica americana alternati a composizioni originali del leader Nico Gori, insieme ad incursioni nella musica sudamericana e nella tradizione brasiliana, dallo “choro” alla “bossa nova”. Il tutto condito da un sound molto ricercato e ben arrangiato.
In apertura (ore 19) al Garden Stage Dudu Kouate’ e Massimiliano Milesi in “Myrmecoleon”.  Dal Senegal, proveniente da una tradizione familiare di griot, Dudù Kouate e un maestro (e un poeta) degli strumenti della tradizione africane, strumenti che vengono al tempo stesso reinventati ed aperti a nuove situazioni sonore, con un’Africa che incontra il jazz e se ne arricchisce. Al fianco di Kouate, attuale percussionista della mitica Art Ensemble of Chicago, il sax tenore di Massimiliano Milesi, tra i più interessanti solisti dello strumento. Il Mirmicoleone, animale leggendario che da il nome al loro progetto insieme, ci ricorda che lo sfruttamento continuo della terra e della natura porta un prezzo troppo alto e l’unica risorsa possibile è la cooperazione.
Nello stesso giorno giusto menzionare il concerto di Emong Quartet al Santa Rosa Bistrot  (19.00 e ore 20.30). Protagonisti di una delle migliori uscite discografiche dell’anno, Emong è un  quartetto che riunisce insieme alcuni dei protagonisti più in vista del nuovo jazz italiano. Il loro album presenta un jazz dinamico, che salta di slancio oltre le barriere dei diversi generi musicali, con una formazione originale che affianca un sax e un trombone a una chitarra che ha assimilato la lezione di Bill Frisell ed arricchita dagli interventi vocali della batterista Evita Polidoro, che vedremo nel festival anche insieme ai Fearless Five di Enrico Rava.

Il main stage in Piazza del Carmine

Come sopracitato in questa edizione del Festival  torna il main stage in Piazza del Carmine. Un “Festival nel Festival” che dal 14 al 16 settembre coniugherà talk ed enogastronomia a grandi concerti. Il tutto a prezzi a dir poco popolari (abbonamento per singola giornata € 3,50).
Si parte giovedì 14 con due dei gruppi più interessanti e peculiari del jazz italiano. In apertura i romani Roots Magic (ore 19:30), autori di una originalissima sintesi che fonde allo storico roots blues del Delta e dei campi di cotone ai fermenti creativi del jazz afroamericano anni 60 e 70.
A seguire i Dimamitri Jazz Folklore (ore 22:30), prossimi ai festeggiamenti dei 25 anni di vita, un gruppo che ha da sempre ricercato una fusione tra il jazz e le sue primordiali radici, quelle Africane, poi  portate nel nuovo continente con l’ignobile tratta degli schiavi. Un jazz che sa di blues del deserto, che ha il colore delle sabbie, che emana un fascino al tempo stesso ancestrale e afrofuturibile.
Venerdì 15 saranno di scena due band che ci portano in una bolla temporale verso i creativi, inquieti e straordinari anni 70. Gli Insieme (ore 19:30) sono un sogno incompiuto che sboccia a sorpresa: un quartetto che riuniva quattro dei più talentuosi ventenni della musica fiorentina, in una band ispirata a Soft MAchine, Weather Report e al Miles Davis elettrico, protagonisti di registrazioni all’epoca mai finite su disco e solo ora riscoperte e pubblicate su vinile dalla storica e benemerita Materiali Sonori. Disco battezzato 1975, come la data della sua incisione, e che viene ufficialmente presentato in questo concerto. Gli Area Open Project (ore 22:30) non hanno certo bisogno di presentazioni. Capitanati da Patrizio Fariselli ed eredi degli Area, uno dei gruppi più unici e straordinari di tutta la musica italiana, i musicisti della band metabolizzano le gloriose ed esplosive radici di una musica senza tempo trasportandole verso nuovi orizzonti sonori. Per l’occasione l’album di esordio degli Area, “Arbeit Macht Frei”, che festeggia i suoi 50 anni, viene riproposto dal vivo per la prima volta dal 1973. Sabato 16, ben tre gruppi ad alternarsi sul palco di piazza del Carmine. Apertura con i giovani Super Bad (ore 19:30), un sestetto che fonde jazz, funk e soul con una grinta e un’allegria contagiosa. A seguire (ore 21) i Sudoku Killer, della bassista romana Caterina Palazzi, un gruppo che coniuga jazz e improvvisazione con un rock urticante e stimolante ed un’attitudine punk che ha il sapore di John Zorn e dei Sonic Youth. Chiusura in bellezza con Khalab Live Band (ore 22:30), un progetto di sapore internazionale del Dj, conduttore radiofonico di Rai Radio 2 (Musical Box) ed agitatore culturale Raffaele Costantino, autore di una musica che spinge il jazz verso territori che sanno di elettronica e suoni spaziali. Radici che rimandano alle percussioni tribali della grande madre Africa, soul e musica dell’anima, hi-tech e voglia di ballare. Che poi è la funzione primordiale per cui originalmente queste musiche sono nate. Nel gruppo anche i due sax dell’inglese Tamar Orborn e di Pietro Santangelo (Nu Genea Live Band),
Nelle giornate del 14 e 15 Settembre, alle ore 21.45, il Main Sponsor Ruffino ospiterà dei WineTalk con gli interventi di Paolo Ciampi, giornalista e scrittore, e Ilaria Guidantoni, scrittrice e giornalista. Gli appuntamenti sono realizzati in collaborazione con l’Associazione Culturale la Nottola di Minerva.

