Strage dei Georgofili 25 anni dopo, l’importanza delle ricerca della verità

Venticinque anni sono passati da quel boato che sconquassò la notte fiorentina e uccise Angela, Caterina, Dario, Fabrizio e Nadia, ferì altre 41 persone e devastò parte del centro storico fiorentino.

Nel pomeriggio in Regione, a poche ore dalla commemorazione in via dei Georgofili, si è svolto il convegno intitolato “L’importanza delle indagini nei processi delle stragi del 1993” che ha visto la partecipazione di Giovanna Maggiani Chelli dell’associazione tra i familiari della strage, di Vittorio Bugli, assessore regionale alla presidenza, e dei vertici della magistratura inquirente e delle forze dell’ordine, tra cui il capo della Polizia Franco Gabrielli.

Ed è proprio tra Maggiani Chelli e Gabrielli che si è sviluppato un dialogo all’interno dei loro interventi. La presidente dell’associazione delle vittime, rivolgendosi a magistrati e investigatori, ha rivolto loro un appello affiché “all’interno del processo si chiariscano le responsabilità concorrenti all’azione di Cosa nostra nella stagione stragistico/eversiva” e nel farlo, nel ribadire il suo impegno alla ricerca della completa verità su quella stagione, ha ricordato quanto dichiarò nel 2002 Gabriele Chelazzi, il magistrato prematuramente scomparso protagonista della prima fase processuale: “La verità non può essere mai parziale, amputata, manipolata o di regime”. All’appello Gabrielli ha risposto come sia stata solo la determinazione, la voglia di affermare le cose in cui si crede, ad aver consentito a questa vicenda di avere una risposta giudiziaria. Sull’esempio del magistrato Chelazzi, non posso che dire – ha terminato il capo della Polizia – che chi vuole, chi crede oltre alle verità apparenti, poi, questa verità la consegue.

Vittorio Bugli ha definito l’attentato dei Georgofili come “una delle stragi più ignobili vissuta dal nostro Paese” e ha poi incentrato il suo intervento sui giovani e il loro rapporto con la cultura della legalità.

“Dobbiamo saper investire in democrazia, e nel farlo non dobbiamo fermarci al mero racconto di quanto successo in quegli anni. Faccio un esempio, utile al contrasto delle mafie in una regione come la Toscana che purtroppo non è indenne dal fenomeno. Assieme allo studio, all’approfondimento e ai comportamenti virtuosi è importante far partecipare gli studenti al recupero dei beni confiscati alle mafie. In questa direzione le nostre politiche prevedono interventi diretti, carichi di significati e da una ricaduta sociale che ne moltiplica gli effetti. Auspico che sui 730 ettari della tenuta di Suvignano, vicino Siena, possa p resto partire un progetto in grado di dare risposte concrete a chi vuole impegnarsi per un Paese migliore”.

“Sul fronte della memoria – ha continuato Bugli – occorre proseguire e potenziare l’impegno portato avanti finora dalle istituzioni e dall’associazione tra i familiari delle vittime della strage. Occorre che i giovani sappiano e non dimentichino” e ha messo al corrente i presenti di come durante la mattinata, nella stessa sala di Palazzo Strozzi Sacrati, sede della presidenza regionale, un gruppo di giovani, attraverso rappresentazioni e letture, ha ripercorso i momenti toccanti della stagione delle stragi. “Anche questo è un modo importante per mantenere viva e tramandare alle nuove generazioni la memoria di ciò che avvenne in quegli anni. Un modo per far sentire addosso ai ragazzi e sentire anche a noi adulti, emozioni che non possono far altro che fortificare la nostra democrazia”.

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Nel trarre le conclusioni l’assessore ha ricordato anche le principali azioni del governo regionale per contrastare le mafie: dal progetto di digitalizzazione degli atti giudiziari riguardanti le stragi a cura del Centro di documentazione “Cultura della Legalità Democratica” alla seconda ricerca sui fenomeni corruttivi e di criminalità organizzata di tipo mafioso in Toscana realizzata in collaborazione con la Scuola Normale Superiore di Pisa; dalla stipula di accordi e protocolli d’intesa per favorire le attività anticrimine al rafforzamento del presidio sociale nelle città e nei territori.

A chiudere il convegno un giornalista in erba, un protagonista del laboratorio di giornalismo Leo Magazine [www.leomagazineofficial.it] condotto all’interno del Liceo scientifico Leonardo Da Vinci di Firenze, anche per lui nessun dubbio: “Che la giustizia giunga alla definitiva verità”.

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