Lavoro, Regione Toscana vara il Reddito di reinserimento lavorativo
Il presidente Giani e l’assessore Lenzi illustrato lo strumento che accompagnerà la ricollocazione a lavoro dei disoccupati
La Regione Toscana vara il Reddito regionale di reinserimento lavorativo. “Una misura di politica attiva e inclusione sociale che sostiene il reddito dei lavoratori disoccupati favorendo il passaggio da un posto di lavoro che non c’è più a una nuova e buona occupazione”, chiariscono subito il presidente Eugenio Giani e il neo assessore al lavoro Alberto Lenzi presentando in conferenza stampa a Palazzo Strozzi Sacrati la misura, “che introduciamo in via sperimentale e rendiamo operativa dal prossimo gennaio”.
I beneficiari saranno lavoratori disoccupati residenti in Toscana con pregressa esperienza lavorativa e Isee inferiore a 15.000 euro, che non possono più percepire sussidi di disoccupazione (Naspi o Dis-coll) o che pur avendo versato contributi non hanno i requisiti per l’indennità di disoccupazione.
L’importo dell’assegno sarà pari a 500 euro mensili, per una durata massima di 9 mesi. Previsto uno stretto meccanismo di condizionalità che subordina l’erogazione della misura all’impegno del beneficiario nella ricerca attiva di occupazione e alla partecipazione a percorsi di politica attiva concordati con i Centri per l’impiego e la sottoscrizione presso gli stessi del Patto di servizio personalizzato, ovvero l’accordo tra centri e beneficiario che definisce obiettivi e risultati attesi, sostegni e servizi necessari, impegni specifici e tempi di realizzazione.
Il Reddito di reinserimento è finanziato con circa 23 milioni di euro (euro 22.994.642,20) che la Toscana stanzia impegnando risorse proprie nell’annualità 2026 del bilancio finanziario gestionale 2025-2027. Sarà gestito operativamente da Arti, l’Agenzia regionale Toscana per l’impiego, assicurando l’omogeneità applicativa, la gestione delle domande, l’istruttoria e i pagamenti, il raccordo con i servizi sociali di ambito e la rendicontazione delle risorse. Irpet stima che il Reddito possa raggiungere una platea potenziale di oltre 11.000 persone.
L’assessore Lenzi ha già incontrato sindacati e associazioni datoriali, a cui è stata illustrata la misura. I corsi offerti saranno calibrati rispetto anche ai posti di lavoro più richiesti dal mercato.
“La Toscana si fa ancora protagonista sul fronte delle politiche del lavoro con un nuovo intervento che la pone come punto di riferimento nella costruzione di un moderno welfare italiano”, osserva il presidente Giani che, tratteggiando le caratteristiche della misura, spiega: “Stiamo parlando non solo di un sostegno economico minimo per il periodo di ricerca di una nuova occupazione, che non ha nulla a che fare con l’assistenzialismo, ma di uno strumento che favorisce percorsi personalizzati di accompagnamento al lavoro per reinserire persone in condizioni di particolare vulnerabilità sociale ed economica”. “Grazie ai report periodici del Settore Lavoro – aggiunge Giani – ogni tre mesi osserveremo l’andamento della misura e valuteremo cambiamenti e aggiustamenti che si renderanno opportuni”.
“Dentro una quadro che mescola crisi e trasformazioni, proviamo a dare una risposta alla sfida di un mercato del lavoro, in cui le persone possono ritrovarsi a dover attraversare diverse posizioni lavorative durante la propria carriera”, sottolinea l’assessore Lenzi, insistendo sulla necessità di “offrire a chi perde il lavoro una protezione e allo stesso tempo la possibilità di aggiornare ed evolvere le proprie competenze per rafforzare la propria occupabilità”. “Il Reddito di reinserimento va in questa direzione e si configura come un sussidio di secondo livello, assimilabile alle migliori pratiche europee già adottate in paesi come Francia, Austria, Svezia, Finlandia, Grecia e Portogallo” conclude Lenzi, che ringrazia dirigenti e tutte le lavoratrici e lavoratori della Direzione Lavoro per “l’impegno profuso nella costruzione del nuovo Reddito di reinserimento”.
Il Reddito regionale di reinserimento lavorativo non può essere cumulato e non si può sommare ad altre misure nazionali come, ad esempio, l’assegno di inclusione.