Quattro etichette Chianti Classico nella Top 100 di Wine Spectator
Gallo Nero denominazione con il maggior numero di referenze nella lista più prestigiosa
Non solo in ambito nazionale, ma a livello mondiale il Chianti Classico è il nome più ricorrente nella Top 100 di Wine Spectator: con quattro etichette presenti si è aggiudicato la palma 2019 come denominazione più premiata nella classifica internazionale curata da una delle redazioni più seguite nel mondo.
Già lo scorso anno era presente con il Chianti Classico Riserva 2015 di Castello di Volpaia, con la medaglia di bronzo. Il 2019 vede riconfermato il terzo posto a un vino Gallo Nero, il Chianti Classico della Fattoria San Giusto a Rentennano, del felice e simbolico millesimo 2016: la trecentesima vendemmia da quel 24 settembre 1716 in cui Cosimo III de’ Medici delimitò, con grande lungimiranza, la zona di produzione dell’odierno Chianti Classico DOCG.
Ieri la lista completa ha svelato la presenza di altre tre etichette: al 17° posto Castellare di Castellina con il Chianti Classico 2017, al 19° la Tenuta di Bibbiano con il Chianti Classico Riserva 2015, al 33° Castello di Gabbiano con il Chianti Classico 2015.
Questo di Wine Spectator è un riconoscimento che giunge al termine di un anno ricco di successi per il Gallo Nero, riconosciuto dalla critica italiana e internazionale come uno dei vini migliori del Bel Paese.
Stiamo vivendo un momento estremamente positivo per la nostra denominazione, – afferma Giovanni Manetti, Presidente del Consorzio Vino Chianti Classico – questa è un’ultima, importante conferma che il nostro lavoro di viticoltori impegnati verso la qualità è riconosciuto, premiato e apprezzato ai livelli più alti. Viva il Chianti Classico.”
Vendemmia 2019 – Anche se è ancora presto per i giudizi finali, tutto fa auspicare un’altra ottima annata per il Chianti Classico Gallo Nero. Le piogge primaverili hanno permesso la creazione di importanti riserve idriche, adatte a affrontare un’estate moderatamente calda e caratterizzata da ridotte precipitazioni. Il clima mediamente più rigido e umido nella prima metà dell’anno ha lievemente ritardato il ciclo vegetativo della vite rispetto agli ultimi anni, con un cadenzarsi dei tempi che ricorda le grandi annate degli anni ’80. A un’estate calda ma regolare senza particolari picchi di calore o abbondanti precipitazioni è seguito un settembre caratterizzato da bel tempo e grandi escursioni termiche, che hanno permesso la perfetta maturazione fenolica delle uve. In cantina sono state portate uve perfettamente sane e a livello di quantità prodotte si è in linea con il 2018.