Salvatore Magazzini in mostra alla Cattedrale Ex Breda di Pistoia
Composizioni e opere dal 1968 ad oggi
E’ stata inaugurata la mostra personale di Salvatore Magazzini (1955) con più di 200 dipinti che riassumono la sua attività, dagli esordi fino ad oggi. Mario Luzi ha espresso il suo giudizio positivo sulle sue opere: “Egli può, come pochi altri pittori novecenteschi che l’hanno preceduto, abbinare visione e solidità”. Ed effettivamente quella solidità, è passata in rassegna in opere che si muovono dalle avanguardie: come i futurismi di luce della realtà urbana, la sintesi di Sironi, i colori degli impressionisti. Specializzato in paesaggi, Magazzini spiega il perché di questa scelta apparentemente retrò. Infatti è proprio il termine paesaggio ad essere sbagliato, poiché andrebbe utilizzato il termine luogo, che è, appunto un topos innanzitutto esistenziale che geolocalizzano gli esordi dell’autore. : “Più che di paesaggi parlerei di luoghi che hanno per me qualcosa di misteriosamente inquietante. Un muro storto o la particolare angolazione di una casa suscitavano in me qualcosa di indefinibile a cui riesco a dare il nome di inquietudine. I primi luoghi rappresentati sono per lo più quelli della mia infanzia e giovinezza: Quarrata, il Montalbano”.
La nobiltà d’animo di Magazzini confessa i suoi tentativi di ricomprare vecchie opere a cui lui è ancora affezionato, ma con scarsissimi risultati è riuscito a riappropriarsi delle sue produzione, che non sono più sue per definizione. L’artista ha il sacrificio insito nel proprio io. Produce e dona, un processo che non può essere reversibile e su cui la contemporaneità ha lavorato molto: l’aspetto effimero delle opere. Ma invece che dal punto di vista del fruitore, abbiamo mai pensato al punto di vista dell’artista? Le opere sono effimere anche per un artista. Una volta concluso il suo lavoro, dovrà far spiccare il volo alle sue opere, come fanno i genitori con i loro piccoli. Sarà il momento che l’arte si lib(e)ri nel cielo delle ispirazioni.
La mostra sarà visitabile fino al 28 ottobre 2018
Riccardo Gorone
Servizio fotografico a cura di Sandro Nerucci