Urologia robotica, Arezzo nella “top 20” italiana: ‘L’ultima frontiera è la gestione del tumore della vescica’

De Angelis: “L’ultima frontiera è la gestione del tumore della vescica. Ecco come interveniamo”

Con 226 interventi di urologia robotica nel corso del 2018,  l’Urologia aretina risulta tra i primi 20 centri in Italia per numero di operazioni con il robot, grazie ad una equipe chirurgica qualificata e di richiamo per tutto il Centro Italia. L’equipe è diretta da Michele De Angelis e si avvale dei chirurghi Filippo Annino e Saba Khorrami.

A livello di Chirurgia Robotica, l’Urologia aretina garantisce tutti i tipi di intervento, coprendo ogni necessità del cittadino, evitandogli spostamenti in altri ospedali o centri.

“In particolare, in Urologia l’ultima frontiera è la gestione di un tumore complesso come quello della vescica che richiede, dopo l’asportazione dell’organo, la ricostruzione di un serbatoio di raccolta o di una neovescica mediante l’utilizzo di parte dell’intestino – spiega De Angelis –  Si tratta di interventi complessi e di lunga durata, anche 6-8 ore continuative. Con l’intervento tradizionale a cielo aperto, il postoperatorio prevedeva un digiuno prolungato e la nutrizione parenterale endovenosa. Il controllo del dolore richiedeva utilizzo di catetere peridurale e di farmaci antidolorifici importanti come la morfina. Negli ultimi 5 anni di attività, al Centro Robotico di Arezzo sono state sviluppate tutte le tecniche che prevedono la ricostruzione della vescica. Ad oggi, grazie al robot, all’introduzione di un nuovo protocollo perioperatorio europeo chiamato ERAS ed una equipe chirurgica esperta, questi interventi robotici sono eseguiti routinariamente”.

Entrando più nel dettaglio, il percorso dei pazienti affetti da Neoplasia vescicale infiltrante segue i più recenti ed aggiornati protocolli terapeutici. Dopo la diagnosi, il paziente inizia un percorso multidisciplinare oncologico e viene valutato per una chemioterapia, chiamata Neoadiuvante (fatta prima dell’intervento), che permette di migliorare in alcuni casi il risultato dell’intervento chirurgico e le probabilità di guarigione. Qui entrano in gioco i medici dell’Oncologia Michele Sisani e Francesca Marrocolo che seguono i pazienti nella delicata fase terapeutica e proseguono dopo la chirurgia il percorso del cosiddetto Follow-up.

La fase perioperatoria prevede un delicato aspetto nutrizionale, sia preparatorio che successivo alla chirurgia. Questo è fondamentale per una buona guarigione delle suture e delle ricostruzioni eseguite. Il protocollo ERAS  permette una più rapida ripresa dell’alimentazione del paziente fin dalle prime ore dopo l’intervento, una rapida mobilizzazione e quindi un più rapido ritorno alla normalità, con un minor utilizzo di terapie parenterali. Il gruppo della Nutrizione clinica, coordinato da Emanuele Ceccherini insieme a Daniela Tozzuoli, ha eseguito una ampia revisione dei protocolli esistenti e ne ha redatto uno interno che è stato poi condiviso ad un tavolo di lavoro in cui sono coinvolte le figure degli anestesisti (Marco Feri, Bettina Klockenbush, Antonino Palumbo), degli urologi e dei nutrizionisti.

“Il Protocollo aziendale ERAS, insieme alla precisione della chirurgia robotica guidata sempre dalle mani dei chirurghi, permette oggi ai pazienti che si sottopongono a questi interventi di bere sino alla mattina dell’intervento e la sera dell’intervento stesso – continua De Angelis –  riprendere l’alimentazione ed alzarsi il giorno seguente all’intervento, tornare a casa circa una settimana prima rispetto a quanto succede in chirurgia tradizionale. Si tratta di un grande passo in avanti rispetto al passato, se si immagina che in alcuni casi si utilizzano fino a 40 cm di intestino per ricostruire la vescica”.

Infine, non bisogna dimenticare che trattandosi di interventi lunghi, spesso eseguiti in pazienti anziani e con molte malattie associate, il percorso assistenziale è complesso e può presentare delle complicanze che vanno gestite, dove possibile, in modo mini-invasivo. In questo risultano indispensabili gli strumenti endoscopici rigidi e flessibili digitali miniaturizzati a disposizione dall’Urologia di Arezzo e padroneggiate con grande competenza da Tiziano Verdacchi.

Il Centro di Urologia Robotica di Arezzo fa parte del “Polo regionale robotico” e della Scuola robotica della Sud Est. E’ centro di formazione per medici specializzandi delle Università di Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata, Ancona, Catania, e per medici specialisti già esperti, che negli scorsi anni hanno visitato le sale operatorie donate dal Calcit per studiare le tecniche chirurgiche utilizzate dagli urologi della Sud Est.

 

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