Palazzo Medici Riccardi premia l’artigianato fiorentino
Cinquanta ore di lavoro “no stop”, otto al giorno per una settimana. E’ questo il tempo richiesto a un calzolaio fiorentino per realizzare un paio di scarpe. Se all’equazione si applica il costo della manodopera di una qualsiasi carrozzeria, il prezzo finale raggiunge anche i duemila euro. Condiamo il tutto con la concorrenza dei centri commerciali, lo spopolamento del centro, il caro affitti della “rendita” e il potere d’acquisto in picchiata. Risultato? Crisi nera per l’artigianato. Anzi, per tutta la città. Perché ogni bottega che chiude solca una ruga in più sul volto di Firenze.
Così scoprire che ad “accomodare” le serrature e i cardini trecenteschi di porta Romana e porta San Frediano non è stata la ditta vincitrice di un appalto ma la mano di un giovane fabbro fiorentino smuove qualcosa nel profondo.
Lo stesse effetto fa sapere che Francesco Signorini, questo il suo nome, a “soli” 37 anni ha nelle mani un bottega aperta a fine ‘800 dal prozio Guido al 25 rosso di via san Paolino. Una bottega immobile da quattro generazioni, che oggi va avanti da sola, senza un sito internet, l’aiuto di Facebook o spremendo stagisti e, forse con un pizzico di romanticismo, rappresenta un baluardo contro il disagio di via Palazzuolo, l’agonizzante strada ‘sorella’ soffocata da spaccio e delinquenza.
Un merito, quello di esserci e tenere alto il nome della tradizione artigiana fiorentina, che la Società San Giovanni Battista e l’Osservatorio dei Mestieri d’Arte hanno voluto riconoscere assegnando a Signorini la sesta edizione del premio “Bottega Artigiana Fiorentina 2012”.
Il trofeo, realizzato dallo scultore Galeazzo Auzzi, costituito dalla riproduzione del “frontale” d’accesso alle antiche botteghe artigiane fiorentine, è stato consegnato ieri a Palazzo Medici Riccardi da Franco Puccioni, presidente della società San Giovanni Battista e Giampiero Maracchi, direttore dell’Osservatorio dei Mestieri dell’Arte.
Una data scelta per la consegna del premio, quella di ieri, tutt’altro che casuale. Il 25 marzo rappresenta infatti il “Capodanno fiorentino” che fino al 1750 fu l’inizio dell’anno civile e che “incarna – commenta Puccioni – quella ‘testardaggine buona’ dei fiorentini che vorremmo abitasse la città e che li portò nel 1582, anche di fronte all’avvento del calendario gregoriano, a continuare per due secoli a festeggiare il capodanno con l’inizio della primavera.”
Fra i riconoscimenti anche quello per Irma Schwegler della sartoria “Old Fashion”, con il premio “Menzione Speciale” e per Giannozzo Pucci, direttore della Libreria Editrice Fiorentina premiata con il trofeo “Cent’anni” a celebrare i 110 anni di attività nel cuore di Firenze.
“Lo spirito a cui il premio rende omaggio – spiega Auzzi –è quello che quarant’anni fa portò gli artigiani fiorentini a traghettare la città nel dopo alluvione. Oggi la stessa caparbietà dei premiati rappresenta il punto di partenza per riscoprire l’essenza di Firenze”.
Un grande mosaico, quello delle botteghe artigiane fiorentine, nel ‘200 diviso in 14 corporazioni dette ‘Arti Minori’, di cui oggi rimangono poche tessere. A suonare il campanello d’allarme lo spopolamento del centro storico dove la crisi, nell’ultimo anno, ha portato venti botteghe nella cerchia delle mura ad abbassare la saracinesca.
“Manca il ‘pungolo della bottega’ – spiega Lamberto Banchi, bronzista di via de’ Serragli vincitore dell’edizione 2008 – quello che portava il mio maestro a farmi ripagare ogni ‘seghino’ che rompevo durante l’apprendistato. Un modo per insegnarmi che le cose una volta perse, non si ritrovano più se non a costo di sacrifici e forza di volontà”. Eppure l’elisir di lunga vita c’è, ed è quello partorito dalla stessa città che per prima chiamò “Arte” l’artigianato. “Non servono solo aiuti economici –commenta il vincitore Francesco Signorini – il Comune potrebbe favorire l’artigianato diffondendo la cultura del lavoro in bottega, garantendo accesso fisico e visibilità alle attività. Deve rinascere la semplicità del lavoro manuale”. Semplicità tutta nella risposta di Signorini a chi, ieri, gli ha chiesto quali siano state le difficoltà nel restauro delle porte monumentali di Firenze. “Nessuna – ha ribattuto -, ho solo fatto quello che qualche ‘collega’ portò a termine nel 1300”.