Renzi perde le primarie e non torna a fare il sindaco
FIRENZE – “Torno a fare il sindaco”. Saluta così Matteo Renzi la fine delle primarie del centrosinistra che ha visto spuntare la vecchia politica di Samuele (pardon), Pier Luigi Bersani. Matteino, coraggioso (gliene va dato atto), torna a fare quello che aveva definito la cosa più bella del mondo: il sindaco di Firenze. Salvo, poi, smentire se stesso non presentandosi per settimane in consiglio comunale. La giustificazione di Matteino è stata che lo attendevano una serie di riunioni e di incontri. Insomma, il ragazzo di Rignano sull’Arno se n’è lavato le mani del consiglio comunale perché a suo parere non c’è “niente di urgente all’ordine del giorno”. Insomma, Palazzo Vecchio può attendere così come le istanze dei fiorentini. Renzi ha da fare.
L’ASCESA DEL BOYSCOUT – Matteo Renzi nasce a Rignano sull’Arno nel 1975. Nel 2004 viene eletto Presidente della Provincia di Firenze, nel 2008 rifiuta una nuova candidatura da parte del centrosinistra per un altro mandato da Presidente e decide di candidarsi alle elezioni primarie del Partito Democratico per la corsa a sindaco di Firenze. All’epoca lo slogan era: “o cambio Firenze o cambio mestiere e torno a lavorare” (forse i fiorentini avrebbero apprezzato ritornasse a lavorare visto che in questi anni ha pensato a tutto tranne che a fare il sindaco). Considerazioni a parte, al momento della sua corsa a sindaco, Renzi inizia a parlare dei famigerati 100 punti in 100 giorni. Poi, nel 2010 è l’anno della convention “Prossima Fermata: Italia” dove è stata lanciata la cosiddetta rottamazione fino ad arrivare al “Big Bang” e al 13 settembre scorso quando ha preso il treno per correre alle primarie.
PRIMARIE – Renzi parte in un vero e proprio countdown per prendere in mano il Pd, grazie anche all’ottima capacità comunicativa (nonostante il suo accento certe volte incomprensibile da Grosseto in giù) e all’uso dei social network. Le sue uscite sui quotidiani sono piene di slogan e luoghi comuni, capaci di affascinare quell’elettorato stanco e stufo dei soliti cliché e delle stesse facce. «È diventato peggio delle veline ‘sto Renzi – confessa una signora pratese –, c’è dappertutto». Nonostante, quindi, la massiccia presenza sui quotidiani locali e nazionali, Matteino non ce l’ha fatta a rottamare quelli che probabilmente gli hanno insegnato a fare un po’ di politica. Le idee di Renzi sono servite almeno fino al ballottaggio, ma poi qualcosa si è incrinato. Ha vinto a Firenze, probabilmente perché i fiorentini non vedevano l’ora che andasse a Roma, ma a tutti gli effetti l’ha spuntata il vecchio e caro Bersani con la sua pacatezza e la sua flemma. Insomma, diciamoci la verità: in fondo Pier Luigi mette sicurezza, perlomeno quella che per i prossimi cinque anni (se dovessero salire sugli scranni in Parlamento, cosa molto probabile) nulla cambierà. Perché, alla fine, agli italiani va bene così: essere vessati ed essere presi in giro.
QUESTIONI APERTE – Ora tutti si domandano che fine farà il camper e se Renzi metterà a punto un nuovo partito. Matteino, da’ retta: pe’ altri du’ anni tu fai i’ sindaco, e poi tu vedrai che una seggiola tu la ritrovi. Almeno sfami la famiglia e ce la fai a mettere qualcosa da parte, visto che in un’intervista avevi sottolineato che con il tuo stipendio e quello di tua moglie (in tutto circa 5mila euro al mese), non riuscivi a mettere molto da parte.