Toscana, i numeri del fallimento
I dati della Comunità Europea certificano il flop delle politiche economiche e del credito regionali.
Fabio Petri, presidente Cna Siena: “Stop al centralismo, necessario cambiare strategie e programmi”
Il sistema economico toscano sta vivendo un momento di grandissima crisi, trascinando con sé tutte le realtà provinciali. L’ultimo rapporto della Commissione Europea non fa altro che confermare quello che ogni giorno vediamo e viviamo nelle nostre aziende. La nostra regione ha perso ancora competitività, scendendo al 171° posto in Europa, considerando il mix fra lavoro, infrastrutture, istruzione e innovazione. In totale sono ben 80 i paramenti utilizzati da Bruxelles per “radiografare” le tante regioni del continente. A parte Spagna e Grecia, siamo indietro rispetto a quasi tutta l’Europa, in molti parametri al pari dell’Italia centro meridionale, superati quasi in ogni campo da tutte le regioni a nord dei confini toscani. Usando una metafora, un tempo eravamo l’ultima regione del nord Italia, adesso siamo la prima regione del centro sud, parlando in termini di competitività e di economia, ovviamente. Negli ultimi quattro anni sono portate avanti politiche sul credito e sullo sviluppo economico e sociale privilegiando il centralismo (spesso autoreferenziale) della regione, in molti casi adottando provvedimenti ed iniziative radicalmente diverse rispetto, ad esempio, alla nostra vicina Emila Romagna. Adesso i numeri della Comunità Europea certificano il fallimento delle politiche economiche regionali, mentre i nostri vicini stanno vedendo una luce all’orizzonte.
E’ tempo di cambiare, subito. Il tempo è scaduto. Sono necessari provvedimenti immediati e drastici per la riduzione della spesa in tutti gli enti pubblici, comprese le società partecipate e le municipalizzate. Il livello di complicazione burocratica crescente è un costo per le imprese evidentissimo. Considerando le imposte dirette, quelle indirette e accessorie (costi della burocrazia) uno studio recente della Cna ha quantificato nel 73.4% il totale che le imprese pagano sul loro reddito, segnando un +12% circa in due anni. E’ altresì necessario rivedere le politiche regionali sul credito e i progetti di sviluppo, fermando e rimodulando quelli che palesemente stanno fallendo.
I numeri della crisi ed il fallimento di gran parte delle politiche regionali sono stati messi nero su bianco anche dall’Irpet e da Unioncamere nell’ultimo rapporto, confermando quello che da tempo diciamo ad alta voce. Nel primo trimestre 2013 in Toscana la produzione dell’industria manifatturiera è calata del 4.9%, confermando la situazione critica di tutto il comparto regionale, nonostante i timidi segnali che si erano visti a fine 2012.
Anche un altro settore trainante come quello dell’edilizia offre pochi spazi di fiducia. Il numero dei lavoratori è infatti in calo del 13.3% e le ore lavorate del 21.9% (fonte Casse Edili).
Guardando il complessivo delle imprese i fallimenti ed altre procedure concorsuali hanno portato ad un +34,7% delle chiusure. Le preoccupazioni aumentano se guardiamo anche i numeri dei primi bilanci depositati dalle società di capitali: quelle che hanno chiuso l’esercizio 2012 in perdita sono aumentate del 11.3% rispetto al 2011. Rispetto ad un calo nazionale del 1.8%, in Toscana nel primo trimestre 2013 la flessione è stata del 2.4%, con i disoccupati che sono cresciuti del 14.4%, portando il tasso di disoccupazione regionale al 9.7%, in aumento di 1,3 punti nello stesso periodo di riferimento
Questi i freddissimi e certi numeri dell’Irpet e di Unioncamere, che dovrebbero far suonare più di un campanello di allarme nella regione e cambiare radicalmente, come detto, le politiche economiche della Toscana. Prendendo la sintesi finale dell’ultimo rapporto anche la situazione di Siena è così radiografata: “In forte difficoltà il manifatturiero: -10,9% la produzione, -13,4% il fatturato e -4,8% gli ordinativi totali, crescono leggermente quelli esteri (+0,5%). Neppure le esportazioni (-1,8%), complice il crollo della farmaceutica, supportano l’economia provinciale. Pessimi risultati nel mercato interno, dove la crisi (-7,5% le vendite al dettaglio) risparmia solo ipermercati, supermercati e grandi magazzini (+0,1%). In calo anche il numero delle imprese (-0,2%)”.
fonte: Cna Siena