Rossi a Bruxelles, “Sì alla transizione verde ma a pagare non siano i lavoratori”
“Sì alla transizione verde e al Green New Deal. Ma non sottovalutiamo l’impatto che potrà avere su occupazione e mondo del lavoro. Se la transizione non sarà governata, il rischio è che a pagare siano i lavoratori e i ceti popolari”. Lo ha detto ieri a Bruxelles il presidente della Toscana Enrico Rossi, in qualità di vicepresidente della Crpm (Conferenza delle Regioni marittime), nel corso del dibattito con la commissaria Ue Elisa Ferreira alla Commissione REGI.
“Sono d’accordo con le considerazioni della commissaria Ue alla coesione Ferreira quando dice che le politiche e i fondi della coesione devono integrarsi con i cofinanziamenti regionali e degli stati centrali in direzione della conversione ecologica, del Green New Deal. Lo stesso deve valere anche per le banche, attraverso una politica complessiva”. Rossi ha poi aggiunto, esprimendo qualche preoccupazione, che “i fondi che vanno alle Regioni vanno indirizzati al Green New Deal: fondi per la ricerca, per l’innovazione, per la formazione e anche per l’agricoltura. Sono preoccupato perchè sento parlare di risorse fresche, ma dove si prenderanno? Rispetto ai grandi impegni che derivano da una transizione ecologica non si deve ridiscutere in Europa anche della possibilità di una tassazione europea?”
Il presidente ha quindi concluso il proprio intervento sottolineando la necessità di andare in direzione di una lotta forte e determinata ai cambiamenti climatici. “Ma dobbiamo stare attenti al rischio che questa transizione può avere sul mondo del lavoro. O sarà regolata o, come già avvenuto con la globalizzazione, a pagare saranno le classi operaie occidentali. Ed in particolare chi ancora lavora in miniera, e sono ancora tanti, oppure nel settore automotive. Come riusciremo a garantire una giusta transizione dal posto di lavoro al posto di lavoro? Saranno sufficienti i finanziamenti per la formazione o occorreranno nuovi strumenti? E come possiamo supportare in quanto regione il vostro lavoro?”.
Il presidente Rossi, sempre in qualità di vicepresidente della Crpm, è intervenuto anche nel pomeriggio di ieri in Commissione Regi e ancora sulle politiche di coesione post 2020.
“E’ probabile – ha detto – che il Consiglio europeo si riunisca a febbraio per discutere sul Quadro Finanziario Pluriennale e come CRPM non possiamo non dirci preoccupati per almeno tre ragioni. La prima è l’entità dei tagli al budget della politica di coesione che, rispetto al testo iniziale presentato dalla Commissione, sono stati rafforzati dalla Presidenza finlandese, delineando uno scenario che porta ad una diminuzione delle allocazioni di molti paesi membri rispetto ai livelli di finanziamento di oggi. Un secondo motivo di apprensione – ha proseguito – riguarda le tempistiche del negoziato sul Quadro. Se anche si trovasse rapidamente un accordo in Consiglio e poi tra Consiglio e Parlamento, occorrerebbero diversi mesi per l’adozione finale dei regolamenti e questo potrebbe tradursi in ritardi a catena e nell’impossibilità di spendere per un certo periodo finanziamenti essenziali p er le economie regionali. Il terzo elemento, infine, deriva dal fatto che i governi centrali avranno ampia libertà di decidere sulle aree beneficiarie e su quante risorse andranno a ciascuna di esse. C’è il rischio che alcune Regioni ne risultino penalizzate: ci auguriamo – ha concluso Rossi – che il Parlamento europeo intervenga sulla proposta per migliorare questi aspetti”.