MAFIA – Finanza confisca beni per 1,8 milioni a Prato
PRATO – Il Gico del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Firenze ha dato esecuzione al decreto di applicazione della misura di prevenzione antimafia emesso dal Tribunale di Prato su proposta del sostituto procuratore della Dda di Firenze, Tommaso Coletta. Nel corso dell’operazione denominata “nemesi”, le Fiamme Gialle hanno confiscato un’azienda tessile ed un immobile a Prato, un ulteriore immobile nel biellese, due autocarri e un’autovettura per un valore complessivo di più di 1,8 milioni di euro.
L’attività di investigazione è durata oltre due anni ed ha visto impegnati i finanzieri nel contrasto della criminalità economica cinese, già individuata nel corso delle indagini denominate “Cian Liu”. Le indagini penali hanno evidenziato che tra il 2006 ed il 2010 sono state raccolte ed inviate, con modalità illecite, rimesse di denaro contante per miliardi di euro diretti verso la Cina. Partendo da queste investigazioni (definite in sede penale con l’emissione dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 262 persone, per i reati che vanno dall’associazione per delinquere di stampo mafioso al trasferimento fraudolento di valori, dalla frode fiscale alla contraffazione), la Guardia di Finanza ha proceduto ad effettuare ulteriori approfondimenti sotto il profilo dell’applicabilità della normativa di prevenzione antimafia. Queste disposizioni consentono il sequestro finalizzato alla confisca dei beni che risultano sproporzionati al reddito dichiarato da soggetti indiziati di condotte di trasferimento fraudolento di denaro ovvero dei beni che risultino essere il frutto o il reimpiego di attività illecite.
La confisca di prevenzione emessa oggi colpisce un imprenditore tessile cinese di Prato che, dal 2008 al 2010 aveva illecitamente trasferito in Cina ingenti profitti per oltre 4,8 milioni di euro frutto di evasione fiscale. Il trasferimento avveniva omettendo di comunicare il reale mittente delle transazioni, che venivano peraltro suddivise in tranches da 1.999,99 euro ciascuna. A fronte di queste rimesse milionarie, i redditi dichiarati erano molto modesti: 5.000 euro nel 2007, 19.000 euro nel 2008, 23.000 euro nel 2009 e 43.000 euro nel 2010. La sistematicità delle condotte fraudolente, protrattesi nel tempo, è stata riconosciuta dal Tribunale di Prato quale indice evidente di pericolosità sociale, che costituisce presupposto legittimante per l’applicazione della normativa di prevenzione antimafia.