FIRENZE – Cassa integrazione artigianato in ritardo, CNA: imprese impossibilitate ad anticiparla e chiedono ristori
“Per l’ennesima volta lo Stato è in ritardo nel trasferire le risorse al Fondo di Solidarietà bilaterale dell’artigianato per il pagamento di quanto dovuto ai lavoratori in cassa integrazione che, solo in parte, hanno ricevuto quella di ottobre. Mancano all’appello i denari di novembre, dicembre e a breve gennaio. Una situazione non più sostenibile”.
È l’ennesima denuncia di Giacomo Cioni, presidente di CNA Firenze Metropolitana, che da inizio pandemia si trova periodicamente costretto a richiamare all’ordine lo Stato per l’espletamento di quello che è un suo dovere e un diritto dei lavoratori.
È la modalità di trasferimento delle risorse dal Ministero all’Ebret a non funzionare, causa eccesso di burocrazia che la rende ingestibile. Per CNA i controlli, sacrosanti, vanno eseguiti ma a posteriori: prima il pagamento della cassa, poi i controlli su eventuali attribuzioni non spettanti.
Dall’Ebret, l’Ente bilaterale dell’artigianato toscano, fanno sapere che anche il calcolo del numero di lavoratori in attesa che hanno diritto all’ammortizzatore sociale è in ritardo. Se i lavoratori dell’artigianato in cassa integrazione nella Città Metropolitana di Firenze dagli oltre 9mila di maggio erano diminuiti a circa 6/7mila in luglio per mantenersi stabili in settembre, da ottobre sono tornati a crescere sensibilmente.
“Sicuramente si tratta di almeno 7mila lavoratori che tanti piccoli imprenditori hanno cercato di aiutare economicamente nonostante le proprie difficoltà. Nelle imprese artigiane, nelle piccole imprese, infatti, s’instaurano dei rapporti umani che vanno al di là del rapporto di lavoro – prosegue Cioni – Adesso però le imprese non sono più in grado di sostenere tali spese, ma chiedono essi stessi sostegni. L’artigianato, infatti, è il grande settore dimenticato di questa pandemia”.
Il riferimento va dritto sia al livello politico nazionale che a quello locale che, fino ad oggi, hanno provveduto a ristorare, in base all’erronea logica dei codici Ateco, solamente alcuni comparti lasciando alla sua mercè gran parte dell’artigianato, formalmente aperto, ma di fatto chiuso. Produrre senza poter vendere non dà, come logico, fatturato.
“Il Ristori quinquies dovrebbe finalmente recepire, almeno così ci assicurano dal Palazzo, ciò che CNA chiede da tempo: fondi perduti in base alla diminuzione di fatturato, indipendentemente dal settore in cui l’azienda si trova ad operare – informa Cioni – In attesa che l’attuale impasse governativa venga superata, è quanto mai doveroso che la Regione Toscana faccia la sua parte e, dopo aver bandito risorse per ristoratori, imprese del divertimento, ambulanti, giostrai ed in ultimo scuole di danza ed organizzatori di eventi, destini denari per quell’artigianato di cui si dice fiera, ma che di fatto non sta considerando vitale per l’economia. Possibile ristorare chi organizza gli eventi, ma non chi vi partecipa? Fantascienza”.