ALLEVAMENTO – Coldiretti Toscana: Caldo, stalle come saune e fieno scarso nei pascoli, SOS allevamenti
Stalle come saune e allarme fieno nei pascoli toscani. Gli allevatori, tra i più colpiti dallo tsunami rincari a causa di guerra e speculazioni con aumenti fuori controllo ormai da mesi dei costi di produzione di energia, materie prime e mezzi tecnici, devono fare ora i conti con l’ondata di calore e con il risultato delle scarse piogge cadute in questi mesi. È l’allarme lanciato dalla Coldiretti Toscana e Associazione Regionale Allevatori sugli effetti dell’ondata di caldo africano che sta investendo il Paese con temperature ben oltre sopra la media stagionale. “E’ il momento storico più duro per la nostra zootecnia dal dopo guerra. Un mix di fattori così negativi, esplosi tutti insieme, non si era mai verificato. – spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana – Caldo e siccità contribuiranno a far lievitare ulteriormente i costi delle aziende sia per tenere accesi i ventilatori nelle stalle sia per reperire l’alimentazione necessaria per mucche, maiali e polli. In molte aziende gli allevatori stanno razionando già da settimane il cibo sostituendo la farina con il fieno che per fortuna era reperibile. Ma ora la siccità mette a rischio anche i foraggi e la prospettiva dei prossimi mesi. Scarseggiano in molti pascoli della nostra regione, soprattutto nel sud della Toscana, dove è caduta poca acqua. E questo è un altro problema che ci preoccupa”.
Nelle stalle toscane sono scattate le contromisure anti afa dove gli abbeveratoi lavorano a pieno ritmo perché ogni singolo animale è arrivato a bere con le alte temperature di questi giorni fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 dei periodi meno caldi. In funzione anche ventilatori e doccette refrigeranti per sopportare meglio la calura e i pasti vengono dati un po’ per volta per aiutare le mucche a nutrirsi al meglio senza appesantirsi. Il caldo bollente e la mancanza di acqua – spiega Coldiretti Toscana – hanno anche ridotto la produzione di foraggio necessario per l’alimentazione del bestiame con l’allarme siccità che colpisce le semine primaverili di girasole, mais e soia, ma anche le coltivazioni di grano e altri cereali, in un momento in cui è necessario garantire la piena produzione con la guerra in Ucraina. Per i foraggi non è stata fino a qui una buona stagione: poca pioggia e periodi ventilati in molte zone hanno asciugato i terreni riducendo lo sviluppo della vegetazione. “Nella nostra regione l’autoproduzione di fieno è una caratteristica delle aziende bovine: il foraggio si fa in casa. – analizza Roberto Nocentini, Presidente Associazione Regionale Allevatori – E’ una sofferenza in più per il nostro settore che sta vivendo una situazione drammatica e senza precedenti”.
La razione animale – secondo l’indagine Ismea – è la voce di costo che pesa di più sui bilanci aziendali e che sta registrando gli aumenti più significativi con un +33% nel primo trimestre di quest’anno e un ulteriore balzo del 40% ad aprile su base annua, a causa delle perduranti tensioni sui listini internazionali di mais, soia orzo. La recente indagine di Crea – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – ha calcolato che le aziende del settore per il solo costi dei mangimi potranno arrivare a spendere fino a 166 mila euro con perdite medie fino a 99 mila euro per gli allevamenti di polli. Ma ad essere colpita duramente è tutta l’intera filiera agroalimentare e tutti i settori agricoli, dal cerealicolo agli allevamenti bovini, dall’ortofloricoltura al vitivinicolo ed olivicolo fino ai fruttiferi ed erbivori, dove si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi, dal +129% per il gasolio al 30% per il vetro, dal 15% per il tetrapack al del 35% per le etichette, dal 45% per il cartone al 60% per i barattoli di banda stagnata fino ad arrivare al 70% per la plastica con incrementi dei costi correnti di 14.358 euro in media secondo lo studio del Crea.