Pitti Uomo 85° edizione, il resoconto finale
Finisce Pitti immagine uomo, ottantacinquesima edizione, con la malinconia di tanti.
Soprattutto per quei fiorentini amanti della Moda che per quattro giorni assaporano una città diversa, centro di molto, con i riflettori puntati contro, con le novità a portata di mano, città che vorrebbero scintillante e all’avanguardia sempre durante l’anno. Finisce bene la prima edizione di Pitti 2014, anche se era iniziata male. Il giorno di apertura coincideva con l’Epifania e soprattutto si soprapponeva con la fiera dell’abbigliamento maschile a Londra.
Ma nonostante le premesse negative, l’edizione si è chiusa positivamente: più compratori, soprattutto stranieri, ma anche italiani. Il che significa che nonostante la crisi, piccoli e leggeri segni di ripresa ci sono. Quindi i protagonisti del Mercato sono cambiati: soprattutto giapponesi e coreani, perché chi è del settore lo sa bene, la ricchezza non finisce, si sposta. Anche i compratori sono cambiati: più prudenti, chiedono un maggiore dialogo e approvvigionamenti veloci.
Per quelli che il Pitti Uomo lo hanno vissuto come me, da osservatrice, beh dirò:
niente di nuovo sul fronte del “Vecchio Mondo” della Moda, ma nel “Nuovo” ovvero nella pars emergenti, ho scoperto un Italia che pulsa ancora, vive di idee, le realizza e crea la “tendenza”.
La tendenza parla di un ritorno al colore, alla stampa, sublime o ingenua. La felpa sarà ancora protagonista e così anche l’accessorio, l’accessorio soprattutto maschile perché l’uomo del futuro abolirà molte barriere e così come nei primi del novecento l’abito da donna si fece più da uomo, la tendenza attuale sarà opposta. E io dico grazie a Dio.
Quindi ancora e ancora mood alla Kenzo, ancora moda leggera un po’ scanzonata tra lo sportivo e il “simpatico”, eco sostenitrice e capace di strappare un sorriso, come segnale di vita, di ripresa, di fiducia nel futuro magari strizzando l’occhio al passato, un esempio per tutti le maglie di Stefano.
Per quanto riguarda i personaggi di questo Pitti Uomo, non c’è dubbio che ai tempi di facebook e della crisi globale, non siano stati i divi della televisione o dello spettacolo, alti e irraggiungibili. I protagonisti di questo Pitti, sono stati invece i blogger che con i loro profili radunano le masse e alle masse sono vicini, perché gli parlano di moda e stile da una prospettiva più umana, meno imposta, da pari a pari, da amico ad amico, ma d’altra parte sul social, non lo siamo tutti quanti?
Anche se ho notato una discrepanza enorme, tra la proposte di stile tra i fashion blogger e quelle del mercato. Bravi blogger che sul tappeto rosso di Pitti hanno portato l’eleganza italiana, sartoriale e senza tempo. Guardare per credere i look sfoggiati da Mariano di Vaio o Dario Fattore. Piccola riflessione dunque: è vero che c’è una moda per tutti che parla di stampe e di colori, ma c’è anche una moda per pochi e la differenza tra l’una e l’altra è abissale come quella che intercorre tra chi la moda la segue e chi la fa.