Cambiamento climatico, l’impatto sulla stagione dei pollini: di quanto si allunga e come affrontarla
Nove milioni: queste le stime relative al numero di italiani che soffrono di allergie stagionali. A impattare negativamente sulla loro condizione ci pensa, tra i vari fattori, l’allungamento della stagione dei pollini causato dal cambiamento climatico, che ha diminuito le giornate di gelo.
Per avere un parametro in merito ricordiamo che, nel 2023, i giorni di gelate sono stati circa dieci in meno rispetto alla media degli anni compresi tra il 1991 e il 2021.
Il prolungamento del periodo critico dei pollini ha effetti negativi sulla salute di diverse categorie di persone, in primis bambini – sono 1 su 5 quelli che, in Italia, soffrono di asma – e anziani a causa del loro sistema immunitario più debole.
Naturale è quindi chiedersi come affrontare al meglio il tutto, magari evitando anche di spendere cifre importanti in visite mediche e prodotti. La prima cosa da fare è rivolgersi subito al proprio allergologo di fiducia, in modo da farsi prescrivere l’immunoterapia più efficace, l’unico trattamento che interviene sulla causa della reazione allergica.
Alleati importanti sono anche gli antistaminici, acquistabili senza bisogno della ricetta e disponibili a prezzi vantaggiosi sfruttando strumenti come i coupon online, .
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L’opportunità di risparmiare è molto interessante in quanto il tempo dei pollini si è allungato, rispetto alla media dei decenni passati, di ben 45 giorni. Se, come già accennato, si riducono i giorni all’insegna del gelo, le piante hanno più tempo per crescere e per sviluppare i pollini.
Esiste anche un altro fattore che complica la situazione, ossia l’inquinamento atmosferico.
La sua influenza peggiora drasticamente le cose e a dimostrarlo ci pensa l’esempio della CO2, il cui eccesso nell’aria potrebbe portare, ora della fine del secolo, a un aumento della produzione dei pollini pari al 200%.
Accanto a questi dati è doveroso citare anche quelli relativi alla crescita dell’incidenza degli allergici in Italia, aumentata di ben cinque punti percentuali dal triennio 2018-2021 al 2024, con un passaggio dall’11% al 16% e la certezza del fatto che, sulla loro insorgenza, l’ambiente ha un peso del 70% circa e la predisposizione genetica solo del 30%.
Tornando un attimo alle strade da seguire per gestire al meglio la situazione, sottolineiamo il ruolo dell’alimentazione, che dovrebbe essere caratterizzata da cibi che mantengono il microbiota intestinale sano. Spazio quindi a cereali integrali, frutta e verdura di stagione, legumi, pesce azzurro e frutta secca.
L’unica alternativa davvero decisiva per calmare a lungo i sintomi resta comunque l’immunoterapia tramite vaccino, che ha effetti della durata di 3-5 anni ed è indicato per quadri allergici severi.