Il ritorno della Zattera

La Zattera sull’Arno, dopo due anni di pausa a causa dell’emergenza pandemica, torna a galleggiare sulle acque del fiume per ospitare gli artisti di questa settima edizione.
Da giovedì 14 a sabato 16 settembre (ore 20), questo palco temporaneo vedrà esibirsi il sassofonista e compositore Tobia Bondesan Music (14 settembre), il musicista Espinoza Grechi Dimitri con la sua ultima uscita discografica (15 settembre) e il poliedrico violinista Emanuele Parrini (16 settembre).
Il sax contralto di Tobia Bondesan, che sarà di scena anche nel concerto di Empoli con il progetto Sismatik, è uno dei più attivi ed interessanti protagonisti della nuova onda del jazz italiano. Il suo sassofono, forte della lezione di Ornette Coleman, Eric Dolphy, vola alto verso nuove vette e non si pone limiti nei suoi sviluppi. Dimitri Grechi Espinosa è da anni impegnato nel suo progetto per solo sassofono, “Oreb”, che ha già prodotto quattro album e che lo vede impegnato a sfruttare, con il suo strumento, i riverberi naturali degli ambienti in cui si trova ad operare. E per la prima volta sarà impegnato ad interagire con le acque di un fiume e con il suo ambiente circostante. Per l’ultima serata invece sarà di scena, ed è la prima volta che questo strumento viene ospitato sulla zattera del Firenze Jazz Festival, il violino di Emanuele Parrini. Membro della “All Stars” del jazz italiano, la Instabile Orchestra, Parrini è stato collaboratore ed allievo prediletto del grande Tony Scott e ha collaborato con moltissimi nomi del jazz italiano ed internazionale.

Nel frattempo…

Il cuore del FJF torna a battere anche al Circolo Rondinella del Torrino con il Wes Or No Trio con  Simone Basile, Manrico Seghi e  Giovanni Paolo Liguori (15 settembre ore 19:00).
Wes Montgomery è stato il chitarrista, originalissimo, personale e innovativo, che ha reinventato la chitarra jazz trasportandola nell’era moderna. A celebrarlo, nel centenario della sua nascita (1923) un trio che prende spunto dalla sua musica per rendergli omaggio e trasportarlo verso atmosfere contemporanee.
Nei giorni del Festival in Piazza del Carmine ci sarà tempo anche per un appuntamento alla Società Canottieri Firenze con  Michele Tino Organ Trio (16 settembre ore 20:00). Ancora l’Hammond protagonista per questa serata che sa di soul jazz ma anche di un diverso approccio a questo peculiare strumento. Il sax di Michele Tino, il virtuoso del pianoforte Alessandro Lanzoni (in questo caso impegnato con la sua nuova passione per l’organo elettrico) e la batteria di Simone Brilli sono i protagonisti di una  formazione, nuova ma già rodata, che esordisce in questi giorni.

