SIENA – Siena signora della tavola con Buyfood Toscana 2020
Il 1 e 2 aprile al Complesso Museale Santa Maria della Scala
Dopo il successo dello scorso anno con l’edizione denominata “0”, torna a Siena, l’1 e 2 aprile, “BuyFood Toscana 2020”.
L’evento promozionale a carattere internazionale sul food organizzato dalla Regione Toscana, in collaborazione con la Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Firenze e PromoFirenze, volto a promuovere i prodotti agroalimentari Dop, Igp e Agriqualità della Toscana e la loro conoscenza, sia verso i media sia gli operatori italiani ed esteri. Location gourmet, anche per quest’anno, il Complesso Museale Santa Maria della Scala. Per l’occasione, infatti, le sale: Italo Calvino, la Cappella del Manto, parte del Passeggio, Sant’Ansano e San Carlo Alberto ospiteranno l’evento B2B (Business to Business) volto ad accrescere la conoscenza del sistema toscano dei prodotti agroalimentari certificati e facilitare il networking tra operatori. Non mancheranno eventi collaterali: educational tour e seminari, anch’essi, con lo scopo di raccontare questo grande patrimonio.
Sono, infatti, 31 in totale: 16 Dop e 15 Igp, le Denominazioni di Origine Protetta e le Indicazioni Geografiche Protette della Toscana, che la attestano al quarto posto nella classifica delle regioni con più riconoscimenti. Un ricco paniere che contiene anche le certificazioni Agriqualità, il marchio della Regione Toscana che identifica e promuove i prodotti agroalimentari ottenuti con tecniche di agricoltura integrata.
«Questo settore, volano dell’economia italiana ma anche del nostro territorio, – ha affermato l’assessore al Commercio e Turismo Alberto Tirelli – deve essere tutelato e sapientemente comunicato. E’ un mondo che affascina e che attrae ogni anno un gran numero di visitatori e turisti, ecco perché è importante unire le forze e raccontarlo nel modo giusto contrastando l’agripirateria e il fenomeno sempre più in espansione dell’Italian sounding, ovvero prodotti che vengono spacciati per italiani ma che non lo sono affatto. La storia, le tecniche produttive, il legame con il territorio e con i saperi locali sono la formula vincente per fare questo».