«Il Prato calcio cambi nome in Toccafondese»
Vola la raccolta firme degli ultras. «La società va contro la normativa italiana sul commercio».
PRATO – Una raccolta firme per cambiare la denominazione della società registrata con il nome Associazione Calcio Prato Spa in Ac Toccafondese oppure Ac Koinè, dal nome della ditta di proprietà della famiglia Toccafondi. Quella lanciata dalla Curva Ferrovia “Matteo Ventisette” va molto oltre la semplice provocazione. Infatti è proprio un atto per cercare di togliere in maniera legale la scritta “Prato” dal nome della società calcistica della famiglia di imprenditori, sempre meno toscani e sempre più bergamaschi, Toccafondi. Una società che, secondo i supporters lanieri, utilizzerebbe il nome della città di Prato in maniera impropria arrecando un evidente danno d’immagine alla città ed ai suoi abitanti. In poche ore, la petizione ha raccolto oltre 900 sottoscrizioni online e 150 cartacee. Sabato 27 ottobre, in occasione dei 110 anni della nascita della Società Sportiva Emilio Lunghi, poi divenuta nel 1911 Prato Sport Club fino all’attuale denominazione di Ac Prato 1908 Spa (ma, per tutti i veri tifosi del Prato, quella di adesso è l’Ac Toccafondese), la Curva Ferrovia “Matteo Ventisette” si ritroverà presso la sede del direttivo in via Settesoldi 24 per una “festa”. Un appuntamento che sarà anche un modo di riorganizzarsi per portare avanti una protesta civile finalizzata a far tornare il calcio a Prato. E, di conseguenza, restituire a Prato una squadra di calcio che la identifichi e la rappresenti. Abito di cui si è svestita la società dello squalificato Paolo Toccafondi.
Per l’occasione, sabato dalle 20 è in programma un aperitivo buffet più bevuta a soli 5 euro durante il quale verranno messe in vendita le nuove magliette della Curva Ferrovia in edizione limitata. Sono in tutto 110 (come gli anni passati dalla nascita dell’Emilio Lunghi) e servirà un contributo di 15 euro per accaparrarsene una. In più sarà possibile acquistare le birre artigianali create appositamente per l’evento. Un evento che servirà anche per rinfocolare la brace della passione verso il biancazzurro che la società di Toccafondi, perlomeno negli ultimi 30 anni, ha tentato più volte di soffocare sotto la cenere delle zero soddisfazioni sportive (va bene, un paio ci sono state: l’1-3 a Firenze e la vittoria in Coppa Italia di serie C. Fine). O anche sotto la cenere dell’uso della società sportiva come se fosse un’azienda di famiglia, della vendita di prodotti del settore giovanile solo per dare ossigeno al portafoglio societario, del rimanere per decenni in serie C solo per maturare crediti nei confronti della Federazione. Senza alcuna speranza di arrivare nel calcio che conta. I tifosi, almeno quelli veri, infatti, coi bilanci in regola possono tranquillamente accenderci il caminetto, per non dire altro di più scurrile.
Ai tifosi bisogna vendere sogni, magari trasformandoli in solide realtà, e non annientare tre generazioni di sostenitori biancazzurri perché c’è da far quadrare i bilanci sfruttando per monetizzare quella che dovrebbe essere una passione condivisa da tutti. Pensiamo alla vicina Empoli, città molto simile a Prato sia per la forte crisi che l’ha colpita, sia per la massiccia presenza di cinesi. Una città gemella, se così la vogliamo chiamare, portata alla ribalta non per fatti di cronaca, come nel caso di Prato, ma perché ha una squadra di calcio che fa l’ascensore tra la serie A e la serie B. Una squadra che sabato 27 riceverà la Juventus e Cristiano Ronaldo, mentre la “Toccafondese” domenica 28 se la vedrà a Oste di Montemurlo con lo Scandicci, con tutto il rispetto per i fiorentini. Una città, Empoli, che vive per l’Empoli, mentre a Prato si vive per la Juventus, per il Milan, per l’Inter, per il Napoli, per la Roma, per la Lazio e addirittura pure per l’odiata, dai Pratesi con la “P” maiuscola, Fiorentina. A Empoli è difficile vedere ragazzini con una maglia diversa da quella della squadra cittadina. A Prato è praticamente impossibile vedere ragazzini con la maglia del Prato. Anche perché il Prato non esiste più. E questo grazie a chi l’ha guidato mantenendolo all’inferno per tutti questi anni.
«Nessuno vuole i’ Prato» e «Come si sa fare i’ carcio noi, ’un lo sa fare nessuno» sono stati i mantra che hanno accompagnato gli ultimi 39 anni di gestione societaria. Infatti, s’è visto… Persone interessate alla società ne sono spuntate come funghi, soprattutto negli ultimi tempi. Appena si è fatto vivo quello più serio (Tommaso Becagli, presidente della Florentia femminile di serie A che, come scritto in anteprima su Toscana News, porterà la sua società in riva al Bisenzio, nella speranza che possa anche creare un’alternativa maschile alla società dei “bergamaschi” se non dovesse riuscire a farsela vendere), ecco che la proprietà si è subito defilata dando credito a un presunto compratore canadese, dimostrando in realtà la non volontà di vendere. E soprattutto s’è visto come chi l’ha guidata in questi ultimi quattro decenni abbia saputo fare calcio: squadra che da decenni gioca contro società di paesini che a stento trovano posto sulle cartine geografiche e che spesso sono la metà di quartieri come Maliseti e Grignano, retrocessione sul campo in serie D con trasferte dal sapore delle gite domenicali, senza dimenticare la bruttissima pagina sull’ingresso irregolare in territorio italiano di giovani calciatori stranieri, col nome di Prato associato alla “tratta di baby calciatori” provenienti dall’Africa. Una notizia che ha fatto il giro dello stivale (e non solo), con un approfondimento su Rai Due.
Tornando alla raccolta firme, su Change.org sono spiegate nel dettaglio le motivazioni della petizione. Secondo i proponenti, l’utilizzo del nome “Associazione Calcio Prato Spa” violerebbe diverse norme italiane. Un esempio? Quella sulle società sportive che non possono avere una natura di tipo commerciale rivolta al generico pubblico dei consumatori, come chiarito dal Tribunale di Venezia nel marzo 1990 (avendo come marchio il nome “Prato”, per i proponenti non può considerarsi rivolta ai soli supporters della squadra, bensì a tutta la città di Prato). Più altre, che possono essere visionate al link della stessa petizione. «Come tifosi e, soprattutto, come cittadini pratesi non possiamo accettare ulteriormente di vedere il nostro nome utilizzato per scopi e affari privati, molto spesso anche fuori dalla legalità», hanno scritto dal Direttivo della Curva Ferrovia “Matteo Ventisette”. I proponenti si riservano di richiedere l’«annullamento del marchio registrato per utilizzo indebito» da presentare all’Ufficio Unione europea per la proprietà intellettuale (Euipo), oltre a Figc, Lega Nazionale Dilettanti e Aic.
Appuntamento, quindi, a sabato 27 ottobre alle ore 20. Gli apostoli, ossia coloro che stanno dalla parte della famiglia Toccafondi, non sono invitati.
(Foto tratte da Facebook)