Gli appuntamenti dell’ultima giornata del festival

Il “tour” del Firenze Jazz Festival include un altro amatissimo appuntamento fuori città, ossia  l’ormai consolidato Jazz Brunch presso Tenuta Ruffino Poggio Casciano, alle porte di Firenze, sulle colline del Chianti. Domenica 17 settembre alle 12 il FJF proporrà il concerto del pianista e compositore Matteo Castellan, in trio con Luigi “Giotto” Napolitano (tromba) e Veronica Perego (contrabbasso): un’escursione in una delle zone di produzione vinicola più importanti d’Italia.
Matteo Castellan propone in questo trio alcune delle sue composizioni più riuscite, unite a rivisitazioni di brani celebri dal repertorio jazzistico internazionale, dando voce all’universo musicale sviluppato nella sua trentennale carriera.  Con lui, come sopracitato, Luigi “Giotto” Napolitano (trombettista dalle grandi collaborazioni: Manu Chao, Africa Unite, Fratelli di Soledad, Baustelle, JCT Torino Big Band e che ha partecipato anche alla composizione di alcuni brani originali) e la contrabbassista Veronica Perego, (una delle più apprezzate giovani interpreti del suo strumento: ha suonato con Emanuele Cisi, Alfredo Ponissi, Joao Pedro Teixeira). Per info e prenotazioni scrivere a hospitality@ruffino.it.
Nell’ultimo giorno di programmazione anche il concerto “La finestra di Puccini” di Danilo Rea e Michel Godard (Limonaia di Villa Strozzi, ore 21:15). In questo appuntamento curato da Toscana Produzione Musica, uno dei pianisti più importanti della scena nazionale come Danilo Rea e uno dei più raffinati compositori e abili virtuosi di serpentone e tuba, Michel Godard si incontrano sul terreno comune dell’amore per la musica del grande compositore lucchese Giacomo Puccini. Lontani dai manierismi di molti progetti di rilettura in chiave jazz di repertori operistici, Rea e Godard esplorano Puccini non solo attraverso l’improvvisazione sul canovaccio di arie note e meno note, ma anche ritrovando l’eredità del suo travolgente lirismo in alcune selezionate composizioni originali. Il risultato è una musica universale, senza tempo e oltre i generi, che riesce a toccare corde intime e profonde in chi la ascolta. Un incontro tra Maestri.
In apertura (ore 19) al Garden stage il dj set di Mista P, dj performer estremamente talentuoso. Durante la sua carriera ha curato gli open act di molti artisti della scena italiana del calibro di Club Dogo, Marracash, Salmo e Sfera Ebbasta oltre ad artisti di fama internazionale come Fat Joe, M.O.P. e KRS-One. I suoi set sono contaminati da una vasta influenza di generi, e grazie alla sua esperienza ultra decennale e alla continua ricerca di nuove sonorità.  Chiusura del Festival (ore 22:30) al Garden Stage della Limonaia con Anima_L: progetto artistico dell’attrice e performer Linda Messerklinger, e madrina di questa edizione del Firenze Jazz Festival 2023. In questa sua performance musica, parole e immagini creano un habitat mutante dove immergersi, un paesaggio sonoro evocativo ed ipnotico che genera contatto fra arte, scienza e attivismo. L’idea centrale è una continua ricerca di esperienze collettive che possano potenziare il senso di comunione fra specie viventi: rivitalizzare la consapevolezza dell’interdipendenza che connette tutto ciò che esiste in Natura, fortificare la percezione di relazioni e tessuti vitali sul pianeta, coltivando empatia e sensorialità come strumenti per tutelare la biodiversità.
In un contesto in continuo mutamento il Firenze Jazz Festival si propone come una piattaforma in grado di unire la comunità artistica toscana ai grandi protagonisti del jazz italiano ed internazionale, i locali di Firenze al mondo culturale fiorentino, Oltrarno e diverse location di grande  bellezza al fine di essere riscoperte grazie ad un programma di respiro  internazionale.

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