Agricoltura, Coldiretti Toscana: “Non è l’Europa che vogliamo”, anche Toscana a mobilitazione di Bruxelles
“Non è l’Europa che vogliamo”, “Non abbiamo più tempo”, “Tuteliamo il reddito delle aziende agricola”, “Stop terre incolte”, “Scendete dal pero” sono alcuni degli slogan e dei cartelli che Coldiretti ha portato di fronte al Parlamento europeo a Bruxelles, dove si tiene il Vertice straordinario dell’Ue con la presenza del premier Giorgia Meloni, per partecipare alla prima mobilitazione degli agricoltori europei. Presente una delegazione partita dalla Toscana guidata dal Delegato di Giovani Impresa regionale, Francesco Panzacchi e dal presidente di Coldiretti Pisa, Marco Pacini. Del resto è proprio l’Unione Europea la grande imputata che con le sue proposte irrealistiche, le sue normative folli e le sue politiche ideologiche rischia di penalizzare enormemente un comparto vitale non solo per la produzione di cibo e la sicurezza alimentare dei cittadini ma per la tenuta sociale e la sopravvivenza di molte aree dei paesi dell’Ue. E’ in questo contesto che Coldiretti, per voce del presidente nazionale Ettore Prandini, sta rilanciando la necessità di fermare l’import di prodotti da fuori dei confini Ue che non rispettano i nostri stessi standard. Non possiamo – ha spiegato il presidente nazionale Prandini – più sopportare questa concorrenza sleale, che mette a rischio la salute dei cittadini e la sopravvivenza delle imprese agricole”.
Ma non solo. Sul piatto c’è molto di più per un settore che solo a livello toscano, grazie al lavoro di 52 mila imprese agricole, produce un valore di 3,5 miliardi e contribuisce con 3,3 miliardi alle esportazioni regionali. Sugli accordi commerciali occorre garantire il principio di reciprocità e in tale ottica è positivo l’annuncio della Commissione Ue sul fatto che “non sono soddisfatte le condizioni” per raggiungere un accordo commerciale con i Paesi del Mercosur, il mercato comune dell’America meridionale di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. Una scelta che segue la denuncia della Coldiretti in Italia e della Fnsea in Francia sulla concorrenza sleale provocata dalle gravi inadempienze di molti Paesi sudamericani sul piano della sostenibilità delle produzioni agroalimentari con rischi per l’ambiente, la sicurezza alimentare e lo sfruttamento del lavoro minorile evidenziato dallo stesso dipartimento del lavoro statunitense.
Coldiretti chiede inoltre di tornare a investire nella sovranità e nella sicurezza alimentare europea assicurando più fondi alla Politica agricola comune dopo che la pandemia e le guerre hanno dimostrato tutta la fragilità dell’Unione europea davanti al blocco del commercio mondiale, ma anche la difficoltà del sistema produttivo sconvolto dalla violenza dei cambiamenti climatici, per proteggersi dai quali servono investimenti adeguati nella difesa attiva e passiva. Dobbiamo aumentare gli investimenti in agricoltura, – spiega ancora Coldiretti – garantendo più sostegni ai giovani per il ricambio generazionale nel nostro settore. Senza ragazze e ragazzi in agricoltura, l’Europa sarà più fragile e dipendente dalle importazioni.
“Serve la cancellazione dell’obbligo di lasciare incolto il 4% dei terreni destinati a seminativi imposto dalla Politica agricola comune (Pac) per invertire la rotta rispetto alle follie dell’Ue – ha rilanciato Prandini – poiché non ha senso impedire agli agricoltori di non coltivare quote dei loro terreni, quando poi si è costretti ad importare, come sosteniamo da anni, una delle eredità della folle era Timmermans con il quale ci siamo confrontati molto duramente, unici in Europa, aprendo una breccia. In occasione della crisi Ucraina avevamo ottenuto una deroga, la nuova bozza di deroga che la Commissione sta proponendo va corretta perché contiene troppi vincoli. È ora che l’obbligo venga eliminato definitivamente”.
Ma l’Europa deve sostenere anche gli accordi di filiera per costruire mercati più equi – ha spiegato il presidente della Coldiretti -, con una più giusta distribuzione del valore e più trasparenti per i consumatori. La nuova Politica agricola comune dovrà incentivare questo modello che rafforza i rapporti tra produzione, trasformazione e commercializzazione, anche per contrastare le pratiche sleali.
Sulla Flotta italiana pesa invece dalla volontà della Commissione di vietare la pesca a strascico, il settore più produttivo – ricorda Coldiretti – dell’ittico nazionale, aprendo la strada anche qui a una vera e propria invasione di prodotto dall’estero. Dopo il pressing di Coldiretti, il Parlamento Ue si è schierato dalla parte delle marinerie italiane, ma la partita è ancora da giocare.
Al Presidente Meloni chiediamo di continuare a tutelare gli agricoltori italiani – ha sottolineato Prandini -, portando in Europa le nostre ragioni. Serve un cambio di passo rispetto al recente passato. Non ci può essere più spazio per politiche ideologiche che hanno penalizzato gli agricoltori, mettendo a rischio tante filiere anche nel nostro Paese. L’Europa – ha concluso Prandini – deve investire nella propria autosufficienza alimentare, respingendo modelli omologanti come quelli del cibo artificiale e riconoscendo il ruolo di presidio dell’ambiente che le imprese agricole svolgono ogni giorno. La nostra battaglia in Europa continuerà in maniera forte e continuativa con proposte per il futuro degli agricoltori”.