Olio d’oliva, per Assitol necessaria una valorizzazione seria
Una nuova riclassificazione dei prodotti oleari, che coinvolga non soltanto l’extravergine: è la proposta degli industriali di settore, che su questo auspicano soluzioni da condividere con il resto della filiera.
Valorizzare tutti gli oli d’oliva, non soltanto l’extravergine. E’ la proposta che arriva da ASSITOL, L’Associazione Italiana dell’Industria Olearia, per rilanciare il comparto.
Dopo un’annata difficile e in vista della campagna olearia 2015-2016, che garantirà il recupero di parte della produzione, l’industria di settore guarda con favore alle richieste di rinnovamento che giungono dal mercato e dagli operatori. E’ di questi giorni, infatti, la proposta, lanciata da CNO, il Consorzio Nazionale Olivicolo, di una riformulazione più stringente dell’acidità dell’extravergine, pari a 0,5 invece che a 0,8. “
Un’idea su cui riflettere – afferma Giovanni Zucchi, presidente di ASSITOL – e, che a nostro avviso, si inquadra nella necessità di coniugare la ricerca della qualità con le esigenze del mercato”. Ormai da anni, una spinta al consumo a senso unico attribuito all’extravergine un ruolo predominante, emarginando tutti gli altri oli.
“Il vergine praticamente non è più in commercio – osserva Angelo Cremonini, presidente del Gruppo olio d’oliva dell’associazione – l’oliva si vende sempre meno e lo stesso extra, trattato alla stregua di una commodity, vede nel prezzo l’unico elemento di differenziazione tra una bottiglia e l’altra. Ecco perché riteniamo fondamentale una rimodulazione delle categorie merceologiche, che consenta a tutta la ‘famiglia’ dell’olio d’oliva di riguadagnare prestigio e redditività”.
In particolare, la nuova classificazione proposta da ASSITOL si incentra sulla diversità di impiego degli oli. Tra gli extravergini, due sarebbero i prodotti principali: l’olio da cucina, di prezzo più basso, e l’olio da condimento, di prezzo superiore. Per la frittura, si punterebbe sull’olio di oliva. Il sansa, invece, continuerebbe a fare da apripista per gli altri oli sui mercati stranieri che non conoscono l’extra. “
La rivisitazione delle categorie – precisa Cremonini – renderebbe necessario rivedere sia i parametri dell’olio da cucina, che dovranno essere più ampi, sia quelli dell’olio da condimento, più severi perché di qualità più elevata”. La nostra strategia, aggiunge, “vuole valorizzare le diverse produzioni, partendo dai prodotti di base per rafforzare quelli superiori”.
Questa “rivoluzione” deve però passare per un confronto all’interno della filiera ed è comunque soltanto un piccolo pezzo dell’intero mosaico in cui si inserirebbero, per esempio, la riduzione dell’acidità dell’extravergine, coniugata ad una serie di parametri di qualità, ed il ripensamento del panel test.
“La nostra – avverte Zucchi – è una proposta organica, che vuole creare una forte base comune su cui costruire insieme un percorso complesso ed equilibrato, formulato nell’intento di ridare il giusto valore a tutti i prodotti, dal 100% italiano alle DOP/IGP passando per i nostri blend e per le produzioni vendute direttamente dai frantoi. Occorre quindi coinvolgere e riunire l’intero mondo dell’olio intorno allo stesso tavolo – conclude il presidente di ASSITOL – con l’obiettivo di individuare e condividere le soluzioni giuste per rilanciare il nostro settore, facendolo uscire dalla parabola di perdita di valore in cui sembra prigioniero”.