PRATO – Turismo industriale: le fabbriche pratesi raccontano storie 

Palcoscenico e racconto allo stesso tempo, emozioni e storie: quelle di una città che sul tessile ha costruito a lungo la sua fortuna. Le fabbriche di Prato e provincia, le più antiche come le moderne, diventano l’oggetto di una nuova esperienza di viaggio. Un appuntamento ogni ultimo fine settimana del mese.

“Un’idea molto originale, per un itinerario diverso non solo di archeologia industriale ma che racconta una realtà economica tuttora viva” commenta il presidente della Toscana Eugenio Giani, che ha partecipato  alla presentazione a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze.  “Questo andare in fabbrica come in un museo – si sofferma – può essere un modello anche per altri distretti industriali”.  “Si tratta di un progetto che parla di noi: siamo noi, ci rappresenta con la nostra cultura  – spiega il sindaco di Prato, Matteo Biffoni – E quando poi il turista arriva in città può esplorare molto altro: Filippo Lippi, Palazzo Pretorio, l’arte contemporanea del Pecci”.   Si complimenta per l’idea e la velocità con cui è stata messa in pratica l’assessore all’economia e al turismo della Toscana, Leonardo Marras. “I viaggi di affari – dice – si sono trasformati: oltre ad un evento commerciale hanno bisogno di esperienze. E qui l’idea geniale è stata trasformare quell’esperienza in fabbrica in qualcosa di popolare. Ma c’è di più: perché aprire le porte delle manifatture e socializzare ciò che si è è un manifesto di splendore e trasparenza”.  “E’ l’invito – conclude la consigliera regionale, pratese, Ilaria Bugetti – a visitare l’altra Toscana, quella al di fuori dei soliti itinerari turistici e culturali. Ed è grazie al lavoro di ricerca e di riordino fatto in questi anni da tante persone che il progetto oggi può prendere vita e crescere, con tanti altri luoghi in futuro da scoprire”.  “Un’idea per un fine settimana pratese diverso, anche per famiglie” chiosa l’assessore al turismo di Prato, Gabriele Bosi, convintissimo della replicabilità del format altrove.

Non è la prima volta che il territorio laniero per eccellenza della Toscana si adopera nel portare i turisti in fabbrica: fu già fatto circa venti anni fa, ma la proposta si limitava allora alla promozione dello shopping negli empori aziendali. Stavolta invece è stato confezionato un prodotto turistico molto articolato: le manifatture, storiche e d’avanguardia, diventano teatro, ospitano eventi e provano a raccontare storie ed emozioni, prendendo per mano il turista e portandolo ad esplorare il più grande distretto tessile d’Europa. Un viaggio per appassionati di architettura industriale, architettura, moda e design in un polo fortemente innovativo, cresciuto sul recupero delle materie prime e dove l’arte del riciclo –  con il cardato, lavorando ‘cenci’ di lana provenienti da tutto il mondo –  parte da lontano, dal Medioevo.

E’ questo “Tipo”, il nuovo prodotto turistico tenuto a battesimo in via sperimentale a fine 2021 – positive le risposte – e che, con il 2022, vuole riproporsi più strutturato, con un programma di laboratori creativi per grandi e piccini, spettacoli ed appuntamenti già in calendario fino a maggio e che poi riprenderà dopo l’estate. Una nuova frontiera: qualcosa sicuramente nuovo nell’offerta regionale, per attrarre turismo nazionale e internazionale. Un’esperienza di visita esclusiva in luoghi industriali suggestivi e ricchi di fascino.  Un progetto “immersivo ed esperenziale” che arrichisce l’offerta turistica dell’area pratese caratterizzata fino ad oggi, oltre che dai percorsi tra chiese, musei e ville medicee, dall’arte contemporanea (con il Centro Pecci), da cammini naturalistici (dalla Via della lana e della seta alla Via medicea), dall’enogastronomia (i vini Doc e Docg di Carmignano e  prodotti Slowfood come la mortadella di Prato, i fichi secchi di Carmignano, le “pesche” di Prato o i cantucci con la mandorla) o dall’archeologia etrusca.

