GIORNO DEL RICORDO – Il silenzio che uccide due volte
FIRENZE – Oggi è il 10 febbraio. Non è una giornata come tutte le altre. È un lunedì piovoso, di quelli che ti fanno venire la voglia di tornare a casa, buttarti sul divano e coprirti con le coperte. Tornare a casa. Quante persone vorrebbe farlo. E questo a cominciare proprio da quei popoli che circa 70 anni fa sono stati costretti ad abbandonare le proprie case, le proprie terre, i propri possedimenti e i propri negozi per evitare la pulizia etnica attuata dai partigiani titini, di nazionalità jugoslava e, purtroppo, in alcuni casi, anche italiana.
Sin da ragazzo mi sono sentito subito vicino al popolo istriano, a quello dalmata, a quello giuliano e ai fiumani. Questi tre popoli li sento davvero fratelli d’Italia, di un’Italia che non li ha accettati quando sono stati costretti a ripiegare in altre regioni, di un’Italia che per troppo tempo ha fatto calare sull’esodo e sulle foibe un colpevole silenzio. La vicenda delle foibe e dell’esodo degli istriani, dei fiumani, dei dalmati e dei giuliani è stata spesso “dimenticata” dalle sinistre e dal centro, per evitare nuvole su una certa parte della Resistenza, e spesso strumentalizzata dalle destre, per rivalutare in qualche modo certi aspetti del fascismo.
Queste tragedie hanno avuto tanti colpevoli ed è l’ora di affrontare questa storia senza inquinamenti ideologici di alcuna schiera. Lo dobbiamo a Norma Cossetto e a tutti coloro che, dopo violenze e sevizie indicibili, hanno trovato la morte in una foiba in quanto italiani. Perché nelle foibe sono sì finiti i fascisti, come per anni giustificato dalle sinistre, ma anche persone comuni e pure partigiani italiani che volevano difendere quelle terre italiane dall’annessione jugoslava.
Dopo 70 anni, Italia, Slovenia e Croazia fanno parte di un progetto comune molto più ampio chiamato Unione Europea. Forse è giunta l’ora che anche l’Ue faccia la propria parte in merito a questa vergognosa pagina di storia che riguarda tre propri Stati membri. Oltre al ricordo dei martiri, ci sono esuli che hanno dovuto lasciare i propri possedimenti e che non hanno avuto alcun risarcimento. Sarebbe l’ora che l’Ue dia un risposta chiara in tal senso, risarcendo i reduci e le loro famiglie. E questo anche al fine di permettere a chi lasciò una casa 70 anni fa di poter far ritorno in quelle terre.
Sono le 15.35 e mi dispiace constatare che il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, non abbia trovato ancora un minuto per dedicare un pensiero al Giorno del Ricordo. Il suo silenzio è davvero assordante. Sui propri social network ha trovato il tempo di commentare la Manifestazione antiproibizionista di Roma, di bocciare la volontà popolare svizzera sul tetto per i lavoratori immigrati chiedendo un intervento dell’Ue e di esaltare la sperimentazione della mano bionica al Sant’Anna di Pisa. Ma zero parole, finora, dedicate al Giorno del Ricordo. Poi, però, la sinistra non si venga a lamentare che le destre strumentalizzano questa ricorrenza e cose del genere…
ROSSI – Alle 17, finalmente il Governatore toscano ha inviato un comunicato stampa e ha postato sui propri social network un pensiero sul Giorno del Ricordo. «Fra Giorno della Memoria e Giorno del Ricordo la linea non può essere che continua: manteniamo alto l’impegno della Toscana nel condannare le stragi e nel costruire una memoria condivisa per trasmettere ai giovani quei valori di convivenza civile che la Resistenza ci ha permesso di affermare, e che sono l’unico modo per costruire insieme società più libere e giuste». E, poi, un duro attacco a coloro che hanno messo in piedi una «stupida e fuori luogo» contestazione a Scandicci durante “Magazzino 18” di Simone Cristicchi.