SIENA – Alla Contrada del Drago il Palio della Liberazione
In una corsa bellissima il trionfo di Salasso su Oppio per la Contrada del Drago
Siena era, Siena è, Siena sarà…sempre. E da oggi nella storia della città anche il Drago con la sua 37esima vittoria.
La frase scritta nel drappellone dipinto da Rosalba Parrini, ha sancito, ancora una volta, l’immortalità del Palio, facendo esultare i contradaioli di Camporegio durante la corsa vittoriosa che ha visto Alberto Ricceri, detto Salasso, su Oppio, un castrone grigio di sette anni, tagliare per primo il bandierino.
Dopo l’allineamento fra i canapi di: Aquila, Pantera, Giraffa, Onda, Lupa, Drago, Bruco, Selva, Chiocciola, con la Tartuca di rincorsa, a sfrecciare in testa la Pantera, dietro l’Aquila e la Selva in parallelo. Alla prima curva di S. Martino l’Aquila è prima, inseguita dalla Selva e subito superata dalla Pantera. Seguono Chiocciola, Drago e Onda. E’ ancora l’Aquila a girare per prima al Casato, poi Pantera, Selva e Drago. L’Aquila sembra destinata alla vittoria, ma al secondo
S. Martino il Drago rimonta. Dall’uscita del secondo Casato inizierà a condurre la corsa, già scritta all’altezza di Fonte Gaia. Invano l’inseguimento dell’Aquila, della Selva e della Pantera.
Un Palio bellissimo. Antico. Senza esasperazioni. Solo una giusta attesa tra i canapi, prima di trovare l’allineamento per lo scatto. E dentro quella manciata di secondi, quando il battito del cuore dei senesi rimane sospeso, i barberi hanno calpestato il tufo alzando aria gialla. Un boato d’incitamento li ha avvolti nella magia di quei tre giri, capaci di materializzare il passato per farlo incontrare con il presente.
La forza di Oppio, alla sua prima vincita, unita all’abilità di Ricceri, il fantino senese (38 anni), che corona la terza vittoria, hanno aperto lo stargate del tempo consegnando il drappellone, a ricordo del 70° della liberazione di Siena, a un popolo festante.
Alla Madonna di Provenzano, alla quale è dedicata la Carriera di luglio, il Te Deum di ringraziamento dei vincitori sarà cantato con la stessa passione delle preghiere che, in ogni tempo, Siena ha innalzato alla Vergine per invocare la sua protezione.
Tutta la Contrada, dopo tredici anni di attesa, è già lì: nella Basilica di Provenzano. Fedeli e atei, insieme, davanti all’immagine sacra a versare lacrime di gioia, rinnovando, ognuno con i propri personalismi, il tributo d’amore e riconoscenza che, da sempre, la città ha saputo donare.
E’ questa l’unicità della Festa senese. Le parole non riescono a descriverla, dobbiamo solo viverla. Leggerla nei volti dei contradaioli. Catturarla nei gesti e spogliarla dalla simbologia, così da sentirla e, solo dopo, iniziare a comprenderla.