Salvini sospeso su Facebook per la parola ‘zingari’? Bufala o no?
Parola al direttore
FIRENZE – Al di là di quello che è il mio pensiero personale sulla questione dei nomadi in Italia e sull’onorevole Matteo Salvini, sinceramente mi suona molto strano che Facebook abbia notificato all’europarlamentare del Carroccio il blocco per 24 ore del proprio profilo utente per aver utilizzato i termini “zingari” e “zingare”, come ammesso dal leader leghista. Mi suona strano perché normalmente Facebook invia notifiche di default nelle quali espone il motivo del blocco (il non rispetto degli standard della comunità) senza entrare troppo nei dettagli. Un messaggio di default in cui si fa presente all’utente che qualcuno lo ha segnalato per un post o un commento che viola il regolamento di Facebook, senza però alcuna specificazione sui contenuti effettivamente incriminati se non il post oggetto della segnalazione. Per il mio lavoro, ho avuto modo in passato di visualizzare queste poco simpatiche notifiche e mai è stato indicato con fermezza il termine che avrebbe violato la policy del social network.
Sicuramente molti utenti hanno segnalato i post incriminati a Facebook (e questo anche per la presenza di commenti non propriamente in linea con le attuali leggi italiane, come per esempio i riferimenti ai forni crematori, a Hitler e più in generale al nazismo), se non addirittura il profilo. Il punto 3 comma 9 della “Dichiarazione dei diritti e delle responsabilità” impone agli utenti di “non usare Facebook per scopi […] discriminatori” e al comma 7 di “non pubblicare contenuti […] con incitazioni all’odio o alla violenza […]”. Ci sono ben 12 ragioni per cui Facebook può arrivare a sospendere un account e una di queste è la condivisione di contenuti o la presenza all’interno di essi di commenti offensivi. E chi non condivide la policy di Facebook può non iscriversi al social network.
Visti i miei dubbi, tempestivamente avevo chiesto a Salvini, attraverso la sua pagina ufficiale, la pubblicazione dello screenshot della notifica di Facebook, ma l’onorevole purtroppo non mi ha accontentato. Perché? Perché Salvini non ha pubblicato la notifica di Facebook sulla propria pagina invece della canzone “Zingara” dell’eterna Iva Zanicchi? Forse (e, ripeto, forse) non è andata propriamente come descritto da Salvini. Forse non è stato un attacco alla sua libertà di pensiero. Forse non è stato un colpo alla libertà di espressione. Forse non è stato bloccato per aver scritto i termini “zingari” e “zingare”, riconosciuti dalla lingua italiana non come termini dispregiativi, bensì come semplici sostantivi indicanti delle persone che fanno parte di un determinato gruppo etnico che conduce perlopiù una vita nomade o comunque una persona incline a continui cambiamenti di sede (si veda il Sabatini Coletti). Forse Salvini ha voluto semplicemente rigirare la frittata vista la cattiva pubblicità di ieri (mercoledì 8 aprile) dovuta ai commenti filonazisti a un suo post. O forse ha più semplicemente tentato la carta del vittimismo per guadagnare consensi. Caro Matteino, perché non hai fatto lo screenshot? Almeno avresti raso al suolo i miei dubbi…
L’INTERVENTO DI FACEBOOK – In serata sono arrivate le scuse di Facebook per aver rimosso per errore un post dalla pagina (e quindi non dal profilo, come sostenuto da Salvini) del segretario del Carroccio, mentre ne è stato tolto un altro per istigazione all’odio dopo molteplici segnalazioni. Facebook non fa alcun riferimento né ai termini “zingari” e “zingare” né alla sospensione del profilo di Salvini e infatti si scusa solo per la rimozione del post sbagliato. Ecco quanto dichiarato all’Ansa da un portavoce del noto social network: “Dopo aver esaminato la pagina di Matteo Salvini ci siamo resi conto che, mentre uno dei contenuti è stato rimosso correttamente poiché in violazione delle nostre policy riguardanti l’incitamento all’odio, abbiamo anche rimosso erroneamente un altro contenuto. Dal momento che il nostro team gestisce più di un milione di segnalazioni ogni settimana, occasionalmente facciamo un errore. Ci scusiamo per il disagio causato dalla rimozione di questo contenuto”.