EDITORIALE – Basta odio, soprattutto nel calcio
L’editoriale del direttore
FIRENZE – Per me lo sport (soprattutto il calcio) è una passione. Una passione è un’inclinazione atta ad essere condivisa tra più persone. Si può fare il tifo per squadre differenti, ma alla fine ci accomuna sempre la stessa cosa: la passione per il calcio. Proprio non capisco quale virus colpisca il cervello di certe persone che usano il calcio (o altri sport) per sfogare i propri impulsi animaleschi e/o la propria rabbia repressa. Sono stato un ultrà anche io, ma proprio per condividere la mia passione e per amore della mia squadra del cuore (il Prato). Poi ho abbandonato perché si cresce e ci si rende conto che il calcio non è tutto nella vita, ma un piccolo granello di sale in uno sconfinato oceano, e perché comunque ci sono persone che usano le curve come valvole di sfogo e non come luoghi di festa.
Capisco il sano sfottò, ma fare cori antisemiti o dileggiare la memoria di persone che hanno perso la vita soprattutto in situazioni tragiche è veramente una cosa bieca, vergognosa, inumana. Quando succedono certe cose non ci sono colori né sciarpe al collo, ma solo un comune senso di sdegno e di schifo. Ho avuto la fortuna di frequentare gli stadi in Catalogna. Ho visto gente di squadre diverse entrare nello stadio insieme, prendere il caffè o una birra insieme, tifare ognuno per la propria squadra senza però minacciare o (peggio) mettere le mani addosso all’altro tifoso. Non ho mai visto dileggiare la memoria di nessuno, ma anzi ho visto tutto uno stadio stringersi quando la morte è andata a bussare da qualche esponente di una società o tifoso.
L’odio è un brutto sentimento e ci sono molti modi per metterlo in pratica, ma almeno non odiate chi condivide una vostra passione, ma ha una fede calcistica e sportiva diversa dalla vostra. Quando le forze dell’ordine me lo permettevano, andavo a scambiare le sciarpe con i tifosi avversari. E anche quando non me lo permettevano, escogitavo qualcosa pur di condividere la mia passione con un avversario (che non è un nemico). Mi ricordo che durante Prato-San Marino la polizia non voleva farmi passare: allora mi camuffai da soccorritore e entrai nel settore dei tifosi ospiti, scambiando la mia sciarpa del Prato con quella dei sostenitori del San Marino Calcio. Ci sono più sciarpe nella mia soffitta (compresa quella della Pistoiese) che in un negozio.
Non lasciamo gli stadi in mano a chi offende i sani principi dello sport, ma lavoriamo tutti insieme per farli tornare ad essere luoghi di festa e per convincere queste persone a amare la propria squadra rispettando chi tifa in maniera diversa. Poi, ripeto, lo sfottò ci può anche essere (d’altronde è pure divertente), ma senza cadere in fatti vergognosi come striscioni e cori che offendono la memoria dei morti o minacce o scontri.