“Dilettanti allo sbaraglio”. La politica dimostra di non saper gestire la comunicazione della più grave emergenza sanitaria italiana
“Dilettanti allo sbaraglio” lo slogan della trasmissione anni ’90 “La Corrida”, recentemente rimessa in onda dalla RAI con Carlo Conti, purtroppo rende bene l’idea di come venga affrontata la gestione comunicativa di una situazione di grave emergenza sanitaria, senza precedenti negli ultimi decenni.
Premesso che condividiamo nella sua totalità misure restrittive intraprese, forse anche tardivamente ed in modo parziale e discutibile, dal nostro Governo la gestione comunicativa della cosa ci sembra alquanto un teatrino mal riuscito.
Siamo passati da boutade locali di Nardella che il 2 febbraio lancia l’hashtag #Abbracciauncinese contro razzismo e terrorismo psicologico visto che il problema del Coronavirus era solo una psicosi della destra xenofoba allo stesso Sindaco di Firenze che si chiude 14 giorni in casa perché a contatto con il segretario del PD Zingaretti da ieri positivo al COVID-19. Per citarne un’altra di portata nazionale abbiamo il Governatore della Lombardia, Attilio Fontana, che si mette in quarantena volontaria anche li e si maschera in diretta Facebook. Corretta la gestione dell’autoisolamento ma perché farlo in diretta Facebook per creare panico, essere ripreso e condiviso a livello globale facendo trapelare che siamo degli untori e che ci devono chiudere dentro ai nostri confini?
Evitiamo di commentare altre attività al limite della ragione come musei gratis per “ripartire dalla cultura”, aperitivi in piazza per “combattere la paura” che politici e amministratori ci hanno fatto vedere negli ultimi giorni. Aggiungiamoci poi che in metà Italia non ci sono restrizioni di alcun tipo, che lo sport si ferma ma solo se dilettantistico, e che per far giocare il calcio dalla Serie A alla Lega Pro si è scritto nell’ultimo decreto che si possono tenere eventi sportivi a porte chiuse solo se svolti all’aria aperta e di livello professionistico. Se lo sport si ferma va fermato in ogni sua versione, dai bambini a Cristiano Ronaldo!
Ieri sera la goccia che fa traboccare un vaso già pieno fino all’orlo per l’indecenza della gestione comunicativa italiana, con fughe in avanti di Regioni, Sindaci che chiedono misure restrittive che non arrivano, Governatori che si lamentano per troppe misure restrittive, ecc… Questo caos comunicativo ci ha presentato al mondo come untori fortemente impreparati alla gestione di un’emergenza sanitaria, forse anche perché siamo una nazione che fa campagna elettorale da 3 anni, che vive di slogan e che ha una classe politica (da destra a sinistra, compreso chi si professa apartitico) di una preparazione che rasenta lo ZERO, più che altro negli aspetti comunicativi.
Torniamo a ieri sera – Attorno alle ore 20 arrivano le prime indiscrezioni sulle testate nazionali di un nuovo Decreto che chiuderà la Lombardia e parte del Veneto in una nuova e più estesa zona con forti restrizioni; pochi minuti dopo inizia a circolare la bozza del Decreto del presidente del Consiglio dei Ministri, palesemente parziale, con errori di battitura ma in carta intestata della Presidenza del Consiglio del Ministri.
Due sono le cose intollerabili – La prima è che una bozza del genere arrivi alla stampa, che ci sia arrivata da Roma o da i tanti addetti ai lavori in giro per Italia che l’avevano ricevuta cambia poco; almeno per una volta si poteva evitare di fare un test sulla reazioni degli italiani facendo trapelare indiscrezioni. La seconda, ancora più grave, sono le 8 ore di silenzio assurdo e inspiegabile del Governo.
Ai tempi dei social, nei quali in 5 minuti si twitta su tutto ed il contrario di tutto, i governanti allo sbaraglio si mettono in silenzio (tutti), questo silenzio prolungato ha mandato in tilt l’Italia e le persone più sensibili e fragili che immaginiamo si siano domandate: perché nessuna notizia ufficiale? Cosa ci attende?
Il cortocircuito informativo ha fatto si che dal nord italia sia partita la fuga, prima che venissero emanate restrizioni, verso i propri domicili o residenze in tutto il resto d’Italia, con tante persone, potenzialmente contagiate libere di raggiungere le proprie abitazioni e i propri parenti, nelle Regioni non toccate da alcun provvedimento fortemente restrittivo in cui ancora si pensa di essere immuni al Coronavirus.
Il presidente Conte in piena notte è apparso in conferenza stampa: “C’è una necessità di chiarire” è successa “una cosa inaccettabile”
Ovviamente Conte non si è posto nemmeno lontanamente il problema di chiedere scusa a nome suo e di tutti gli addetti ai lavori che hanno avuto in mano la bozza e l’hanno diffusa; di placare gli animi degli italiani; di fare chiarezza sulla cosa con risposte chiare e certe. Ha avuto la faccia di bronzo di accusare la carta stampata che ha pubblicato la bozza di avere creato insicurezza e confusione.
È di pochi minuti fa la notizia del Governatore della Regione Calabria, Jole Santelli, che chiede di non tornare in Calabria dalle zone oggetto delle restrizioni “Esodi verso sud è una follia, fermatevi”.
Per non farla troppo lunga vi lasciamo con una domanda – Cosa significa il passaggio “comprovate esigenze lavorative” contenuto nel testo del DPCM – Scaricabile a questo link ? Per potersi muovere in ingresso ed in uscita dalle zone rosse è possibile dire che mi sto recando al lavoro? Con quali documenti dovranno essere accertate queste esigenze? Contratti di lavoro? Permessi speciali rilasciati da qualcuno?