PISA – Incontro tra Teatro Rossi Aperto e Sindaco Filippeschi
Ogni tanto anche ai teatri piace fare una passeggiata. Così, venerdì 3 maggio il Teatro Rossi Aperto ha deciso di fare due passi fino a Palazzo Gambacorti, sede del Comune di Pisa, approfittando del pomeriggio di sole e dell’appuntamento fissato col sindaco Marco Filippeschi. Caricate sul furgone le poltroncine rosse che i suoi abitanti hanno pulito e recuperato, gigantografie del teatro sottobraccio per chi è andato a piedi, il Teatro Rossi Aperto ha allestito una piccola platea sotto il Comune, distribuendo programmi e volantini ai passanti. Arrivato il sindaco, una delegazione del Teatro Rossi Aperto è entrata a Palazzo Gambacorti per incontrare lui e l’assessora Silvia Panichi. Si trattava di sviluppare un confronto a partire da alcune precise richieste che il Teatro Rossi Aperto aveva già avanzato con un precedente documento [consultabile qui]. Un’ora e mezza di conversazione hanno portato ad alcuni impegni da parte del sindaco e dell’assessore come da parte del Teatro Rossi Aperto.
Non è facile iniziare un confronto dopo sette mesi di silenzio; non è stato facile – e ovvia è la nostra cautela nel restituire la sintesi di questo primo e breve confronto con il Sindaco Marco Filippeschi e l’assessora alla cultura Silvia Panichi – specie se la dialettica dello stesso si gioca in un clima non certo neutrale come quello della campagna elettorale per le amministrative.
I punti in discussione erano e sono chiari: alcuni toccano nel vivo il futuro modello di gestione e di politica culturale del Teatro Rossi, a fronte della preziosa e presente esperienza di chi ha reso il più antico teatro della città non solo una cartina di tornasole dell’abbandono di un bene ad alta rilevanza artistica, ma ne ha fatto e ne fa un laboratorio di sperimentazione culturale nuovo, inedito e che ben si colloca nella disseminazione continua, sul territorio nazionale, dei teatri occupati, come insegnano il Valle, il Garibaldi, il Cinema Palazzo.
Altri punti sono la premessa tecnica, strutturale e in fondo frutto di una volontà politica degli enti coinvolti, di rendere quel teatro agibile per chi lo abita, attraverso un confronto aperto che avvenga in un tavolo tecnico in cui siano coinvolti – come la stessa mozione del consiglio comunale aveva indicato – comune, TRA e sovrintendenza. Percorso trasparente che non renda solo possibile l’approvazione del collaudo tecnico, ma metta a disposizione della città tutti i progetti che nel tempo si sono susseguiti per la realizzazione di lavori di recupero mai terminati e che pure hanno drenato tante risorse pubbliche, senza un obiettivo definito, né in termini funzionali, né in termini di restauro del teatro.
La schiettezza e chiarezza delle posizioni ha reso possibile un dialogo aperto, senza infingimenti e tatticismi. Se da un lato il Sindaco ha assunto l’impegno a farsi mediatore, con la sovrintendenza, della richiesta di un tavolo tecnico che possa sciogliere il nodo del collaudo, dall’altro il TRA ha articolato riccamente la sua posizione relativamente al rapporto che il Teatro Rossi Aperto oggi ha con varie anime della città di Pisa, e non solo.
La posta in gioco è alta e riguarda punti cruciali della politica culturale che questa città vorrà darsi per il futuro, sia in termini di partecipazione attiva, sia in termini di idee, progetti, qualità e valore dell’arte, dello spettacolo, delle conoscenze, che devono ribaltare due logiche stantie delle già povere scelte e risorse investite in cultura.
Nessuna assegnazione quindi o attribuzione di fondi che passi per una logica assegnataria o identitaria dei soggetti che eventualmente li richiedono MA definizione di nuovi criteri, anche formali e giuridici, che mettano al centro:
a) l’uso civico del bene comune da parte della città e di chi abita il Teatro Rossi Aperto;
b) nuove pratiche di gestione, sia dello spazio fisico, nel tentativo di un recupero funzionale che proceda a step e lo renda fruibile, sia di chi lo immagina e lo riempie di contenuti quotidianamente: quella vasta composizione di artisti, operatori, knowledge workers, cittadini che continuamente rappresentano il surplus di lavoro, materiale e immateriale, che consente di tenerlo aperto;
c) un teatro aperto e non assegnato, che funzioni valorizzando le intelligenze, le competenze, i desideri di un’intera collettività e accolga soprattutto le proposte e le sperimentazioni di quella città precaria che ha diritto a investire uno spazio con i propri saperi, consapevole e attenta alle spinte d’interesse e alla globalità di espressioni, molto diverse, che in tema di teatro e spettacolo anche la città di Pisa esprime;
d) non più contenitori di cristallo, rimessi a puntino, ma percorsi che sappiano prima sapere come reinventare un luogo, uno spazio, un bene recuperato, rispettando l’anima di chi vorrebbe viverlo, per poi ripensarli strutturalmente nel loro presente.
A fronte di questo incontro e di queste richieste, il Comune si è dunque impegnato a fare da tramite per ottenere il collaudo di platea e foyer dalla Soprintendenza, per ottenere le carte dettagliate con lo stato dei lavori svolti e per aprire una serie di futuri incontri partecipati e aperti al fine di immaginare e concordare nuovi modi di gestione del teatro.
Lunga è la strada ancora da percorrere, specie nel confronto con quei cittadini, studenti, artisti, che fanno maturare un consenso che non può che essere contagioso rispetto al fatto che il Teatro Rossi è e deve rimanere Aperto. Venerdì ci abbiamo provato a Palazzo Gambacorti. Abbiamo provato a mettere su questo nuovo linguaggio, che contamina le pratiche di mille movimenti, in questa città e nel paese, in grado di ridare ossigeno – se gli si presta orecchio – anche ai linguaggi un po’ stanchi e in crisi delle istituzioni.
fonte: Teatro Rossi Aperto