Telefonia, truffe sui servizi a pagamento: Confconsumatori assiste gli utenti

L'associazione segue l'inchiesta Wind. L'ipotesi di reato è “concorso in frode informatica”

Una percentuale dei ricavi destinati ai piccoli fornitori di servizi aggiuntivi finisce nelle casse delle grandi compagnie telefoniche. Il tutto a danno degli utenti, che si ritrovano addebitati sulla scheda sim – a loro insaputa, a causa di fraudolenti banner pubblicitari – sovrapprezzi per l’attivazione di suonerie, giochi e streaming vari. Un sistema che l’autorità giudiziaria ha tutta l’intenzione di smantellare, come dimostra l’inchiesta della Procura di Milano per l’ipotesi di reato di «concorso in frode informatica» che ha comportato il sequestro preventivo a Wind di 21,2 milioni di euro, cifra pari proprio alla percentuale incamerata dalla compagnia telefonica «per i servizi attivati pacificamente con modalità fraudolente» fino a novembre 2018 da alcune società produttrici di contenuti. Un fiorente mercato, quello dei “ricavi tossici” sui servizi telefonici aggiuntivi, che vale oltre 1,5 miliardi di euro all’anno e nel quale – sempre secondo l’autorità giudiziaria – le grandi compagnie telefoniche non possono definirsi semplici intermediarie tra i fornitori e gli utenti e anzi avrebbero il dovere di attivarsi per risolvere i contratti tossici e segnalare i casi alle autorità competenti. Troppo spesso, però, gli utenti continuano a ritrovarsi addebiti non richiesti sulla loro sim. E Confconsumatori, nell’ambito della propria attività quotidiana a tutela dei cittadini, segue anche questa inchiesta: «Invitiamo tutti gli utenti di telefonia mobile che si ritengano coinvolti nel caso a contattare il nostro sportello territoriale: offriremo assistenza, valutando la situazione e la possibilità di eventuali rimborsi su importi addebitati ingiustamente». Tutti i contatti degli sportelli toscani sono sul sito www.confconsumatori.it

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