La posizione di Laura Vigni e ‘Siena si muove’ sulla chiusura della sala Lia Lapini
Sala “Lia Lapini”: evitare il capolinea
Il prossimo 30 aprile chiude i battenti la sala “Lia Lapini”, che per anni è stata “il teatro” per le compagnie senesi nonché la sede di rassegne come “Voci di Fonte”, “Teatrinscatola” e “Teatropia”. Chiude perché negli anni passati nulla si è saputo fare di meglio se non affittare questo costoso spazio – si parla di circa 50.000 euro annui –, certo non nato o pensato per il teatro, per ospitare le compagnie che a Siena cercano di portare avanti tra mille difficoltà il loro lavoro di creazione artistica. Dentro alla sala Lapini le compagnie si sono strette l’un l’altra, provando a convivere di fronte a necessità talvolta assai diverse, basti ad esempio dire che vi si sono svolti anche corsi, quindi attività con tempi e necessità differenti da quelle che richiedono concentrazione e cura dei dettagli della produzione teatrale. Ora, purtroppo, la corsa sembra giunta al capolinea.
Qual’è lo stato dell’arte degli spazi teatrali in questa città? Siena si avvale di due prestigiosi teatri, i Rinnovati e i Rozzi, ma tenerne aperto uno per un solo giorno costa una cifra impossibile per le compagnie teatrali senesi: a tariffa intera, 4.000 euro per i Rinnovati e 3.200 per i Rozzi. Si tratta dunque di spazi non utilizzabili per provare o per presentare nuovi spettacoli. Quanto agli altri due teatri (privati) più piccoli, quello del Costone e il Piccolo Teatro, il primo costa 500 euro al giorno di affitto; il secondo, dopo un lungo periodo di chiusura, è stato di recente restaurato ma non appare ancora disponibile.
Le compagnie teatrali senesi che martedì intendono far conoscere a tutta la cittadinanza la loro difficoltà, chiedono di evitare la chiusura della sala Lapini. Non per incoscienza: sanno benissimo che il luogo è antieconomico e alla fin fine neanche troppo adatto alle attività che vi si dovrebbero svolgere. Ma reclamano a gran voce che l’amministrazione locale individui e allestisca, dotandolo di attrezzature in buona parte recuperabili da tutto ciò che verrà tolto dalla Lapini, uno spazio per il teatro di innovazione a Siena, ricavandolo dai molti locali di sua proprietà in modo da non doversi sobbarcare l’onere di un affitto esoso. Operazione che non può essere del tutto gratuita ma deve vedere coinvolti appieno, anche economicamente, tutti gli attori della vicenda.
Inutile adesso – ma non si può certo dire che le compagnie senesi non lo avessero proposto anche prima! – pensare che anziché riempire di marmi un intero piano dei Rinnovati vi si sarebbe potuto realizzare un “ridotto”, presente nella gran parte dei grandi teatri mondiali, ossia una sala da 100 posti che potesse essere anche terminale per le prove delle compagnie e le loro residenze artistiche, dotata di ingresso laterale e sostanzialmente indipendente. Sembra tardi anche per riproporre uno spazio all’interno del Santa Maria della Scala; di certo anche in questo caso la sordità da parte degli amministratori è parsa totale e irrimediabile.
Questo per quanto riguarda l’analisi della situazione; poiché l’analisi è solo una metà del necessario, occorre anche formulare una proposta, operativa e realistica. Quella del candidato sindaco Laura Vigni e della lista “Siena si muove” consiste nell’adoperarsi fin da subito per evitare la chiusura della Lapini attraverso accordi con la proprietà, mantenendo la sala in locazione per il più breve tempo possibile, in attesa che sia identificata, di concerto tra amministrazione e compagnie, la struttura cittadina in grado di ospitare degnamente il lavoro delle compagnie teatrali senesi.
Tanto più che alternative concrete esistono, come il Mercatino di Camollia, nel quale solo una stanza al piano superiore è destinata alle attività della ex circoscrizione 5, mentre il grande piano terra è vuoto e chiuso, oppure, in prospettiva, la struttura dell’Auditorium di S. Miniato, ancora in attesa di essere completata. Forse qualche possibilità potrebbe essere verificata anche nel complesso del Tolomei: ci sono spazi disponibili nella parte destinata all’Istituto di Musica Rinaldo Franci? L’amministrazione dovrebbe insomma procedere recuperando strutture idonee già esistenti; o ripensare la destinazione d’uso di locali attualmente inutilizzati o sottoutilizzati, dei quali andrà compiuto, una volta per tutte, un accurato censimento.
Ciò che le compagnie senesi hanno dovuto assaporare amaramente per tutti questi anni, ossia la netta percezione di essere dei questuanti continuamente alla ricerca “di un tetto sotto cui fare l’elemosina”, può e deve essere evitato.
fonte: Laura Vigni, candidato Sindaco – Alberto Massi, Lista “Siena si muove”