Paolo Jannacci ripercorre il repertorio del padre
un concerto tra memoria e novità nel cantautorato italiano
Quanto un figlio d’arte sia figlio e quanto sia d’arte è sempre questione controversa. Come del resto è sempre controverso domandarsi: ma se lui non fosse stato figlio di…. sarebbe lì dov’è? Il caso di molti attori, musicisti, professori, dottori, giornalai, macellai, ecc. All fine poi diventa una pratica normalissima “sistemare”il figlio. Ecco, poi c’è chi riveste il ruolo di figlio con gratitudine, che non nasconde la paternità che ha illuminato il suo cammino, come nel caso di Paolo Jannacci, figlio di Enzo che ha seguito la sua strada. Musicista jazz ha scritto i suoi pezzi con le sue ispirazioni, ma non ha mai messo da parte il repertorio di Enzo, e per più motivi. Intanto, chi ha conosciuto Enzo Jannacci e le sue canzoni, avrà sicuramente voglia di riviverle nella maniera più genuina possibile. Chi non lo ha mai visto e sentito, può darsi che una ventata di novità nel panorama della tradizione del cantautorato possa ancora brillare per le generazioni future.
Sicuramente è il caso di Paolo che, avendo avuto il faro di Enzo, ha comunque costruito la sua strada, ma senza mai dimenticare, o fare dimenticare il ruolo del padre. E quindi ecco Paolo Jannacci alla Fortezza Santa Barbara di Pistoia che si concede al pubblico in tutta la sua professionalità accompagnato da musicisti di qualità. Menzione d’onore a David Moretto che con la sua tromba ha scaldato gli animi. Così come Paolo ha saputo coinvolgere il pubblico con varie canzoni nella tradizione del cantautorato. Chiaramente il gran finale è stato accompagnato dalla mitica “Vengo anch’io” in cui Paolo ha coinvolto il pubblico con la sua energia e simpatia.
Servizio fotografico di Sandro Nerucci