Lotta alle mafie, riapre la chiesa della tenuta confiscata di Suvignano
Per il futuro della tenuta di Suvignano è importante creare sinergie con lo Stato, affinché il governo possa iniziare a dare una mano dal punto di vista economico.
E’ il messaggio che la Regione Toscana, attraverso il presidente della giunta, ha rivolto questa mattina alle istituzioni nazionali che hanno fatto visita alla tenuta in occasione di un nuovo importante passaggio del percorso di rinascita del bene più importante mai confiscato alle mafie nel centro-Italia: la riapertura al culto della cappella di Santo Stefano, piccolo edificio dedicato alla preghiera che accompagna da sempre la storia di questa immensa tenuta inserita tra le colline di Monteroni d’Arbia e Murlo.
Il presidente è intervenuto nel corso della tavola rotonda dedicata a lavoro e agricoltura, che ha preceduto la celebrazione della Santa Messa per salutare il ritorno al culto della chiesetta. All’incontro hanno preso parte tra gli altri la presidente della commissione antimafia e la sottosegretaria all’interno, il cardinale e arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino Augusto Paolo Lojudice, oltre alla vicepresidente della Regione (con deleghe all’agricoltura), l’assessore regionale alla legalità, i vertici di Ente Terre, l’agenzia in house dell’amministrazione toscana a cui è affidata la gestione della tenuta.
Il presidente, esprimendo soddisfazione per la ripresa delle funzioni religiose nella cappella, ha ribadito l’impegno della Regione per il rilancio della tenuta. Ha ricordato la recente presentazione dell’Ostello della legalità, finanziato con risorse regionali, che presto avvierà le attività ricettive facendo da punto-tappa per ragazze e ragazzi impegnati contro le mafie e per turisti appassionati di cammini lungo la via Francigena.
Occorre creare, secondo il presidente, una sempre maggiore integrazione tra le attività di formazione che oggi si svolgono per consolidare la cultura della legalità e l’impegno antimafia, il turismo, l’agricoltura, in modo da dare il senso di un luogo che diventa fonte di civiltà, di lavoro, incontro tra i giovani.
Suvignano è una tenuta di 638 ettari, in cui sorgono 13 immobili da ristrutturare, 4 laghetti naturali. Oggi già funzionano un agriturismo, ospita iniziative contro la criminalità organizzata con i giovani, accanto a attività cerealicole e ulivicoltura ed è attivo il Centro regionale per le competenze agroalimentari tradizionali.
Di recente, ha ricordato la vicepresidente della Regione e assessora all’agricoltura, la Regione ha presentato anche il piano industriale per sviluppare ulteriormente attività agricola biologica e zootecnica, valorizzando qualità e rispetto per l’ambiente. La tenuta, ha sottolineato la vicepresidente, può diventare il simbolo della volontà collettiva delle istituzioni, dello Stato della capacità di saper gestire un bene con legalità ed efficienza e di dimostrare la propria forza. Un dovere, ha concluso, che dobbiamo sentire tutti addosso e come impegno prioritario.
L’assessore regionale alla legalità ha evidenziato come Suvignano sia l’esempio di riferimento dell’impegno della Toscana per la riqualificazione dei beni in confiscati alle mafie. A Suvignano la Regione opera con strutture e risorse proprie. Qui si testimoniano i percorsi della legalità, con i soggiorni promossi dalle organizzazioni del terzo settore che con ragazze e ragazzi tengono percorsi sulla cultura della legalità e la lotta alle mafie. La Regione, continuerà a investire risorse perché l’obiettivo è recuperare totalmente il patrimonio affidatogli, a partire dall’edificio principale, la villa, che necessita di 6 milioni di euro per la ristrutturazione. Ma, ha tenuto a ribadire l’assessore, la Regione non può essere lasciata da sola ed è auspicabile condivisione e compartecipazione nel progetto Suvignano.