SIENA – Gabriella Rustici (Siena si Muove): ‘Dobbiamo ritrovare un centro’
25 aprile, raduno davanti all’Asilo Monumento, autorità, labari dei Comuni, rappresentanti degli enti locali con la fascia tricolore, militari. Il solito 25 aprile, per qualcuno una celebrazione scontata, o inutile, per altri un segno forte di identità, una memoria da cui attingere forza. La dimensione locale, la presenza dei Comuni, mi ha riportato alla memoria un periodo in cui le autonomie locali erano considerate un punto fermo della democrazia, dove le domande della popolazione e le risposte della politica si parlavano. Niente di perfetto, non siamo angeli. C’era però, diffusa, un’idea di città, un progetto di sviluppo, a Siena come altrove certo, ma qui era ancora riconoscibile, nella diversità di posizioni politiche, il proposito di operare per il “decoro della città e la concordia cittadina”, carattere tipico della storia della città.
Da anni non è così. Incarichi esterni e city manager non si sono rivelati strumenti innovativi per snellire la pubblica amministrazione come voleva una visione privatistica del mondo, crisi economica e gestione non trasparente e non oculata hanno portato Siena dentro una crisi profonda economica e culturale. Una senesità male intesa è cresciuta come autocompiacimento fuori luogo e conformismo.
Speculare, la necessità di aprirsi ad un mondo globalizzato è stata intesa, o subita, come processo di indifferenziazione, di perdita di un centro. La città sta rischiando di divenire da struttura significante, un perimetro, un agglomerato. Non so se questo sia il destino dei centri piccoli e medi, se sia inevitabile muoversi tra miti e tradizioni superate e flussi incontrollabili di notizie, di persone, di denaro, se questo segni la fine della cultura delle città, a favore delle immense conurbazioni, nei vari modi in cui si possono presentare.
So che Siena non è soltanto una piccola città, non ha solo tradizioni e ricordo di un passato estinto. Una città d’arte non è un sito archeologico, è (o dovrebbe essere) viva, attiva e produttiva, aperta e inclusiva. La sua storia non è interrotta, prosegue adattandosi ai tempi, consapevole dei limiti, capace di cogliere opportunità di sviluppo.
Il Comune, l’autonomia locale, deve essere nuovamente l’organismo rappresentativo in grado di interpretare e coordinare le voci della città e non lasciare che le opportunità prendano altre strade. Di voci se ne sentono molte in questo periodo, poche le rassegnate, molte le adirate, tutte concordi nell’indicare nella cultura il cardine di una possibile rinascita della città.
Cultura può essere attrazione da vendere, istituzioni culturali da salvare e potenziare, e sperimentazione di nuova identità cittadina. E questo ultimo modo di intenderla è preliminare al buon sviluppo di ogni altro. L’associazionismo fa parte della tradizione senese ed ogni forma associativa esprime una cultura, un modo di pensare e organizzare le relazioni sociali, anche quando si occupa di sport, o di volontariato di cura e non esplicitamente di cultura. Per molte associazioni è difficile reggere alla crisi e sarebbe ingiusto considerare la loro attività unicamente legata all’elargizione di fondi pubblici e priva di effettivo valore. Al contrario sarebbe un buon inizio ascoltarne le esigenze, promuovere e coordinarne le attività, nella massima trasparenza, in una ottica di sobrietà e funzionalità. Da una cultura diffusa, partecipata, dunque plurale e democratica, può venire molto di buono.
Sarebbe un modo per ritrovare un centro, e da un centro vedere le articolazioni e le diversità, senza chiudersi nel passato, senza spengersi nell’anonimato di questo modello di globalizzazione.
fonte: Gabriella Rustici – Siena si muove