Farina di grillo: etichette più chiare per tutelare il Made in Italy

Confconsumatori all’audizione alla Camera con 4 proposte: trasparenza in etichetta, formazione, marchio universale del vero Made in Italy e turismo integrato

Confconsumatori ha partecipato all’audizione della X Commissione della Camera dei deputati (Attività produttive, commercio e turismo) riguardante l’“Indagine conoscitiva sul Made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell’impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi”, avanzando alcune proposte concrete. La più urgente riguarda la trasparenza delle etichette alimentari: Confconsumatori ha chiesto che chi deciderà di utilizzare farine di “acheta domesticus” per la produzione di alimenti riporti tra gli ingredienti non il nome zoologico dell’animale ma il termine comune di “grillo/i domestico/i”. L’associazione, inoltre, ha presentato ulteriori proposte per la valorizzazione del Made in Italy, relative all’(in)formazione del consumatore europeo, alla creazione di un marchio universale che contraddistingua i prodotti (non solo nel food) realmente Made in Italy al 100% e, infine, la necessità di politiche integrate sul turismo.

IN ETICHETTA “GRILLO”, NON “ACHETA” – Oggi è possibile commercializzare in Europa la polvere sgrassata di “acheta domesticus”, ma Confconsumatori ha chiesto di garantire al consumatore la massima trasparenza sull’etichetta, dove dovrebbe comparire non il nome zoologico dell’animale (acheta domesticus) ma il nome comune (grillo domestico). «In attesa di una legislazione italiana sull’allevamento e la produzione di insetti approvati dalla Comunità europea – ha chiarito il presidente di Confconsumatori, Marco Festelli – ricordiamo che la farina di grillo, oltre ad essere totalmente avulsa dalle tradizioni gastronomiche italiane e mediterranee, è giuridicamente trattata come allergene, alla stregua dei crostacei. Un’indicazione chiara in etichetta è doverosa sia per prevenire reazioni allergiche, sia per tutelare chi produce prodotti tradizionali».

MARCHIO UNIVERSALE PER IL 100% MADE IN ITALY – Molti prodotti italiani “Doc” utilizzano materie prime non italiane. Confconsumatori ritiene importante identificare con il marchio “Made in Italy” quei prodotti che siano interamente realizzati in Italia con componenti esclusivamente italiane. Questo non solo nel food, ma anche in altri settori di eccellenza, come la manifattura italiana. «Ove non fosse possibile avere filiere (food e non food) unicamente e totalmente italiane – ha precisato Marco Festelli – sarà comunque doveroso incrementare la qualità, la tracciabilità e la sicurezza dei prodotti italiani a marchio con una ricerca mirata di innovazioni che giustifichino il livello elevato delle caratteristiche di questi prodotti rispetto agli altri presenti sul mercato, ovviamente con dati reali e misurabili».

FORMAZIONE DEI CONSUMATORI – Accrescere la cultura del consumatore italiano ed europeo circa il significato di “Made in Italy” potrebbe portare, secondo Confconsumatori, a un significativo aumento dei consumi dei prodotti italiani. «Occorre – ha detto Marco Festelli – far crescere la conoscenza su marchi di qualità, sia per il food che per il non food, lavorazioni, produzioni e tradizioni culturali italiane per aumentare la consapevolezza del consumatore nella valutazione del costo-qualità del prodotto».

TURISMO INTEGRATO DI QUALITÀ – «Il turismo è un atto di consumo – dichiara ancora Marco Festelli – e come tale, oltre a garantire tutela e salvaguardia, merita un’adeguata valorizzazione dell’esperienza turistica “Made in Italy”, che presenta eccellenze senza pari a livello globale». Confconsumatori propone di lavorare anzitutto sull’integrazione dei servizi (di informazione, turistici e di mobilità), studiando abbonamenti unici e un unico portale nazionale, per facilitare l’esperienza del turista. Inoltre propone di rilanciare il turismo rurale, connesso alla valorizzazione dei prodotti del territorio.

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