Beni sequestrati alla criminalità organizzata, Bugli: “Abbreviare iter destinazione”
Lavori in corso a Suvignano, la tenuta di oltre 630 ettari a Monteroni d’Arbia nel senese confiscata alla mafia, dall’anno scorso gestita dalla Regione e diventata un po’ il simbolo dei beni in Toscana strappati alla criminalità organizzata e tornati a disposizione della collettività.
A Suvignano, dove la Regione ha investito nel 2019 già 914 mila euro e 600 mila euro saranno spesi quest’anno, si stano ristrutturando locali per ospitare eventi sulla legalità e una foresteria per i ragazzi dei campi estivi, come quelli che negli anni passati la Regione ha sostenuto sulle terre strappate alle mafie in Sicilia e Calabria.
Si sa realizzando anche il sentiero della legalità, variante al percorso ufficiale della Via Francigena che sfiora la tenuta. Un ulteriore percorso sarà allestito all’interno, sulla confisca del bene e le iniziative della Regione sulla legalità: tenuta sarà infatti un luogo aperto di confronto. E sta ripartendo anche l’attività agricola dell’azienda, riconvertita al biologico.
Intanto stamani proprio nella tenuta di Suvignano si è svolto un convegno sul riutilizzo dei beni confiscati alle mafie a cui era stato invitato anche l’assessore regionale Vittorio Bugli. Erano presenti Andrea Nino Caputo, vice prefetto e dirigente dell’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati, Andrea Bigalli di Libera Toscana, il sindaco di Monteroni D’Arbia Gabriele Berni e Luciano Silvestri che è il responsabile legalità della Cgil nazionale.
Sulla destinazione dei beni confiscati, ripete Bugli, occorre accelerare. In passato troppo tempo è intercorso tra la confisca e il suo affidamento. “Laddove possibile – dice l’assessore – subito dopo la confisca occorrerebbe affidare agli enti locali la gestione, sia pur temporanea, dell’immobile. Dopodiché, acquisita la sentenza di secondo grado che rende il sequestro definitivo alquanto probabile, sarebbe utile stabilire un contatto diretto con l’agenzia nazionale per elaborare un progetto sull’uso del bene guadagnando in questo modo tempo”. “Per questo -conclude – stiamo lavorando per costruire assieme ai tribunali, all’agenzia nazionale, alle prefetture, ai Comuni, alle associazioni e alle forze sociali un sistema che ci permetta di abbreviare i tempi per far rinascere questi beni alla loro seconda vita”.
Sono 143 ancora in Toscana i beni immobili, distribuiti in ventotto comuni, già confiscati definitivamente ma ancora in gestione presso l’Agenzia nazionale per i beni confiscati. I beni con confisca non definitiva sarebbero invece 211, situati in quindici diversi comuni.