Tipo Prato è un modello di turismo contemporaneo: un “dentro e fuori” dalle fabbriche, tra eventi culturali, spettacoli, trekking urbano e momenti per le famiglie, nella città del Museo del tessuto, del Centro Pecci e del Mumat – Museo delle macchine tessili di Vernio, modello di imprenditorialità, cura dell’ambiente e progettazione culturale. Ogni sabato dell’ultimo fine settimana del mese Tipo proporrà spettacoli in luoghi della produzione tessile solitamente non aperti al pubblico; la domenica ci si muoverà invece sul territorio, per scoprire il patrimonio di architettura industriale e di ex fabbriche rigenerate con progetti di innovazione urbana. In programma anche laboratori didattici per bambini al Museo del tessuto, al Centro Pecci e al Mumat.

Il programma fino a marzo
Il 29 gennaio il palcoscenico sarà così quello dell’azienda Picchi, con uno spettacolo del musicista, comico e blogger Elianto. Il 30 gennaio toccherà al lanificio Lucchesi, con laboratori per famiglie. Il 26 febbraio l’azienda Ricceri ospiterà il giornalista Federico Rampini e il suo spettacolo “Moriremo cinesi?”, tema doppiamente di attualità in un distretto connotato da una forte presenza di aziende e immigrati provenienti dal grande paese asiatico.  Il 27 febbraio occhi puntati sulla rigenerazione urbana e sulle trasformazioni subite da grandi edifici industriali del passato diventati ‘altro’: dal polo Campolmi, che in pieno centro della città ospita oggi il  Museo del tessuto e la biblioteca Lazzerini, all’ex lanificio Bini nella corte di via Genova, oggi effervescente realtà artisica e sociale, fino alla ex Anonima Calamai, tra i più grandi complessi industriali cittadini, e il Macrolotto Zero.

A marzo ci si sposta in provincia: il 26 alla Cartaia di Vaiano, dove si esibirà il musicista Fabio Celenza, e il 27 alle origini della grande industria tessile pratese, dal Museo delle macchine tessile di Vernio all’ex lanificio Romei di Cerbaia e il villaggio fabbrica Forti de La Briglia.  Tutti i dettagli su www.tipo.prato.it.

Il progetto è promosso da Comune di Prato, Fondazione Museo del Tessuto, Fondazione Cdse Centro di Documentazione Storico Etnografica e dai Comuni di Cantagallo, Carmignano, Poggio a Caiano, Montemurlo, Vaiano e Vernio in collaborazione con Acte (Associazione Comunità Tessili Europee), Visit Tuscany e Prato Turismo. La direzione artistica degli spettacoli è a cura di Fonderia Cultart.

Passato e presente del tessile a Prato
Alla base dell’industria tessile pratese c’erano 58 mulini e un sistema idraulico – le cosiddette “gore” –, nato in epoca romana e consolidato nel Medioevo: 53 chilometri di canali che dal Cavalciotto di Santa Lucia raggiungevano il fiume Ombrone, attraversando tutto il territorio.  L’Ottocento fu l’epoca dei lanifici a ciclo completo, dove entravano i cenci o il cascame di lana meno pregiato ed uscivano tessuti rifiniti e nobilitati. Negli anni ’50 del Novecento si afferma il mito dei piccoli artigiani pratesi, quelli che lavoravano gli stracci provenienti dall’America o che recuperavano le divise della seconda guerra mondiale. Il lavoro si esternalizza e la città si riempie negli anni a venire di telai nei garage di fianco alla casa.  Oggi Prato è diventato un distretto apprezzato per la qualità dei suoi prodotti  e le lavorazioni di alto livello pensate per le grandi maison internazionali della moda. Ma ancora oggi il processo produttivo è basato sul riuso e sull’economia circolare.

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