Archeologia digitale: quando passato e futuro si incontrano nella nuova realtà virtuale
Non solo musei o siti di scavo, l’archeologia rivive anche in un nuovo spazio: quello digitale. Il fascino delle civiltà antiche, dall’Egitto dei Faraoni alla Mesopotamia, passando per Maya ed Etruschi, continua a farsi sentire e negli ultimi anni ha iniziato a riflettersi anche nei videogiochi e negli ambienti di realtà virtuale, dopo aver colonizzato televisione e grande schermo.
Una trasposizione che alimenta la fantasia, impreziosisce l’esperienza di gioco e, perché no, contribuisce a diffondere conoscenze storiche. Basti pensare a quanto succede con gli Egizi, senza dubbio tra le civiltà più rappresentate nel mondo digitale. Le piramidi, le mummie e il mistero dei faraoni sono diventati scenari ricorrenti nei videogiochi. Basti pensare a Assassin’s Creed Origins, grande successo della Ubisoft, che ha ricreato con grande attenzione storica l’Egitto tolemaico, permettendo ai giocatori di esplorare città come Alessandria e Memphis. Oppure la slot di Novomatic, Book of Ra Deluxe 6, massimo esempio di come il tema archeologico venga reinterpretato in contesti altri, come quello del gioco online. In questo caso, poi, il binomio ha generato un successo incredibile, tanto che la famosa slot è arrivata al sesto capitolo della saga.
Non c’è solo l’Egitto, però, nella mente degli sviluppatori. Anche la Mesopotamia rappresenta l’archetipo delle origini della civiltà e, sebbene meno sfruttata a livello mainstream, la “terra tra i fiumi” compare in diversi prodotti culturali digitali. Alcuni videogiochi di strategia, come Civilization VI, portano in scena personaggi come Nabucodonosor II o Hammurabi e scenari magici come Babilonia e Sumer. Più lontano da noi nel tempo e anche nello spazio è invece l’universo dei Maya, che aveva già trovato ampia trasposizione cinematografica grazie a Tomb Raider e ad Apocalypto, e che adesso trova nuova linfa nei videogame grazie alla recente fascinazione per templi e rituali enigmatici.
L’archeologia è la scienza che scava, fisicamente e anche metaforicamente, nel passato, con l’intento di riscoprirlo, studiarlo e, in alcuni casi, ricrearlo. E allora la realtà virtuale non può che sposare tutto questo. Guardiamo ad esempio la nostra terra e il suo popolo antico: gli Etruschi. Tra Volterra, Chiusi e Tarquinia sono sorti molti percorsi immersivi che consentono di rivivere tombe dipinte, necropoli e città etrusche attraverso visori VR. Idee che non sono solo di intrattenimento ma che rivestono un ruolo importante di ricerca accademica e divulgazione, permettendo a un pubblico vasto di avvicinarsi a una civiltà che ha profondamente segnato la storia italiana e mediterranea.
La realtà virtuale è infatti il terreno più fertile per la contaminazione tra archeologia e tecnologia. Attraverso la creazione di ambienti digitali interattivi si permette al pubblico non solo di esplorare siti ricostruiti, ma anche di vivere esperienze impossibili nel mondo reale: camminare tra le rovine di Babilonia nel suo splendore originale, osservare il Colosseo al momento dell’inaugurazione, entrare in una tomba etrusca con i colori intatti. E’ per questo che molti musei, dal British di Londra a quello Archeologico di Firenze, stanno sperimentando progetti in questa direzione, trasformando l’archeologia in un’esperienza immersiva e personalizzata.