Disoccupato, vende un rene per mantenere la famiglia. Il Comune: “Andate a vivere nello sgabuzzino dello stadio”
SCANDICCI (FI) – Ha 49 anni, è di origine siciliane, ma da 30 vive a Scandicci. Si chiama Rosario Giangrasso e già lo scorso anno aveva fatto parlare di sé. Per la disperazione, era salito sulla gru del centro Rogers, ad un’altezza di 50 metri. Il presidente dello Scandicci Calcio, Fabio Rorandelli, aveva preso a cuore il caso di Rosario e gli aveva offerto di fare il custode-magazziniere per la sua squadra a 650 euro al mese. Rosario accetta, lavora 11 ore al giorno per 30 giorni al mese. E, naturalmente quei 650 euro non gli bastano per pagare l’affitto e mantenere la sua famiglia: la moglie è disoccupata e ha due bambini da crescere.
Quella che Rosario racconta sulle colonne di Firenze Today è una storia come tante dell’esasperazione e della disperazione che stanno colpendo le fasce deboli. Rosario ha subito lo sfratto esecutivo perché, come racconta al collega Emiliano Benedetti, «finché lavoravo non ho mai ritardato un pagamento. Dopo ho dovuto scegliere: o l’affitto o dar da mangiare ai ragazzi» che hanno solo 11 e 9 anni. E per mantenere la famiglia e per non rischiare che i servizi sociali gli portino via i bambini, Rosario ha deciso di vendere un rene: armato di carta e con il bollo ministeriale per le affissioni pagato, ha esposto il suo singolare quanto grave annuncio all’ospedale San Giovanni di Dio di Torregalli.
Per “venirgli incontro” (scusate l’eufemismo), il Comune di Scandicci gli avrebbe fatto (come spiega Rosario sempre a Firenze Today) la classica “offerta che non potrà rifiutare” (ripermettete l’eufemismo): trasferirsi con la famiglia nello sgabuzzino del campo di calcio dello Scandicci. Un vano di 10 metri quadri, pieno di divise dei calciatori, lavatrice, palloni etc. nel quale Rosario dovrebbe portarci a vivere moglie e bambini. Non c’è la cucina e, per andare al bagno o per farsi la doccia, i Giangrasso dovrebbero utilizzare gli spogliatoi di arbitri e calciatori.
«Come si fa – chiosa il capogruppo di Più Scandicci, Alessandro Martini, che ha chiesto la testa degli assessori Agostina Mancini (casa) e Sandro Fallani (welfare) – soltanto a pensare che una famiglia di quattro persone, di cui due bambini, possa vivere dentro uno sgabuzzino? Questa è una soluzione inumana, da campo di concentramento. Come possono degli Amministratori predisporre il trasferimento in un “alloggio” che non ha idoneità abitativa?». «Intervenga la Regione» gli fa eco il collega Gian Luca Lazzeri di Più Toscana, mentre per l’europarlamentare di Eld, Claudio Morganti, «è dovere delle Istituzioni correre a sostegno delle famiglie bisognose con proposte decorose».
Ma la cosa che rende la questione ancora più surreale è il doppiopesismo, che Martini bolla come «razzismo al contrario», dell’Amministrazione scandiccese. Mentre per i profughi giunti dalla Libia il Comune ha coinvolto, grazie ai soldi pubblici, un affittacamere della zona, con Rosario ha scelto una via che riporta con la memoria ai tragici eventi di 70 anni fa. A questo punto non sarebbe da stupirsi se all’ingresso del magazzino campeggiasse la triste scritta “Arbeit macht frei“.