Ecomondo – Case dell’acqua, quali analisi effettuare?
Ecomondo 2017 a Rimini, un convegno per chiarire le indicazioni che la legge da in merito alle analisi chimiche e batteriologiche da effettuare ai Fontanelli e alle Case dell’acqua.
Dall’8 all’11 novembre scorso si è svolta a Rimini la ventesima edizione di ECOMONDO, la Fiera dedicata allo sviluppo ecosostenibile. All’interno della manifestazione si sono svolti diversi convegni, uno dei quali ospitato negli spazi di ECOCONDOMINIO ed organizzato da ASSONATURIZZATORI. Al convegno, “Per una scelta più consapevole sulla sicurezza e sulla qualità dell’Acqua: Confronto sui controlli e sui Parametri di Legge”, hanno partecipato il Dott. Stefano Biffi (Resp. Laboratorio ABE Ricerche di Firenze), il Prof. Giuliano Gabbani (Docente Scienza della Terra Università di Firenze), l’amministratore Delegato di S.EC.AM. S.p.A. Gildo De (Gestore Rifiuti e Risorse idriche Provincia di Sondrio) e Giacomino Tavanti , Presidente Assonaturizzatori.
Durante l’evento si è parlato dei più comuni sistemi di trattamento acqua potabile, sviscerandone gli aspetti positivi e negativi. Uno dei fenomeni più recenti e di grande successo soprattutto per le amministrazioni pubbliche, riguarda l’installazione di oltre 1.800 strutture denominate “Case dell’Acqua” o “Fontanelli” in tutta Italia: fenomeno che coinvolge milioni di cittadini che decidono di consumare acqua potabile trattata al posto di quella minerale.
“Per avere un’idea del risparmio in termini di emissioni CO2, quindi di minor impatto ambientale” ci spiega Tavanti “considerate che solo i Naturizzatori hanno erogato, nel triennio 2013-2015, oltre 80 milioni di litri d’acqua” prosegue il presidente di Assonaturizzatori “questo ha determinato la riduzione in termini di emissioni CO2 nell’atmosfera di oltre 8.000 tonnellate, evitato il consumo di oltre 13.000 tonnellate di greggio necessarie ai trasporti delle acque imbottigliate e un risparmio per la collettività di circa 10 milioni di euro ”.
I dati si riferiscono a tutto l’indotto della produzione e dello smaltimento dell’equivalente in bottiglie di acqua minerale in plastica. Significativa anche l’esperienza riportata dall’amministratore delegato di S.EC.AM., società a capitale interamente pubblico che gestisce acqua e rifiuti di oltre 80 comuni della provincia di Sondrio e che può contare su circa 300 collaboratori
“Quello che cerchiamo di divulgare” ha detto De Gianni “è che l’acqua distribuita dall’acquedotto è buona e sicura perché controllata. Bere l’acqua del rubinetto o dei Fontanelli garantisce una serie di vantaggi: un consistente risparmio economico per le famiglie, la riduzione dell’inquinamento causato dalla produzione, dal trasporto e dallo smaltimento delle bottiglie in plastica. L’acqua del rubinetto costa 250 volte in meno dell’acqua minerale e limita di oltre il 75% le emissioni di anidride carbonica rispetto all’acqua minerale”.
Sicuramente una testimonianza di importanza rilevante, considerando che la Valtellina è la zona geografica da cui viene estratta la nota Acqua Levissima.
Di estrema rilevanza è infine l’intervento del Dott. Biffi, che normative alla mano spiega quale sia probabilmente la più corretta interpretazione della legge in merito a questa delicata questione.
“E’ innanzitutto importante fare chiarezza sulla definizione dell’acqua prodotta dai Fontanelli” esordisce il chimico “poiché quella erogata dalle strutture in questione, non può essere considerata “in contenitori”, bensì erogata “sfusa”. Questa differenza apparentemente irrilevante, determina una grande differenza per quanto concerne il campo di applicazione della Legge”.
La questione può infatti assumere tratti molto importanti, se si considera che decine di ASL in tutta Italia quotidianamente effettuano prelievi e controlli per garantire la perfetta qualità del servizio. Abbiamo chiesto al Dott. Biffi quali siano i principali rischi di errata interpretazione della norma e ci ha risposto che
“prendere in considerazione i parametri di potabilità di acque messe in vendita in bottiglie o contenitori, rispetto a quelli della normale acqua ad uso potabile, può stabilire in un caso la mancata potabilità e nell’altro l’esatto opposto, mentre il prodotto rimane lo stesso”. E’ il Prof. Gabbani a riprendere il discorso “Per fare un esempio, se considero il conteggio delle colonie batteriche a 37°, il DLGS 31/2001 prevede che queste debbano essere ZERO nelle acque in bottiglia mentre nell’acqua di rubinetto questo parametro non è neppure richiesto. Purtroppo è capitato di veder chiudere alcune Case dell’Acqua perché sono state trovate irrilevanti quantità di batteri aspecifici (non dannosi per l’uomo ndr) solo per una non corretta interpretazione della norma”.
Certamente si tratta di argomenti che meritano approfondimenti tecnici, ma indubbiamente ne vale la pena vista la sempre più larga diffusione di un fenomeno di grande successo come quello delle Case dell’Acqua.