BASKET GIOVANILE – Genitori agitati, arbitro 12enne fugge in lacrime
PISA – Un vero e proprio schifo. Non c’è altra parola per definire ciò che è successo durante la partita di mini-basket Casciana-Ghezzano, categoria 2004 e quindi disputata da bambini di appena 10 anni, e che purtroppo capita spesso e volentieri non solo ad alti livelli, ma anche nello sport ludico e giovanile. Lo schifo sta nei genitori di questi piccoli giocatori che con le loro azioni non si sa quali valori stiano insegnando ai loro figli. Sicuramente non quelli sani dello sport, che persone come l’allenatore degli esordienti del Pisa calcio, l’ex juventino Alessandro Birindelli, stanno cercando quasi invano di promuovere. Ricordate Birindelli? Pochi mesi fa ritirò la propria squadra dalla partita per le intemperanze dei genitori in tribuna.
Durante Casciana-Ghezzano di mini-basket, come riporta oggi Il Tirreno, a finire nell’occhio del ciclone e nelle ire dei genitori in tribuna, soprattutto di parte ghezzanese, è un bambino di 12 anni, l’arbitro del match. La partita dura appena 90 secondi quando il piccolo arbitro fugge dal campo in lacrime. Fortunatamente non è stato insultato, ma dalla tribuna piovevano troppi consigli interessati e soprattutto agitati su come dirigere il match. Così il giovane fischietto non ha retto la pressione ed è fuggito in lacrime. Naturalmente, la Fip Toscana ha sanzionato l’episodio e ha disposto la ripetizione del match a porte chiuse. Lunedì sera è stata disputata la gara in palestra, con i genitori che non hanno potuto assistere.
Il responsabile tecnico del Ghezzano Basket, Marco Puschi, ha inviato una lettera di scuse al giovane fischietto. «Nessuna giustificazione per i nostri genitori – ha spiegato a Il Tirreno – che, peraltro, conosco bene e anche per questo escludo che abbiano pronunciato parole offensive». Ma Puschi prova anche a minimizzare dando la colpa alla vicinanza degli spalti dell’impianto di Casciana e che, «in un altro contesto a livello di spazi, magari non sarebbero neanche state percepite». Insomma, non propriamente parole edificanti visto che lo sport, soprattutto a livello giovanile, dovrebbe essere un luogo di incontro e di festa, e non un’arena in cui infamare o agitarsi contro gli avversari o il direttore di gara. Birindelli docet.